Dell'Oreficeria rispetto alla legislazione/XIII
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XIII.
Per l’argento il saggio è un’operazione più complicata la quale si eseguisce con un processo docimastico che chiamasi di coppellazione al fornello; ovvero per la via umida, metodo al tutto moderno fondato sul dissolvimento del metallo per mezzo di acidi. Prima usavasi saggiarlo arroventando il pezzo e fidandosi della sua bontà sul colore che pigliava in istato d’incandescenza. In ogni caso, oggi i saggi son fatti legalmente da uomini di ciò incaricati che chiamansi saggiatori. In Francia il numero di questi non è limitato dalla legge che li considera come esercenti una libera professione sottoposti ad esame anticipato per guarentirne la capacità, ed essere licenziati ad esercitarla, mediante patente che vien loro conferita dai membri della commissione delle zecche, che d’ordinario sono scienziati di molto nome e probi cittadini, come i Darcet, i Pelouse, i Peligot.
Il commercio de’ metalli preziosi non lavorati addomanda naturalmente l’intervento de’ saggiatori i quali muniscono i possessori di un biglietto o documento onde viene certificata la quantità della materia pura in quei metalli contenuta, e se ne fossero stati richiesti imprimono nella verga una cifra che indichi la bontà. In antico la bontà era calcolata in ventiquattresimi di oncia detti carati: ora in generale ove è invalso il sistema metrico per legge e consuetudine, questa cifra rappresenta il numeratore di una frazione il cui denominatore invariabile è il 1000. Pertanto dove una verga contenga per metà metallo puro si dice che il suo titolo è di 500/1000; se ne contiene tre quarti, allora il titolo è 750/1000; se poi è tutta materia pura il titolo è 1000. Trattandosi tecnicamente della bontà de’ metalli preziosi, in pratica si usa tacere il denominatore annunziando soltanto il numeratore, e però dicesi tal verga essere a 750, tal’altra a 816, e così via discorrendo, come si potrà vedere nella tabella della bontà dell’oro e dell’argento nelle provincie italiane, a pag. 25. I marchi di saggio impressi dai saggiatori patentati ed i loro biglietti, sono in Francia per così dire, i passaporti pel commercio dei metalli preziosi grezzi; ed ivi accade spesso che per maggior sicurezza ed esattezza l’operazione di un saggiatore si fa verificare da un altro, e anche da un terzo se v’ha disparere fra i primi due; ovvero si ricorre al saggiatore delle zecche la cui decisione equivale all’ultimo appello. Qualunque saggiatore nel marcare la verga se ne fa mallevadore, e quando il suo marchio o dichiarazione scritta non riesca esatta, il compratore ha l’azione contro di lui. La ricompensa dovuta ai saggiatori di commercio non è stabilita dalla legge, ma chiunque ha duopo dell’opera loro, contratta e mercanteggia; nondimeno le concorrenze che si fanno fra di essi, ha determinato i prezzi di uso, il massimo de’ quali è di un franco per l’oro e di settantacinque centesimi per l’argento.
Per tal modo ho esposto succintamente le regole che si sogliono usare nel commercio de’ metalli preziosi, regole semplicissime nate dall’indole delle cose e il cui carattere è tanto liberale che non mai dettero motivo a richiami, nè a critiche quanto alla loro efficacia; perocchè quando la frode tenta di pervertirle è agevolmente scoperta e punita. Infatti, non ha molti anni, in Francia un cupido affinatore di metalli preziosi solendo introdurre e fissare una certa quantità di piombo nell’interno delle verghe d’argento, i privati se ne querelarono ottenendo che fosse punito e condannato all’indennità. In questo proposito importa che i saggiatori i quali un tempo non pensarono a simile inganno, sappiano che l’inganno è facile, e però faccian in modo che il commercio ne sia preservato.