Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro terzo/20

Libro terzo - Capitolo 20

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La Parte di Rosso si solleva. La Signoria cita e sbandisce i Donati e i Bordoni. Essi si afforzano e sono combattuti. Loro fuga (6 ottobre 1308).

Messer Rosso e’ suoi seguaci sentirono le invitate, e le parole si diceano, e aparecchiare l’arme: con irato animo, tanto s’accesono col parlare, che non si poterono ritrarre dal furore. E una domenica mattina, andorono a’ Signori; i quali raunorono il Consiglio, e presono l’arme, e feciono richiedere messer Corso e’ figliuoli e i Bordoni. La richiesta e il bando si fece a un tratto; e subito condannati. E il medesimo dì, a furore di popolo, andorono a casa messer Corso. Il quale alla piaza di San Piero Maggiore s’asserragliò e afforzò con molti fanti; e corsonvi i Bordoni, con gran seguito, vigorosamente, e con pennoni di loro arme.

Messer Corso era forte di gotti aggravato, e non potea l’arme; ma con la lingua confortava gli amici, lodando e inanimando coloro che valentemente si portavano. Gente avea poca, ché non era il dì ordinato.

Gli assalitori erano assai, perché v’erano tutti i gonfaloni del popolo, co’ soldati e con li sgarigli a’ serragli, e con balestra, pietre e fuoco. I pochi fanti di messer Corso si difendeano vigorosamente, con lancie, balestra e pietre, aspettando che quelli della congiura venisson in loro favore: i quali erano i Bardi, i Rossi, i Frescobaldi, e quasi tutto il Sesto d’Oltrarno; i Tornaquinci, i Bondalmonti salvo messer Gherardo; ma niuno si mosse, né fece vista. Messer Corso, vedendo che difendere non si potea, diliberò partirsi. I serragli si ruppono: gli amici suoi si fuggivano per le case; e molti si mostravano essere degli altri, che erano di loro.

Messer Rosso, e messer Pazino, e messer Geri, e Pinaccio, e molti altri, pugnavano vigorosamente a piè e a cavallo. Piero e messer Guiglielmino Spini, giovane cavalier novello, armato alla catalana, e Boccaccio Adimari e’ figliuoli e alcun suo consorto, seguitandoli forte, giunsono Gherardo Bordoni alla Croce a Gorgo: assalironlo; lui cadde boccone; eglino, smontati, l’uccisono; e il figliuolo di Boccaccio gli tagliò la mano, e portossela a casa sua. Funne da alcuno biasimato; e disse lo facea, perché Gherardo avea operato contro a loro a petizione di messer Tedice Adimari, loro consorto e cognato del detto Gherardo. I fratelli scanparono; e il padre rifuggì in casa i Tornaquinci, ché era vecchio.