Dalle dita al calcolatore/VII/5
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5. Dalle carneficine al pacifismo
Fra i principi indiani che si sottomettono ad Alessandro o collaborano con lui vi è Sandracotto, ovvero Chandragupta, che spodesta il re del Magadha e fonda la dinastia dei Maurya. Consolidato il potere nella piana del Gange, egli sottrae la valle dell’Indo e il Punjab a Seleuco I Nicatore, il successore di Alessandro in Persia. Aiutato da un machiavellico primo ministro di nome Kautilya, Chandragupta organizza lo stato in modo da assicurarsi entrate rilevanti e costanti. Nel 301 Chandragupta abdica, si fa monaco jainista e va a morire di inedia nell’India meridionale. Il figlio Bindusara inizia la conquista dell’India centrale. Asoka, che regna dopo di lui dal 269 al 232, amplia il regno fin quasi all’estremità meridionale dell’India, senza risparmiare carneficine, specie per la conquista del Kalinga (Orissa): 100.000 decapitati, 150.000 deportati, senza contare i morti in combattimento. A questo punto si converte al pacifismo e alla non violenza, secondo la predicazione buddhista.
I Maurya mantengono buone relazioni con gli stati vicini e con l’Occidente. Infatti, nella capitale Pataliputra sono accreditati anche gli ambasciatori dei Greci (Megastene e Dimaco di Platea) e dei Tolomei d’Egitto (Dioniso).
Dopo la conversione al buddhismo, Asoka percorre l’impero in lungo e in largo; per agevolare gli scambi e le comunicazioni fa piantare alberi lungo le strade principali, scavare pozzi e costruire alberghi. Fa costruire almeno 84.000 stupa, i chaitya e i vihara. Lo stupa è una costruzione sacra emisferica adibita alla conservazione delle reliquie. Il chaitya è un’ampia sala dedicata al culto, scavata direttamente nella roccia delle montagne. Al centro della sala è collocato uno stupa. Ogni chaitya è un imponente santuario rupestre. I vihara sono anch’essi scavati nella roccia: sono i luoghi dove vivono e studiano i monaci. Nel Magadha vi sono migliaia di queste “grotte”, cosicché la regione viene chiamata Tetra dei vihara, da cui deriva l’odierno nome Bihar.
Analogamente ai sovrani persiani, Asoka fa scolpire i suoi editti su almeno 18 rupi e su 30 colonne di arenaria. Fra l’altro vi si dice che egli prova rimorso per le passate carneficine e che si propone di “governare per mezzo della legge, amministrare secondo la legge, ricompensare i miei sudditi sotto l’egida della legge, e proteggere attraverso la legge” (14a). Due stupa a Sanchi (2° sec. a.C.). Grotta di Bhaja presso Bombay (1° sec. a.C. - 1° sec. d.C.)