Degli edifizii/Libro primo/Capo X

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CAPO X.

Altri edifizii; e primieramente della Curia, e di Calce.

Così adunque Giustiniano Augusto adornò di tempii Costantinopoli, e i luoghi suburbani: riferire poi ad uno ad uno gli altri edifizii non è cosa facile. Ma basterà dire in compendio, che la maggiore e principal parte della città e del palazzo che l’incendio avea consunta, ristaurò con più eleganza: se non che avendo io accuratamente rammemorate in particolare queste cose nella Storia delle Guerre, giudico superfluo parlarne qui. Solamente ora dirò di questo Imperadore essere opera il vestibolo della reggia, e quel tratto che chiamano Calce fino all’Eco di Marte; e le terme di Zeussippo partendo dal palazzo, e i grandi portici, e quanto stà intorno al foro di Costantino. Oltreciò cambiò faccia alla casa di Ormisda, prossima al palazzo; e fatta splendidamente degna della reggia l’aggiunse al palazzo medesimo, per la quale aggiunta il palazzo rendè e più spazioso, e più magnifico.

Presso al palazzo v’è il foro messo tutto a colonne, e dai Costantinopolitani chiamato l’Augusteo, del quale io feci menzione quando, descritto avendo la chiesa di S. Sofia, parlai della statua di bronzo posta in onore dell’Imperadore sull’altissima colonna di marmo a monumento di quella opera. Al fianco orientale del foro v’ha la Curia, opera di Giustiniano Augusto anch’essa, e sì splendida, e sì fornita d’ogni magnifica cosa, che supera ogni dire. Ivi il senato raccogliendosi [p. 352 modifica]sul principio dell’anno, secondo l’uso e le istituzioni della Repubblica, celebra festa solenne. Stanno innanzi alla Curia sei colonne, due delle quali dalla parte volta all’occidente sostentano in mezzo la muraglia della medesima; e quattro alcun poco sono distanti da quelle, candide tutte, e di quante ha l’universo mondo, a parer mio, assolutamente maggiori. Formano esse un portico fatto a volto, la cui parte superiore tutta splende di marmo del colore stesso delle colonne, e di gran numero di statue viene mirabilmente coronata.

Non lungi dal foro è la reggia, che Giustiniano Augusto rifabbricò di nuovo quasi tutta, siccome accennai; e poichè non è possibile con parole descriverla, basterà che i posteri sappiano essa, quanta è, essere opera del Principe nostro. E poichè secondo il volgare proverbio dall’unghia si conosce il lione, così la eccellenza di questo palazzo i miei leggitori congettureranno dal vestibolo, che chiamasi Calce. Quattro muraglie altissime sorgono perpendicolarmente in forma quadrangolare: in tutto eguali tra esse, fuori che in lunghezza sono minori di alcun poco le due che guardano mezzodì e settentrione. Ad ogni angolo sta un pilastro, che ne fa sostegno, costrutto di pietre lavorate, che dal suolo s’alza insieme colla muraglia sino al colmo della fabbrica. È il pilastro quadrato, e in ciascun lato sì attaccato alla muraglia, che anzi che toglierle il garbo, con certa bella convenienza lo accresce. Otto arcate poi vi si alzano sopra, quattro delle quali sostengono la cupola sorgente nel mezzo di tutto l’edifizio; e in quanto alle altre, due dalla parte del settentrione, e [p. 353 modifica]due da quella di mezzodì piantate sulla prossima muraglia, vengono ad inalzare il tetto con altra cupola da ogni parte. Tutta la volta nell’interno è splendida per pitture, non già fatte con encausto, ma bensì a mosaico, e rappresentanti, oltre quantità di altre cose di ogni specie, immagini d’uomini, e fatti, che qui verrò indicando: Da una parte e dall’altra vi sono guerre e battaglie, e assai città, d’Italia e d’Africa, prese da Giustiniano imperadore per mezzo di Belisario suo legato. Questi reduce coll’intero suo esercito, offre a lui il bottino, i re vinti, le regine, e quanto di più distinto è tra gli uomini. Stanno nel mezzo l’Imperadore e Teodora Augusta, entrambi in aria lietissima per tanta vittoria, supplici veggendosi innanzi i re de’ Vandali e de’ Goti. Assistono intorno festivi i senatori; e così è fatta la pittura, che ne’ loro volti l’ilarità si fa chiarissima, co’ gesti e col sorriso applaudendo per la grandezza delle imprese all’Imperadore, come farebbesi a’ Celesti. Nel rimanente tutto nell’interno è incrostato di marmi con iscelti pezzi dal fondo alla cima, e financo il pavimento; ed alcuni di que’ marmi laconici pareggiano lo smeraldo, altri imitano la fiamma; la più parte splendono per la bianchezza, da color ceruleo a foggia d’onde interrotta. E ciò basti.