Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro primo – Cap. IX
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Leon Battista Alberti - Della architettura della pittura e della statua (1782)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Libro primo – Cap. IX
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De lo scompartimento, et onde sia nato il modo dello edificare.
cap. ix.
C
Onsumisi tutta la forza dello ingegno, et ogni arte da edificare muraglie et tutto il saper insieme, nello scompartimento: Percioche le parti d’uno intero edificio, et per dir cosi, tutte le intere habitudini di ciascuna delle parti: et tutta la unione, et il congiugnimento finalmente di tutte le linee, et di tutti gli angoli in un’opera (havutosi rispetto all’utilità, dignità, et piacevolezza) sono misurate da questo solo scompartimento: Percioche se la Città secondo la sentenza de’ Filosofi è una certa casa grande, et per l’opposito essa casa è una piccola Città; perche non diren noi, che i membri di essa son quasi Casipole, come è il Cortile, le Loggie, la Sala, il Portico, et simili? Et qual sarà cosa, che sia in qual s’è l’uno di questi, tralasciata per negligentia, o per trascurataggine, che non nuoca alla dignità, et alla lode dell’opera? Debbesi haver molta cura, et diligenza nel considerare queste cose, che si aspettano, et giovano a tutto l'edificio: Et si debbe procurare, che ancora le minime parti non siano et dall’ingegno, et dall’arte disformi. Convengonsi molto a fare ciò atta et comodamente tutte quelle cose, che noi habbiamo dette di sopra della Regione, et del Sito: Et è ragionevole, che non altrimenti che le membra, in un corpo, corrispondono l’una all’altre; cosi ancora corrispondino le parti all’altre parti dell’edificio: Onde si dice, che i grandi edificii vogliono gran membri. La qual cosa in vero talmente osservarono gli Antichi, che e’ fecero sì le altre cose; sì ancora i mattoni a publici, et grandissimi edificii; molto maggiori che a privati: Et perciò a ciascun membro, si debbe contribuire, luogo atto, et sito accomodato: non minore che la dignità si richieggia; non maggiore, che lo uso si ricerchi; non in luogo impertinente, et che non stia bene, ma in suo luogo, et talmente proprio, che e’ non si possa porre altrove, più comodamente. Nè si deve porre, la parte che dello edificio ha da esser la più honorata, in luogo abbandonato: nè quella che deve essere la più publica, in luogo ascoso; nè quella che deveve essere privata; in luogo troppo scoperto. Aggiugni ancora, che e’ si debbe havere rispetto, alle stagioni de tempi; perche e’ si debbe attribuire altre cose, ne luoghi caldi; et altre ne freddi: Percioche altre, altri siti, et altre grandezze ricercano. Se i luoghi per la State, faranno spatiosi, et larghi; et quegli dello Inverno raccolti; non saranno biasimati; Perche ne caldi si ricercano le ombre, et i venti; et ne freddi i Soli. Et in questo bisogna avertire, che non intervenga a gli habitanti di havere ad uscire di un luogo freddo; et andarsene in l’altro caldo, et affannoso; senza intramettere aria contemperata: Overo che di questo caldo non se ne vadino in l’altro, per i freddi, et per i venti, nocivo: perche questo nocerebbe, più che altra cosa, alla salute de corpi loro. Et biaogna che e’ convenga l’un membro con l’altro; per stabilire inaieme et comporre la bellezza, et la lode comune di tutta la opera: Accioche nel preoccupare l’uno tutto il bello; non resti tutto il brutto addosso a quell’altro. Ma siano infra loro talmente proportionate; che paiano uno intero, et ben finito corpo; più tosto che staccate et seminate membra. Dipoi nel dar forma a queste membra; bisogna immirare la modestia della natura. Percioche noi, si come nelle altre cose, cosi ancora in questa non tanto loderemo la modestia, quanto che noi biasimeremo ancora lo strabocchevole appetito dello edificare. Bisogna che le membra sieno modeste, et necessarie à quel che tu vuoi fare: Percioche tutta la ragione dello edificare, se tu guarderai bene, è nata dalla necessità, nutrita dalla commodità, abbellita dall’uso: l’ultima cosa è stata il riguardare alla dilettatione, ancora ch’essa dilettatione sempre si sia discostata da le cose non moderate. Sia adunque l’edificio tale che e’ non vi si desideri più membra, che vi siano, et quelle che vi sono, non sieno per conto alcuno da esser biasimate. Nè io vorrei però che l’edificio fusse per tutto terminato da un medesimo tirare di linee, ch’e’ paia ch’elleno non variino in cosa alcuna infra di loro: Percioche alcune con l’essere maggiori ne diletteranno, et alcune con l’essere minori, et alcune con l’essere infra queste mediocri. Adunque piacerammi che una parte sia terminata da linee diritte, un’altra da linee torte, et un’altra finalmente dalle torte, et dalle diritte insieme; pur che tu osservi quel ch’io ti ho detto spesse volte, cioè che tu non caschi in quello errore, ch’e’ paia che tu habbi fatto uno monstro, con spalle, ò fianchi disuguali: la varietà è certo in ogni cosa un condimento di gratia, quando ella congiugne, et mette insieme, le cose ugualmente discoste con pari ragione. Ma sarà certo cosa bruttissima se elleno saranno scompagnate et infra di loro disuguali: Percioche si come in una lyra, quando le voci corrispondono alle acuti, et le mezane risuonano accordate infra tutte queste, si sa della varietà delle voci una sonora, et quasi maravigliosa unione di proportioni, che grandemente diletta, et intrattiene gli animi de gli huomini: Il medesimo ancora interviene in qual si voglia altra cosa, che ne commuova et diletti gli animi nostri. Finalmente queste cose si debbono eseguire secondo che ricerca o l’uso, o la commodità, o veramente una lodata consuetudine de gli huomini, che sanno; Percioche, o il repugnare alla consuetudine toglie il più delle volte la gratia, o lo acconsentire arreca guadagno, et fa bene: conciosia che gli altri approvatissimi Architettori, par che habbino con il fatto acconsentito, che questo seompartimento, o Dorico, o Ionico, o Corinthio, o Toscano, sia più di tutti gli altri commodissimo; non che quasi forzati da leggi doviamo accostarci a loro, in trasportare in questa nostra opera i loro disegni ma doviamo sforzarci (ammaestrati da loro) di mettere innanzi nuove cose trovate da noi per vedere se gli si può acquistar pari, o maggiori lodi di loro. Ma di queste cose a lor luoghi più distintamente parleremo, quando noi andremo esaminando in che modo si debba collocare una Città, e le membra sue, et tutte quelle cose, che sono ad usarsi necessarie.