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52 | così parlò zarathustra - parte prima |
Dell’amico.
«C’è sempre uno di troppo intorno a me». — Così pensa il solitario. «Sempre uno via uno — a lungo andare ciò finisce per far due».
Io e Me conversiamo insieme con assiduità troppo viva; come si potrebbe sopportare ciò, se non ci fosse di mezzo un amico?
L’amico è sempre un terzo per il solitario; e il terzo è il sughero che non permette che il discorso dei due cada nel fondo.
Ohimè, ci sono troppe profondità per i solitari. Perciò essi provano ardente desiderio d’un amico che li tragga in alto.
La nostra fede negli altri tradisce ciò che più volentieri noi crederemmo di noi stessi. Il nostro desiderio d’un amico ci tradisce.
Molto spesso con l’amore non si vuole altro che passar oltre l’invidia. E molte volte andiamo in cerca di nemici e li combattiamo, soltanto per nascondere a noi stessi che agli altri è facile l’assalirci.
«Devi essere almeno mio nemico» — così parla il vero rispetto che non osa mendicar l’amicizia.
Se vuoi possedere un amico, ti bisogna voler anche guerreggiare per lui: e per far la guerra, conviene saper essere nemico.
Nell’amico bisogna rispettare anche il nemico. Puoi tu forse avvicinarti al tuo amico senza passare a lui del tutto?
Nel proprio amico bisogna possedere il miglior nemico. Tu devi sentirti nel cuore più vicino a lui, quando ti senti da lui respinto.
Vorresti presentarti a lui nudo? Sarebbe egli onorato? Ma egli ti manderà in suo cuore al diavolo!
Chi non sa dissimulare desta ripugnanza: ecco, vedete, perchè vi bisogna temere la nudità! Certo se voi foste degli dèi, vi sarebbe concesso vergognarvi delle vostre vesti!
Per il tuo amico non saprai mai adornarti abbastanza; giacchè tu devi essere per lui la freccia e il desiderio del superuomo.