Critica della ragion pura (1949)/Dottrina trascendentale degli elementi/Logica trascendentale/Analitica trascendentale/Libro I/Capitolo I/Sezione I

Analitica trascendentale - Libro I - Capitolo I - Sezione I

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SEZIONE PRIMA

Dell’uso logico dell’intelletto in generale.


L’intelletto è stato sopra definito soltanto negativamente, come facoltà di conoscere non sensitiva. Ora noi non possiamo avere nessuna intuizione indipendentemente dalla sensibilità. L’intelletto, dunque, non è una facoltà dell’intuizione. Ma, oltre l’intuizione, non c’è altra maniera di conoscere che per concetti. Perciò la conoscenza propria di ogni intelletto, almeno dell’intelletto umano, è una conoscenza per concetti: non intuitiva, ma discorsiva. Tutte le intuizioni, in quanto sensibili, riposano su affezioni; i concetti, dunque, su funzioni. Ma io intendo per [p. 110 modifica]funzione l’unità dell’atto che ordina diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti dunque si fondano sulla spontaneità del pensiero, come le intuizioni sensibili sulla recettività delle impressioni. Ora di questi concetti l’intelletto non può far altro uso se non in quanto per mezzo di essi giudica. Poichè nessuna rappresentazione, tranne la sola intuizione, si riferisce immediatamente all’oggetto, così un concetto non si riferisce mai immediatamente ad un oggetto, ma a qualche altra rappresentazione di esso (sia essa intuizione o anche già concetto). Il giudizio dunque è la conoscenza mediata di un oggetto, e però la rappresentazione di una rappresentazione del medesimo. In ogni giudizio c’è un concetto, che si conviene a molti, e che tra questi molti comprende anche una rappresentazione data, la quale ultima vien riferita immediatamente all’oggetto. Così, per es., nel giudizio: tutti i corpi sono divisibili, il concetto del divisibile si riferisce a diversi altri concetti; ma fra questi qui viene particolarmente riferito al concetto del corpo, il quale, per altro, si riferisce a certi fenomeni che si presentano a noi. Così dunque questi oggetti vengono rappresentati per mezzo del concetto della divisibilità, meditamente. Inoltre, tutti i giudizi sono funzioni dell’unità tra le nostre rappresentazioni, poichè, invece di una rappresentazione immediata, per la conoscenza dell’oggetto è adoperata un’altra rappresentazione d’ordine più elevato, che raccoglie sotto di sè quella e molte altre; e molte conoscenze possibili vengono in tal modo raccolte in una. Ma noi possiamo ricondurre a giudizi tutti gli atti dell’intelletto, in modo che l’intelletto, in generale, può essere rappresentato come una facoltà di giudicare. Esso infatti, secondo ciò che s’è detto sopra, è una facoltà di pensare. Pensare è la conoscenza per concetti. Ma i concetti si riferiscono, come predicati di giudizi possibili, a qualche rappresentazione di un oggetto ancora indeterminato. Così il concetto di corpo significa qualche cosa, per es., un metallo, che può essere conosciuto mediante quel concetto. È dunque concetto solo a patto che sieno sotto [p. 111 modifica]di esso raccolte altre rappresentazioni, mediante le quali può riferirsi agli oggetti. Esso è, insomma, il predicato di un giudizio possibile, per es., ogni metallo è un corpo. Le funzioni dell’intelletto possono dunque esser trovate tutte quante, se si può esporre completamente le funzioni dell’unità nei giudizi. Ma che ciò si possa benissimo ottenere, sarà mostrato dalla sezione seguente.