Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quarto – Cap. VII

Libro quarto – Cap. VII

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De le Fogne, de lo uso, et forma loro, et de Fiumi, et de le Fosse d’acqua, che servono a Navilii.

cap. vii.


E’
Si pensa, che le Fogne si aspettino al lavoro de le strade, conciosia che le si debbino fare sotto le strade, giu per il mezo, et che le giovino molto al coprire, al pareggiare, et a rendere più nette le strade; et per ciò non ci faremo beffe di quelle, in questo luogo. Et veramente che altra cosa dirò io che sia una Fogna, se non un Ponte, o più tosto un qualche arco molto largo? Nè è maraviglia, se per questo nel far simili Fogne, si debbino osservare tutte quelle cose apunto, le quali poco fa dicemmo di essi Ponti. Et certamente gli Antichi stimarono tanto l’uso de le Fogne, che e’ non si vede ch’eglino facessino mai spese maggiori, in finire qual altra sorte di muraglia si voglia, nè in alcun luogo usassino maggiore diligentia: et infra le maravigliose muraglie de la Città di Roma, si tiene che le Fogne sieno le principal. Io non stò quì a raccontare quante commodità arrechino con loro le Fogne, quanto le rendino la Città più dilicata, quanta pulitezza arrechino a privati, et a publici edificii, et quanto le giovino a mantenere l’aria sana, et sincera. La Città di Smirna, ne la quale trovandosi assediato Trebonio, fu deliberato da Dolobella, scrivono che et per la dirittura de le strade, et per gli ornamenti de li edificii, era tenuta bellissima; ma per non havere ella Fogne, che potessino, raccogliendo le brutture, portarle via, offendeva grandemente con il puzzo gli habitatori. Siena Città in Toscana, per non havere ella Fogne, non è punto dilicata, onde gli avviene, che non solamente nel principio, o ne la fine de le notti, ne quali tempi si gettano da le finestre i vasi de le raccolte brutture, ella tutta spuzzi; ma alcuna volta si vede sporca, et fracida per le molte humiditati. Sono le Fogne di due sorti, de l’una de le quali sono quelle che portan via le brutture, o ne fiumi, o ne laghi, o nel Mare: De l’altra son quelle, che fatto un pozzo profondo nel terreno, smaltiscono le brutture nel ventre de la terra. Quelle che portano via, bisogna che sieno lastricate di lastrico a pendio, et a sdrucciolo, saldissimo; per il quale possa la humidità scorrere liberamenre, et che quelle cose, che vi sono murate, per la continova humidità, non si infracidino. Queste medesime ancora bisogna che sieno sollevate dal fiume, accioche per le piene non sieno ripiene dal fango, nè riturate da la mota. Quelle che havessino a stare scoperte, siamo contenti senza lastricarle de lo ignudo terreno, conciosia che i Poeti chiamano la terra, il cerbero, et i Filosofi, il Lupo de gli Dei; percioche ella consuma ogni cosa, et ogni cosa divora. Quelle sporcitie, et brutture adunque vi si aduneranno, mangiandosele il terreno, si consumeranno, et non esaleranno puzzolenti vapori. Vorrei bene, che le Fogne, che hanno a ricevere l’orine, si collocassino discosto a le mura: Percioche da gli ardori del Sole, si marciscono, et si guastano maravigliosamente. I fiumi oltra questo, et le fosse da acqua, et quelle massimo, per le quali hanno a passare le Navi, io penso, che si debbono [p. 96 modifica]annoverare infra le spetie de le vie: Conciosia che ei pare a molti, che le Navi sieno specie di carra; non essendo a la fine altro il Mare naturalmente, che una larga, et spatiosa strada. Ma di queste cose non s’aspetta parlarne più a lunga in questo luogo. Et se per aventura egli averrà che queste cose non bastino a bisogni de gli huomini, si doveranno allhora et con la mano, et con l’arte rimediare i difetti, se alcuni per aventura ve ne fussinno, et aggiugnervi quelle commodità che vi mancassino, il modo de le quali cose tratteremo poi nel luogo loro.