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5. dalle carneficine al pacifismo 117

ro con maschere che coprono la bocca e il naso per evitare di provocare la morte di eventuali microrganismi inalati; per lo stesso motivo spolverano le superfici prima di sedersi. Si forma una comunità monastica, coadiuvata da una comunità laica. I laici, per il timore di cagionare la morte di qualsiasi essere, si rifiutano di praticare l’agricoltura e scelgono di dedicarsi, con successo, al commercio e all’attività bancaria. Ancora oggi i jainisti gestiscono le più importanti attività mercantili dell’India.


4. Dario e Alessandro

La fama delle ricchezze della regione indiana finisce per attirare l’attenzione dei sovrani persiani. Nel 518 la valle dell’Indo diviene una satrapia dell’impero persiano di Dario, e come tale è costretta a fornire soldati e a versare un tributo annuo: 360 talenti in polvere d’oro, cioè varie decine di miliardi di lire. Due secoli dopo è la volta di Alessandro Magno.

Battuto Poro, l’unico rajan che ha il coraggio di contrastarlo, Alessandro avanza attraverso il Punjab fino al fiume Hyphasis (Beas). Quando tutto è pronto per passare nella valle del Gange, le diserzioni e le ribellioni lo inducono a rinunciare.


5. Dalle carneficine al pacifismo

Fra i principi indiani che si sottomettono ad Alessandro o collaborano con lui vi è Sandracotto, ovvero Chandragupta, che spodesta il re del Magadha e fonda la dinastia dei Maurya. Consolidato il potere nella piana del Gange, egli sottrae la valle dell’Indo e il Punjab a Seleuco I Nicatore, il successore di Alessandro in Persia. Aiutato da un machiavellico primo ministro di nome Kautilya, Chandragupta organizza lo stato in