Così parlò Zarathustra/Parte prima/Dell'amico
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Dell’amico.
«C’è sempre uno di troppo intorno a me». — Così pensa il solitario. «Sempre uno via uno — a lungo andare ciò finisce per far due».
Io e Me conversiamo insieme con assiduità troppo viva; come si potrebbe sopportare ciò, se non ci fosse di mezzo un amico?
L’amico è sempre un terzo per il solitario; e il terzo è il sughero che non permette che il discorso dei due cada nel fondo.
Ohimè, ci sono troppe profondità per i solitari. Perciò essi provano ardente desiderio d’un amico che li tragga in alto.
La nostra fede negli altri tradisce ciò che più volentieri noi crederemmo di noi stessi. Il nostro desiderio d’un amico ci tradisce.
Molto spesso con l’amore non si vuole altro che passar oltre l’invidia. E molte volte andiamo in cerca di nemici e li combattiamo, soltanto per nascondere a noi stessi che agli altri è facile l’assalirci.
«Devi essere almeno mio nemico» — così parla il vero rispetto che non osa mendicar l’amicizia.
Se vuoi possedere un amico, ti bisogna voler anche guerreggiare per lui: e per far la guerra, conviene saper essere nemico.
Nell’amico bisogna rispettare anche il nemico. Puoi tu forse avvicinarti al tuo amico senza passare a lui del tutto?
Nel proprio amico bisogna possedere il miglior nemico. Tu devi sentirti nel cuore più vicino a lui, quando ti senti da lui respinto.
Vorresti presentarti a lui nudo? Sarebbe egli onorato? Ma egli ti manderà in suo cuore al diavolo!
Chi non sa dissimulare desta ripugnanza: ecco, vedete, perchè vi bisogna temere la nudità! Certo se voi foste degli dèi, vi sarebbe concesso vergognarvi delle vostre vesti!
Per il tuo amico non saprai mai adornarti abbastanza; giacchè tu devi essere per lui la freccia e il desiderio del superuomo.
Hai tu mai osservato l’amico quando dorme — per sapere quale egli è in quell’atto? Che cosa è di solito la faccia del tuo amico? La tua propria faccia che si riflette in un rozzo specchio imperfetto.
Hai tu mai veduto dormire il tuo amico? Non provasti sgomento nel vederlo? o amico mio, l’uomo è cosa che dev’essere superata.
Nell’indovinare e nel tacere l’amico dev’essere maestro: tu non devi desiderare di veder tutto.
Il tuo sogno deve rivelarti ciò che il tuo amico fa quando è desto.
Una divinazione sia la tua simpatia: affinchè tu possa anzitutto sapere se il tuo amico chieda simpatia. Forse in te egli ama sovra ogni altra cosa il volto fiero e lo sguardo dell’eternità.
La tua simpatia per l’amico si celi sotto una ruvida scorza, intorno alla quale tu devi logorare i tuoi denti. Così la tua simpatia acquisterà delicatezza e dolcezza.
Sei tu l’aria fresca, la solitudine, il pane e la medicina per il tuo amico? Taluno è incapace di spezzare le proprie catene, eppure giunge a redimere l’amico.
Sei tu uno schiavo? In tal caso non puoi essere amico. Sei tu un tiranno? Allora non puoi avere amici.
Troppo tempo nella donna si celarono lo schiavo e il tiranno. Per ciò la donna è ancor incapace dell’amicizia: essa non conosce che l’amore.
Nell’amore della donna si rivela la cieca ingiustizia contro tutto ciò che essa non ama.
Ed anche nell’amore cosciente della donna stanno sempre insieme con luce la folgore e le tenebre.
Ancora la donna non è capace d’amicizia: gatte sono ancor sempre le donne, ed uccelli. O, nella miglior ipotesi, giovenche.
Ancora la donna è incapace d’amicizia. Ma ditemi voi, o uomini, chi di voi è capace d’amicizia?
Oh quanta povertà in voi, o uomini, quanta avarizia! Ciò che voi date all’amico io appena lo darei al mio nemico, e non diverrei già molto povero per ciò.
Esiste la famigliarità di compagni; deh, potesse esistere anche l’amicizia!».
Così parlò Zarathustra.