Critica della ragion pura (1949)/Dottrina trascendentale degli elementi/Estetica trascendentale

Estetica trascendentale

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Dottrina trascendentale degli elementi Dello spazio
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PARTE PRIMA

ESTETICA TRASCENDENTALE


§ 1.1

Se in qualunque modo e con qualunque mezzo una conoscenza si può sempre riferire ad oggetti, quella tuttavia, per cui tale riferimento avviene immediatamente, e che ogni pensiero ha di mira come mezzo, è l’intuizione. Ma questa ha luogo soltanto a condizione che l’oggetto ci sia dato; e questo, a sua volta, è possibile, almeno per noi uomini2, solo in quanto modifichi in certo modo lo spirito. La capacità (recettività) di ricevere rappresentazioni pel modo in cui siamo modificati dagli oggetti, si chiama sensibilità. Gli oggetti dunque ci son dati per mezzo della sensibilità, ed essa sola ci fornisce intuizioni; ma queste vengono pensate dall’intelletto, e da esso derivano i concetti. Ma ogni pensiero deve, direttamente o indirettamente, mediante certe note3, riferirsi infine a intuizioni, e perciò, in noi, alla sensibilità, giacchè in altro modo non può esserci dato verun oggetto.

L’azione di un oggetto sulla capacità rappresentativa, in quanto noi ne siamo affetti, è sensazione. Quella intuizione, che si riferisce a un oggetto mediante la sensa[p. 66 modifica]zione, dicesi empirica. L’oggetto indeterminato di una intuizione empirica si dice fenomeno4.

Nel fenomeno, io chiamo materia ciò che corrisponde alla sensazione; ciò invece, per cui il molteplice del fenomeno possa essere ordinato5 in determinati rapporti, chiamo forma del fenomeno. Poiché quello, in cui soltanto le sensazioni si ordinano e possono esser poste in una forma determinata, non può essere da capo sensazione; così la materia di ogni fenomeno deve bene esser data solo a posteriori, ma la forma di esso dev’essere del tutto a priori, bella e pronta nello spirito; e però potersi considerare separata da ogni sensazione.

Tutte le rappresentazioni, nelle quali non è mescolato nulla di ciò che appartiene alla sensazione, le chiamo pure (in senso trascendentale). Quindi la forma pura delle intuizioni sensibili in generale si troverà a priori nello spirito, nel quale tutta la varietà dei fenomeni viene intuita in determinati rapporti. Questa forma pura della sensibilità si chiamerà essa stessa intuizione pura. Così, se dalla rappresentazione di un corpo separo ciò che ne pensa l’intelletto, come sostanza, forza, divisibilità, ecc., e a un tempo ciò che appartiene alla sensazione, come impenetrazione, durezza, colore, ecc., mi resta tuttavia qualche cosa di questa intuizione empirica, cioè l’estensione e la forma. Questa appartengono alla intuizione pura, che ha luogo a priori nello spazio, anche senza un attuale oggetto dei sensi, o una sensazione, quasi semplice forma della sensibilità.

Chiamo estetica trascendentale6 una scienza di [p. 67 modifica]tutti i principii a priori della sensibilità. Deve esserci una tale scienza, che costituisca la prima parte di una dottrina trascendentale degli elementi, in opposizione a quella che contiene i principii del pensiero puro e vien denominata logica trascendentale.

Nella estetica trascendentale, dunque, noi isoleremo dapprima la sensibilità, separandone tutto ciò che ne pensa coi suoi concetti l’intelletto, affinchè non vi resti altro che l’intuizione empirica. In secondo luogo, separeremo ancora da questa ciò che appartiene alla sensazione, affinchè non ne rimanga altro che la intuizione pura e la semplice forma dei fenomeni, che è ciò solo che la sensibilità può fornire a priori. In questa ricerca si troverà che vi ha due forme pure di intuizione sensibile, come principii della conoscenza a priori, cioè spazio e tempo, del cui esame noi ci occuperemo or ora.

Note

  1. La divisione in paragrafi mancava nella 1ª ediz.
  2. «almeno per noi uomini» è un’aggiunta della 2ª ediz.
  3. «mediante certe note» è un’aggiunta della 2ª ediz.
  4. Il testo ha Erscheinung = apparizione, o parvenza. Ma tanto l’uno quanto l’altro di questi termini dicono in italiano qualcosa di troppo più particolare dell’Erscheinung di Kant, che è, come egli dice altrove, l’oggetto della percezione. Quindi preferiamo tradurlo con «fenomeno», adoperando egli infatti promiscuamente Erscheinung e Phenomenon.
  5. La 1ª ediz.: «intuito».
  6. I tedeschi sono i soli, che si servano al presente della parola estetica per indicare ciò che gli altri chiamano critica del gusto. La ragione sta nella fallita speranza dell’eccellente analista Baumgarten, il quale credette di ridurre a principii razionali il giudizio critico del bello, e di elevarne le regole a scienza. Ma codesto sforzo è vano. Imperrochè le dette regole e i criteri del gusto sono per le loro principali fonti6 1, empirici, e però non possono mai servire a determinare leggi a priori, sulle quali dovrebbe appoggiarsi il nostro giudizio del bello: piuttosto questo forma la pietra di paragone della validità di quelli. Sarebbe perciò ragionevole o abbandonare di nuovo questa denonimazione, e mantenerla a quella dottrina che è vera scienza (con che ci si avvicinerebbe anche alla lingua e al significato degli antichi, presso i quali famosa fu la divisione della conoscenza in αἰσθητά καὶ νοητά); oppure assegnare la parola sia alla filosofia speculativa sia all’estetica, prendendole ora in senso trascendentale, ora in senso psicologico6 2. (N. di K.)
    La parola Estetica, come nome della scienza speciale del bello, venne per la prima volta usata dal Baumgarten nel 1735, nella dissertazione Meditationes philosophicae de nonnullis ad poëma pertinentibus (ristampata da B. Croce, Napoli, 1900).
    1. La attenuazione «principali» è della 2ª edizione.
    2. Le parole «oppure mantenere..., psicologico» sono una aggunta della 2ª edizione.