Dalle dita al calcolatore/VI/2
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2. Il genio di Erone
Generazioni di eruditi e di amanuensi hanno salvato il fiore della matematica antica che, purtroppo, ci è giunta solo in parte: molte opere infatti sono andate perdute. L’altra matematica, quella applicata ai casi pratici della vita, attribuita ai servi e ai mercanti, viene invece ignorata. Così sappiamo poco o nulla sui modi e sui mezzi usati per fare i calcoli. Dopo Archimede, solo Erone si dedica a conciliare teoria e pratica.
Erone di Alessandria è il tipico rappresentante di quella corrente poco nota che intende applicare la scienza a situazioni più o meno pratiche. Come i Babilonesi, egli si occupa degli aspetti pratici della geometria. Infatti, nella Geometrica indica i procedimenti per la soluzione di vari problemi, e solo di rado concede dimostrazioni. Nella Metrica tratta di misurazioni, nonché di aree e di volumi: sono esempi che, per molti versi, ricordano le tavolette matematiche cuneiformi. Nella Meccanica si occupa non solo del piano inclinato, ma anche di vari congegni che, attraverso l’azione combinata di viti senza fine, di ruote dentate, pulegge multiple e leve, consentono il sollevamento di Erone: meccanismo per far aprire e chiudere la porta di un tempio. grossi pesi con poco sforzo. Nella Pneumatica descrive una sfera che può ruotare su se stessa per effetto del vapore. Descrive inoltre la diottra, utile strumento per misurare angoli, calcolare altezze o distanze fra punti lontani: è l’antenata del teodolite. Due fra le tante macchine di Erone sono destinate più a stupire che ad essere di qualche utilità pratica. Una consente di comandare a distanza e in modo “occulto” l’apertura delle porte di un tempio per mezzo del calore (prodotto dal fuoco) dell’acqua e di una serie di leve. L’altra è la fontana canterina: l’acqua che sgorga dal rubinetto cade nella vaschetta sottostante come in tutte le fontane del mondo; di qui, però, scende in un grosso contenitore; man mano che l’acqua lo riempie, l’aria ne viene scacciata attraverso appositi tubicini che terminano nella gola di alcune statue di uccelli, ove sono collocati dei fischietti.