Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi/Libro primo/14
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Dino scuopre a Giano la congiura. Consigli in Ognissanti (1294, dicembre...).
Scoprissi la congiura fatta contro a Giano uno giorno che io Dino ero con alquanti di loro per raunarci in Ognissanti, e Giano se ne andava a spasso per l’orto. Quelli della congiura fermavano una falsa legge, che tutti non la intendevano; che si avesse per nimica ogni città o castello che ritenesse alcuno sbandito nimico del popolo: e questo feciono, però che la congiura era fatta con falsi popolani, per sbandeggiare Giano e metterlo in odio del popolo. Io conobbi la congiura, e dubitai per che faceano la legge sanza gli altri compagni. Palesai a Giano la congiura fatta contro a lui, e mostra’ li come lo faceano nimico del popolo e degli artefici, e che, seguitando le leggi, il popolo li si volgerebbe addosso, e che egli le lasciasse, e opponessesi con parole alla difensione. E così fece, dicendo: "Perisca innanzi la città, che tante opere rie si sostengano". Allora conobbe Giano chi lo tradiva, però che i congiurati non si poteano più coprire. I non colpevoli voleano esaminare i fatti, saviamente; ma Giano, più ardito che savio, gli minacciò farli morire. E però si lasciò di seguire il fare le leggi, e con grande scandolo ci partimo.
Rimasono quivi i congiurati contro a Giano; i quali furon messer Palmieri di messer Ugo Altoviti, messer Baldo Aguglioni giudice, Alberto di messer Iacopo del Giudice, Noffo di Guido Bonafedi, e Arriguccio di Lapo Arrighi. I notai scrittori furono ser Matteo Biliotti e ser Pino da Signa. Tutte le parole dette si ridissono assai peggiori: onde tutta la congiura s’avacciò di ucciderlo; perché temeano più l’opere sue che lui.