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del Fulmine, e del Conduttore nella Torre dell’università di Padova.
A
I 23. del mese di Luglio 1777., a ore 15. Italiane, con poco apparato di nuvole, e niente di pioggia, una saetta percosse la Torre dell’Università di Padova. Questa Torre si trova elevata di 170. piedi, quadrata fino alla Campana, quindi ottangola, poi rotondata in cupola di legno coperta di piombo, e coronata da una sfera armillare di metallo. La saetta, che pare entrata per la sfera, e per li piombi, cominciò, subito sotto di questi, a rompere un capitello d’uno de’ pilastri dell’Ottangolo, e scheggiò il zocco della campana, ed una trave orizzontale, verso il detto pilastro, in cui s’appoggia il martello dell’orologio. Di poi, il tirante di questo martello, ch’è un filo di ferro, grosso come il dito mignolo, servì di conduttore alla saetta per più di 60. piedi scendendo, non avendosi per tutto questo tratto scoperto segno veruno, fin sotto il solajo dell’orologio. Ma ivi, terminando il metallo, subito fece delle fratture ne’ legnami e si avventò nelle molte e grosse catene, che cerchiano questa torre al di sotto, ai capi d’esse facendo per tutto squarciature gagliarde, e scrostature di malte, fin quasi al fondo; rendendosi visibile anche quì il buono, o cattivo de’ metalli nelle Fabbriche: buono, se sono continuati; cattivo, se sono interrotti.
Perciò l’Eccellentiss. Magiftrato de’ Sig. Riformatori dello Studio di Padova, avendo comandato di armar questa Torre di Conduttore per preservarla da simili infortunj, quanto può l’arte umana, facile fu il piano di costruzione. Poichè, senza erigere punte esterne bastò formare una comunicazione dei metalli tutti, continuata però fin sotto terra. Si appiccò dunque un grosso filo di ferro (pari a quello del martello che si sperimentò capace di fare il bramato effetto) ai piombi della cupola, facendolo arrivare fino al martello presso la campana: il filo del martello ferve per li 60. piedi di sua lunghezza fin fotto l’orologio: all’orologio si attaccò altro filo simile, in cui facendo comunicare tutte le catene accennate, si condusse fuori della torre, sempre incassato, per varj raggiri, attesa la natura dell’edificio, fino a seppellirsi nel pozzo, che giace nel portico del gran Cortile dell’Università direttamente in faccia del vestibulo.