Dei conduttori per preservare gli edifizj da' fulmini/10

Relazione del fulmine caduto nel Conduttore della pubblica Specola di Padova

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Relazione del fulmine caduto nel Conduttore della pubblica Specola di Padova
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RELAZIONE DEL FULMINE

caduto nel Conduttore della Pubblica Specola di Padova


A SUA ECCELL. IL SIG. ANGELO QUIRINI

Senatore Amplissimo

1.
T
Ante persone, poco al fatto della teoria de’ Conduttori, visitando il nostro, mi chiedono, se vi sia stato mai segno di alcun fulmine passato per esso. Io rispondo, che l’ufficio de’ Conduttori è di tramandare i fulmini senza segno, quando non siano esorbitanti; l’intenzione delle Punte essendo di sottirare insensibilmente il fuoco elettrico, o fulmineo dalla nuvola, come un semplice ago, accostato colle dita alla catena della macchina elettrica, spoglia in un istante di tutto il carico, a segno di non potersene trarre scintilla veruna; che però in occasione di temporali la materia di molti fulmini può e deve essere stata trasmessa senza fuoco visibile nè tuono; e qualche fiammella che in cima alla lancia fosse sorta, come se ne vide in qualche caso, non fu scoperta da noi per l’opposizione del sito, e perchè nel furor de’ temporali le persone non amano di star fuori ad osservare; ch’io bensì ebbi qualche volta sospetto di fulmine sceso per il Conduttore, pel fragore vicino, ma che non potrei darne prova per mancanza di segni.

2. Questa volta però possiamo soddisfare i curiosi, anche i più renitenti, ed increduli. Si deve questa pubblica relazione per giustizia in comprova della pratica de’ Conduttori medesimi, per l’uso e benefizio, che prestano alle fabbriche; e la si deve da me a V. E. mio grazioso antico Mecenate, amatore di tutte le belle invenzioni, e primario promotore in questi paesi de’ Conduttori, coi discorsi, e coll’esempio di quello eretto per difesa della elegante sua villa d’Altichiero, provato già con esperienza, come altrove ho scritto.

3. La Domenica dunque 11. del corrente Maggio (1777.) dopo due ore di tuoni rimoti e profondi con apparato temporalesco [p. 88 modifica]di verso Ostro, che anche sparse della gragnuola in qualche villaggio del Padovano basso e del Polesine; verso le ore 20. e mezza dell’orologio Italiano si spinse la nuvola sopra di Padova, e alle prime goccie di pioggia, come spesso accade, scoccò una saetta. Io mi trovava nel piano di mezzo di questa abitazione astronomica in un corridoretto esaminando un Barometro, e parlando con un Milanese. Non m’accorsi di baleno; ma il senso del tuono e dell’esplosione fu così prossimo e vivo, che dissi sicuramente al Milanese: o nel Conduttore, o nella Specola, poichè fu da quella parte. Lo stesso fu giudicato dal Sig. Abate Cerato, ch’era nel piano di sopra facendo la sua scuola di Architettura, e dagli Scolari, e da tutti gli abitanti di questo Castello. Parve che questa saetta aprisse una cataratta dal Cielo, tanta pioggia precipitò immediatamente, e così pure spesso suol accadere. Pochi minuti dopo, un gran lampo annunciò un’altra saetta, che infatti pochi secondi dopo scoccò un tuono più fragoroso, e cadde in contrada di Santa Lucia, in una casa abitata da certi Signori Guaraldi, ove per le stanze fece varj disordini.

4. Tornando alla prima, il tuono benchè vicino fu tenue, come d’ordinaria archibugiata, anche meno, ma rauco e rotto, come sarebbe battendo sopra una padella, strascinato per due o tre secondi. Infatti parve saetta piccola, il che mi tenne tranquillo per le piccole conseguenze che poteva avere prodotto nella fabbrica, sebbene avesse potuto uccidere un elefante, non che uomo.

5. Cessata un poco l’orribile pioggia, e il romore del Cielo, salii la Specola per vedere se vi fosse danno. Non trovando segni di guasto dentro la fabbrica, nè pure odore di zolfo, vidi anche il Conduttore in apparenza intatto; onde seguitando a piovere fin sera, non avendo gente pronta per esser sesta, me ne discesi col pensiero, che fosse stata la saetta tramandata senza segno, e di far meglio esaminare ogni parte nel giorno seguente che vi sarebbero state le maestranze.

6. Infatti il giorno dopo, fu primo il Dottor Chiminello, mio Nipote, e compagno di Studio, ad accorgersi, che nella treccia de’ tre fili di ferro componenti la catena, v’era un’apertura nel sito del primo anello, cioè sopra del primo e più alto braccio, immediatamente sopra del grosso tubo di vetro, per cui la catena passa. Esaminando allora meglio le cose, si videro varie tinte nere di fumo, specialmente là dove si dividono i fili dal primo nodo, o in[p. 89 modifica]ferzione, ove sono incorporati in uno, e attaccati al braccio che parte dalla spranga.

