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La verecondia, che qui intendesi per quel dolore e perturbazione intorno a quelle cose che pare che ci apportino disonore ne’ mali, anch’essa è talvolta pregiudizievole, e serve d’impedimento al coraggio. Nelle persone di corto talento e pusillanime ella si dà, massimamente ove trattisi di malanni che amerebbero [p. 32 modifica]che stessero celati. Se si ritengono esse per questo scipito ribrezzo dall’esporre lo stato loro, più ancora ricalcitreranno a dar man a quanto verrà loro proposto, per lo stesso timore che vengano ad essere svelate.

Un simile ritegno fa torto a sè stessi, e torto al Medico, il quale professa un’arte che è troppo filosofica per dover farsi stupore delle umane eventualità. Questo Medico saprà bene sviticchiare al caso codesti intempestivi riguardi, e saprà suscitare ne’ pazienti il coraggio e del dire e dell’intraprendere le dovute medicature.