Del veltro allegorico di Dante/XXIII.

XXIII.

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[p. 43 modifica]XXIII. A Bonifazio succedé piú mansueto pontefice, Benedetto XI (ottobre 22). Ed or sí, Corso Donati si condusse a tanta superbia, che diè mano ad ordinare una nuova setta in Firenze (1304). Volersi rivedere le ragioni del comune, volersi punire i malvagi amministratori dei pubblici denari: ciò egli diceva, e la voglia di sovrastare a tutti traevalo in guisa che gli fu forza di cercar seguaci fra gli esuli. Accostossi dunque agli amici di essi, nel mezzo de' quali primeggiava Lottieri della Tosa vescovo di Firenze. A questi giorni, erasi compiuto il parentado fra una figliuola di Uguccione della Faggiola e lui messer Corso Donati, ovvero un suo figlio; i contemporanei scrittori vanno chi nell’una e chi nell’altra sentenza; maggior fede possono meritare coloro che ciò narrano del figlio, poiché messer Corso avea di fresco sposato una degli Ubertini di Gaville. Vieppiú allora si avvicinarono le famiglie del Faggiolano e dell’Alighieri: e certamente una figlia di Uguccione allogata nel cugino o nel nipote di Gemma Donati non può non credersi affine al marito di questa. [p. 44 modifica]

Per tali aderenze reso piú oltracotante Corso Donati, non dubitò di muovere cittadina battaglia (febbraio): e Firenze al tutto si sarebbe sconciata se tosto i lucchesi non fossero accorsi arbitri della contesa. Racquetato il romore, rimenarono la cittá in balia dei neri; ed ottennero che per pace desiderata si concedessero le passate offese all’obblio. La fama di siffatti sconvolgimenti, nunzia di speme, giunse a Dante in Verona; il quale giudicò non essere lontano il suo ritorno alla patria se il comune congiunto di lui e del Faggiolano avesse vinto con la forza dei bianchi di entro: ma la morte di Bartolommeo della Scala (marzo 7) costrinse l’Alighieri orbato dell’amico a partir di Verona. Il popolo pianse il migliore degli Scaligeri e contro il suo divieto l’amore pubblico pietosamente gli decretò i funerali; soave ricompensa delle virtú; trionfo non adulato dei buoni principi. Bartolommeo visse libero da ogni guerra, poiché tale non può chiamarsi l’essere stato forse liberale di alcune truppe ai confederati di Forlí nella spedizione brevissima del Mugello. Alboino della Scala, fratello di Bartolommeo, ebbe Verona; e di lá passò Dante in Bologna, fautrice ancora dei bianchi.