7. Fatti salire questi maestri muratori, che essendo stati nel lavoro allora che si pose in opera il Conduttore, ben si ricordano della sua positura in tutte le parti, verificarono lo scostamento, o la strappata de’ fili al sito indicato; trovarono inoltre nel grosso cavicchio di vetro, che traversa e sostenta la catena sopra il detto primo tubo di vetro, qualche scrostatura di colore, tutta fresca, con fumicazione all’intorno: ravvisarono la serie delle fumicature sparse, e discendenti per il tratto di molte braccia, parendo, che il fuoco abbia giocato girando secondo il tortuoso andamento de’ fili. E perchè io dubitava, che queste macchie potessero essere accidentali, prodotte dal tempo, dall’aria, dall’umido, mi mostrarono ch’erano macchie di fumo, che tingeva le mani, differenti da altre accidentali, che vi sono: e tirata la catena toccai, e vidi che in fatti così era; ciò che non lascia dubbio, che non sia una fiamma discesa giù per la catena.

8. Io non poteva vederla per esser dalla parte opposta, cioè a Levante, della Specola, il Conduttore trovandosi a Ponente, se anche fossi stato fuori, ma di là dal fiume, a Mezzodì, è la riviera di San Michele; a Sera la riva della Saracinesca, o del ponte di legno. Era giorno di festa, onde non viene il solito concorso di gente, facchini, barcajuoli, artigiani, che frequentano quelle rive; molti erano in Chiesa, la maggior parte chiusi in casa. Non ostante dalla riva di San Michele, uno Scultore che passava, e qualche persona per finestra socchiusa, vide la saetta, o la fiamma in figura di globo, da Mezzodì vibrarsi verso la Specola; e dalla riva di Saracinesca lo stesso fuoco fu veduto di quà, le visuali dell’una e dell’altra riva andandosi ad incontrare nella Specola, che sta quasi nell’angolo tra i due canali. Queste persone così attestano d’aver veduto, nè alcuno dice, che la saetta cadesse in altro luogo della vicinanza, sicchè abbiamo d’avanzo prove per la realtà del fatto.

9. Dissi, che fu saetta piccola; somigliante a quella specie secondaria, conosciuta tra le altre dagli Etruschi: [p. 90 modifica]

Secondo la dose, e l’impasto del fuoco elettrico, che si mescola benissimo con altre materie, che trasporta, nasce la saetta, veemente o debole, con fiamma, o senza, di sola vibrazione, quasi come la commozione di Leyden. Se il fuoco involto in altra materia si forma in massa, andrà più o meno veloce, sarà bensì attratto dalla punta metallica del Conduttore, ma per ragion della mescolanza non potrà essere tramandato occultamente; si spargerà di fuori con fiamma, la quale o squarcierà o tingerà solamente, secondo i gradi di quantità, di forza, di vibrazione, di mescolanza.

10. Tale fu il fulmine nostro, e tale fu il fulmine di Siena, similissimo al nostro, ma come pare di qualche maggior violenza accaduto ai 18. dell’Aprile prossimo passato, nella bella torre di quella piazza, descritto con lunga lettera dal Sig. Professor Bartoloni nelle Novelle del Mondo di Firenze num. 34. Merita questo caso di Siena qualche riflesso ulteriore.

11. Prima, era quella torre infestatissima da fulmini: Non fu appena armata, dice il Relatore, che nel primo temporale ritorna il fulmine all’usato costume; ma restò deluso dal Conduttore di recente posto, invece di danneggiarla, rese docile, scorre dall’alto al basso, per lunghi e torti giri seguendo la catena, ed entra sotterra disarmato del suo potente furore.

12. In secondo luogo il Conduttore di Siena è quasi tutto interno, cioè per 100. braccia discende dentro la torre, passa contiguo a ferri al Castello dell’orologio, al tirante del martello, senza essere, come pare, isolato, senza lesione veruna, salvo qualche fumicatura. Che il Conduttore dunque sia interno, o esterno alle fabbriche, isolato, o no, purchè continuato, non fa differenza; e quì colla ragione ne fa fede l’esperienza.

13. La differenza tra il Conduttore di S. Marco in Venezia, e quello di Siena è, che questo tiene una cuspide esterna; mentre quello di S. Marco, senza sporger punta, fuorchè l’Angelo coperto di rame, è tutto interno, facendo l’uffizio di puro emissario, per potere scaricare ogni eventuale incursione di fulmine, che attirato fosse dai ferri della fabbrica. E questa maniera di costruire i Conduttori, in forma di semplici emissarj, sempre più mi piace; e [p. 91 modifica]questa è tuttavia la mia persuasione espressa già in quella stampa sopra il Conduttore di S. Marco: che nel porre un Conduttore ad una fabbrica, se in alto s’erge una punta, da cui scenda la catena sotterra; o a questa si debba far comunicare, con fili o altri pezzi metallici, tutti li ferri della fabbrica, e le parti più sporte ed esposte; o procurare questo scarico con altra catena senza punte. Che se vogliasi l’uno, o l’altro solamente, preferisco questo secondo modo, come ho praticato nel campanile di S. Marco. Un caso rimarcabile succeduto in Inghilterra, mi conferma in questi pensieri: si trova registrato nelle Transazioni Vol. LXV. per l’anno 1775. Part. II. Il ristretto dell’istoria è questo:

14. Il Sig. Riccardo Haffenden teneva, e tiene nel Kent in un luogo detto Tenderden, una casa armata di Conduttore. Questa tuttavia fu colpita dal fulmine nella notte dei 17. Giugno 1774., alle 2. ore della mattina, in un temporale, senza vento, ma con terribile pioggia e tuono, e restò la casa molto danneggiata nel tetto.

