XIV.

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Tra gli altri oggetti esteriori che imprimon coraggio io non saprei a qual dare la preferenza perchè ve n’ha moltissimi egualmente possenti per sè stessi, ma tutti varj a norma della varietà dei suggetti su cui vanno a operare. Tuttavia la musica parrebbe un de’ migliori e dei più comuni.

Vuol qualcuno, che quello che più elettrizzi lo spirito de’ soldato e gli spinga a cimentarsi colla morte, sia la musica militare; che altro non è che quell’unione di certi suoni, che vellicando e irritando certe fibre mettono in convulsione, per così dire, lo spirito, per cui acquista una forza tanto superiore dell’ordinaria, che si confonde coll’altra della furiosa impazienza del cambiamento, e dei [p. 63 modifica]decisivi pericoli. Se tanto puote in un sano un pezzo musicale, niente meno quest’arte ha da potere in un infermo.

Non è nuova questa osservazione, e molti celebri Scrittori l’hanno esposta con riflessioni degne di loro; nè qui vale altro dirne, se non vogliasi far considerare, che tra i migliori effetti della musica scoperti da tali Scrittori si è il coraggio che ella desta; cui dietro vengono gli altri, cioè del più vivo e più brillante sostenimento de’ morbi, del disviamento dell’attenzione, delle meccaniche scosse a certi nervi, co’ quali molti altri consentono, e delle segrete benefiche operazioni che sieguono intanto tra l’anima rapita in un dolce incanto e gli organi corporei soavemente solleticati.

Coraggio comunemente dà il vino, e con il vino io sottintenderei ogni sorta di spiriti potabili. Non è solo Areteo che dice che sotto la presa conveniente del [p. 64 modifica]vino pare che l’uomo tutto riviva, e che i sensi interni ed esterni ripiglino le loro funzioni, e che la natura si rinnovelli.

Coraggio dà l’oppio. Rutty1 lo chiama l’eccellente cordiale: Venette2 il piacevole stimolante: Tralles3 il grande ristoratore: tutto l’oriente lo vuole per sua panacéa, come ci raccontano Carthenser, Russel4, ed altri. Montesquieu loda gli Asiatici sopra gli Europei per ciò che questi ne’ travagli ricorrono a delle meditazioni sugli scritti de’ filosofi per alleviare le loro pene, quando quegli, da più sensati e da’ migliori fisici, trangugian dell’oppio, e si rianimano. Falconer pretende che poichè l’oppio calma le agitazioni e cagiona delle aggradevoli [p. 65 modifica]sensazioni, ei riduca le parti in equilibrio, o veramente rimetta al suo tuono tutto il sistema degli organi.


  1. Mat. Med.
  2. Tabl. de l’Am. Conjug.
  3. Op. usus ec.
  4. Mat. Med.