Della congiura di Catilina/XVI
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Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
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La gioventù da esso, com’io diceva, sedotta, egli frattanto ammaestrava in più modi a male opre: il falso attestare, contraffar le firme, fede ricchezze e pericoli tener in non cale. Diffamati poi, e d’ogni vergogna spogliati, promoveali a maggiori misfatti. Ove anco non occorresse il commetterli, affinchè nell’ozio non intorpidissero il coraggio e la mano, com’uomo per natura pessimo e crudele, facea loro ed innocenti e colpevoli del pari assalire e svenare. A tali amici e compagni Catilina affidatosi, e sapendo inoltre, essere in ogni parte i debitori moltissimi, e parecchi soldati di Silla per prodigalità impoveriti, memori delle antiche rapine e vittorie, anelare la guerra civile; deliberò egli alfine di opprimere la repubblica. Esercito allora in Italia nessuno: Pompeo, nei confini ultimi dell’impero guerreggiava: insperanzito assai Catilina del Consolato: sospetto nessuno in Senato: tranquilla e sicura ogni cosa, a’ suoi disegni arrideva.