15. È questa casa posta in pendice d’una collina verso Ponente, larga circa 30. piedi, lunga 40., e 40. alta. Nei lati più brevi verso gli angoli, spuntano dal tetto le canne di quattro cammini: ad una di queste canne è raccomandato il Conduttore; vale a dire, una spranga conica di ferro, dorata alla cima, di mezzo pollice di diametro al basso; s’alza circa 5. piedi sopra il tetto del cammino, ed incurvandosi va ad unirsi ad un tubo di piombo, che scarica l’acqua delle grondaje, il qual tubo si fece servire da Conduttore fino a 4. piedi in distanza da terra. Quivi, ove il tubo è piegato in fuori, si attaccò ad esso per di fuori un’altra verga di ferro più grossa, cioè di tre quarti di pollice in quadro, che si fece obliquamente entrare in terra molle alcuni piedi lungi dal fondamento: tale è il Conduttore.

16. Ora, il fulmine si scagliò sul cammino opposto quasi per diagonale, da quella parte d’onde veniva il tempo; ed era in distanza da quello del Conduttore intorno 50. piedi: lo demolì.

17. Spartissi il fulmine in tre divisioni per cacciarsi nei metalli; due divisioni girarono per il tetto per andar a trovare, a destra, e a sinistra, le grondaje di piombo: lungo queste andò la corrente del fuoco senza lasciar traccia; solamente fece degli squarcj ne’ luoghi interrotti ove mancava il metallo, come sempre accade, facendo ivi nuove esplosioni, finchè giunse l’una e l’altra corrente al tubo [p. 92 modifica]del Conduttore, per cui si scaricò in terra; ma passando a basso dal tubo alla spranga di ferro, irrugginita, esteriormente applicata al braccio del tubo, e non posta bene in contatto, scoccò di nuovo, facendo un buco nel tubo, e non altro.

18. Vi fu una terza divisione, la quale scese giù per il cammino internamente, e si gettò nel filo del campanello di casa distruggendolo fino a lato del muro in faccia al tubo d’acqua che serviva di Conduttore; il qual muro, essendo grosso un piede e mezzo, fu traforato dal fuoco per passare, come fece, nel Conduttore di fuori, ed unirsi al resto della corrente.

19. Or, questo accidente nulla toglie al merito de’ Conduttori, anzi concorre a dimostrarne il valore. Poichè ad onta del disastro, essendo stato un fulmine violento, la casa sarebbe stata rovinata senza del Conduttore, che finalmente scaricò il fulmine comunque caduto fuori d’esso, e lo convince il buco fatto presso terra nel tubo. Solamente il caso ci deve rendere avvertiti; e c’insegna varie cautele.

20. La prima avvertenza è di formare il Conduttore ben continuato dalla cima fin sotto terra di buon metallo. La seconda ancora più importante, di far comunicare per via di fili od altri pezzi metallici colla catena del Conduttore (o con altra catena a parte) tutti i metalli sparsi nella fabbrica, ed ancora le parti più eminenti, o sporte, specialmente del tetto; e in questo modo fu risarcito il Conduttore del Sig. Haffenden.

21. Si deduce ancora, che in una fabbrica di qualche estensione una sola punta, spezialmente se posta non in mezzo, ma da un lato, non basta per difenderla da ogni fulmine, se non siasi praticata la cautela or ora detta; poichè nel caso narrato la vicinanza di 50. piedi del Conduttore non bastò a prevenire il fulmine. Veniva la nuvola dalla parte opposta: il cammino, ed il tetto era tutto bagnato dalla pioggia, il che formava una specie di Conduttore imperfetto, bastante bensì a provocare il fulmine, ma non a tramandarlo.

22. Per queste ragioni, sebbene il Conduttore della nostra Spescola sia posto con tutti i riguardi dell’arte, e possa forse proteggere la torre, dubito che basti a difendere la grande estensione di adiacenze, la camera della meridiana, e la casa, situate alla parte opposta, e confesso che non mi trovo del tutto tranquillo, contenendo tutta la fabbrica una quantità di metalli interrotti che fa [p. 93 modifica]paura, i quali metalli tutti vorrebbero esser legati facendo capo con un secondo Conduttore, o Emissario da questa parte, da portare o nel pozzo, o in quefs’altro canale del fiume1.

Per ora non trattengo più V. E. La conclusione è chiara tanto per l’utilità de’ Conduttori, quanto per le cautele necessarie a praticarfi nella costruzione de’ medesimi. Resto con inviolabile rispetto

Di V. E.


Padova 18. Maggio 1777.


Umiliss. Divot. Obbligatiss. Servitore

Giuseppe Toaldo.


Note

  1. Così si è fatto.