Del coraggio nelle malattie/XIX.
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XIX.
Se è vero che la podagra non ammette rimedj, vero è altresi che il coraggio è l’unico rifugio pei sottoposti a questo male. L’autorità dell’immortal Sidenam vale per tutte ad accertarlo, ove principalmente egli dice che l’indole della podagra è quasi la medesima che quella dell’iracondia, e che la tranquillità e la intrepida pazienza ne’ parossismi di questo malore è quella sola, che li rintuzza e gli ammanisce, e di più, se riesce farsi abituale e indelebile questa qualità, che vale persino a liberare interamente dal malore medesimo.
L’itterizia non suol cedere tanto ai nostri medicamenti, quanto ad un certo corso di tempo; che è verso a due mesi, e sostenuto sempre con del coraggio. Se niente questo s’allenti, tutto va in peggio. Perocchè l’ammalato quasi non più vuol prendere cibo, abborrendolo alla morte per natura del male: le idee piacevoli, i passeggi ameni, la dolce conversazione, i pochi rimedj sono fuggiti come un veleno, benchè in altri, che usan di tutto il coraggio per accomodarvisi, sieno proficui: ad ogni momento che guardi le sue orine, e gli escrementi, e la tinta della sua cute, ei si spaventa e già credesi in braccio ad un male irrimediabile. All’opposto se ha egli coraggio, tutto ciò è tollerato a dovere, e più prestamente il male si dilegua.
Il calcoloso dèe dar tempo che i dolori o presto o tardi si partano, ed i calcoli e le renelle scendano a basso e mettansi in libertà. Il soppresso d’orina non ha da chiamare ad ogni tratto la siringa per esser sollevato. Il gonorroico mal pensa, se vuole celeremente estinguere la sua scolagione, e il simile si dice di varj altri mali orinarj. Tutte queste prudenti espettazioni sono dettate da legge medica, e mantenute salde e soggette a lei dal coraggio; il quale è desiderabile che pur tuttora vi si combini per cooperare poi anco alle consecutive operazioni della detta legge promosse ne’ detti malanni.
Agli asmatici, agl’idropici, agli apoplettici, ai paralitici, agli epilettici, ai cancerosi, e a quanti altri v’hanno de’ cronici infermi, non si inculcherà mai abbastanza il coraggio. Stringono di compassione il Medico così fatti morbi, lunghi, penosi e mortali, e talvolta altro a lui non resta che d’infondere nel cuore di tali infermi quest’unico conforto ed ajuto. Ma quanto è difficile il trovar mezzi per disporli a ricever cotal medicina, e più ancora a serbargliela viva e perenne! Non ci vuol meno di una somma avvedutezza, e della più insinuante eloquenza del Professore per tale intento. „La mancanza di eloquenza nel Medico (dice l’egregio1 Fontanelle) non può essere riparata che dalla capacità di far miracoli„.
- ↑ Eloges.