Dalle dita al calcolatore/VIII/6
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6. Matematici arabi e dell’Asia centrale
Carl Boyer divide la matematica araba in quattro filoni:
1) aritmetica, forse ricevuta dagli Indiani, basata sul principio di posizione;
2) algebra, che dà una forma nuova e sistematica alle elaborazioni babilonesi, greche e indiane;
3) trigonometria, di origine greca, rivista secondo i metodi indiani e con sviluppi arabi;
4) geometria, di origine greca, con importanti sviluppi dovuti agli Arabi.
La matematica araba fiorisce rapidamente in seguito al frenetico lavoro di traduzione di testi indiani e greci. Comunque, il vecchio sistema di notazione letterale continua ad essere usato per parecchio tempo prima di venir sostituito con la notazione di tipo indiano.
I dotti arabi non sono solo matematici e astronomi, ma anche viaggiatori, medici, poeti, ecc. Fra questi personaggi illustri, oltre ad al-Khuwarizmi, meritano di essere citati Avicenna (980-1037), al-Biruni (973-1048), Alhazen (965-1039), Khayyan (1048-1122), Nasir Eddin Tusi (1201-1274) e al-Kashi (...-1432).
Dal nome di al-Khuwarizmi la matematica ha derivato il termine “algoritmo”, mentre dal titolo di una sua opera ci viene un vocabolo non meno importante: algebra (Al-giabr); infatti, su invito del Califfo, egli scrive un trattato di algebra, sviluppando gli aspetti che servono a risolvere i casi normali della vita: “eredità, donazioni, distruzioni, sentenze e commerci e in tutti gli altri affari, o quando si vogliono effettuare misurazioni di terreni, scavi di canali, calcoli geometrici...” (8e).
Nasir Eddin Tusi è uno dei matematici arabi che possiamo definire come precursore della geometria non-euclidea. La traduzione dei suoi studi, nel XVII secolo, ha forse stimolato le ricerche di Gerolamo Saccheri.
Al-Kashi effettua le sue ricerche a Samarcanda. Si vanta, impropriamente, di avere inventato le frazioni decimali; certamente le usa in modo sistematico e con la stessa abilità che rivela nell’uso di quelle sessagesimali.