Così mi pare/Cosette/Cronache malinconiche
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Cronache malinconiche
La fine dell’amore.
L’amore muore — l’amore è morto.
La sentenza tremenda, che dovrebbe essere un grido d allarme per tatte le donne, perchè interessante la grande affaire di ogni vita femminile, è stata lanciata dalle colonne d’un giornale meridionale e lanciata formalmente con la piena consapevolezza della tremenda cosa affermata.
L’amore muore — l’amore è morto.
E la colpa — dice l’autore del grido d’allarme — è del femminismo. Sottraendosi alla tutela dell’uomo, la donna ha inaridito in lui le fonti dell’amore. Assumendo atteggiamenti copiati dalla mascolinità, ella ha spento per gli occhi e per i sensi maschili il maggiore incitamento. Questa la causa della crisi dell'amore, della quale, sempre quell’autore, vede un sintomo ben strano in questo fatto: la diminuzione delle tragedie di amore. L'uomo non ammazza più: (purtroppo, l'uomo ammazza ancora!) dunque non ama più!
Il ragionamento non potrebbe essere più.... meridionale e più selvaggio. S’io fossi in vena di polemica potrei facilmente dimostrare come P amore vero non sopprime, ma si sopprime, quando non trova più la forza di affrontare la vita; il famoso binomio poetico: Amore e morte, ha, per tutti coloro che escono dalla categoria dei delinquenti, una sola traduzione onesta: non l'uxoricidio, ma il suicidio.
Questo, per incidente.
⁂
Perchè io non sono in vena di polemica.
E nemmeno sono così pessimista da credere davvero alla fine dell'amore. Piuttosto, penso che il concetto dell'amore è assai scaduto nella giovane generazione maschile.
Forse, l'amore non è morto, ma certo è detronizzato e in sua vece regna il piacere.
Gli uomini non sentono più il bisogno della cara fiamma e della cara luce, della poesia del sogno e della tormentosa, divina febbre, trasfigurante la vita. Essi cercano soltanto l'ebrezza fugace, lo stordimento che interessa i nervi senza turbare l'equilibrio dell'egoismo, il brivido che sfiora l'epidermide senza accelerare d un battito le pulsazioni del cuore.
Chi dà valore al sogno nell’età che vede trionfare l'utilitarismo nella vita, il positivismo nella filosofia, il realismo nell’arte? Chi ha il tempo e il coraggio d’innamorarsi, oggi, e di confessarsi innamorato; di chiudersi per la vita, meno ancora, per qualche anno, per alcuni mesi, magari, nella nube d oro, fuori e sopra del mondo, fuori e sopra dell'esistenza?
Vivere bisogna — cioè agitarsi, produrre, guadagnare, sperperare, godere.
E pochi pensano, e pochi credono, e pochi sanno, ormai, che la vita ha un espressione sola unica: amare — che all'infuori di quello, tutto è vanità, tutto è vuoto, tutto è fumo — che nessuna vittoria d’intelletto o di braccio vale la conquista vera di un piccolo cuore.
La colpa è della vita, la colpa è dell'età, la colpa è degli uomini e un poco anche, sì, di noi donne.
Per non essere tacciati di sentimentalismo, per non passare per dei Werther in ritardo, per non sembrare anacronismi viventi nelle modernissime forme di vita, gli uomini hanno messo una specie di puntiglio nell’inaridirsi, nell’inscetticirsi nel sostituire il motto di spirito all'espressione ingenua e sublime della passione, nel lacerare colla frase cinica e irriverente il velo del pudore e la nube rosea della passione.
E noi, e noi li abbiamo seguiti!
Il contraccolpo di questo scetticismo, di questo cinismo, di questo modernismo arido e desolante ci ha colpite in pieno e ci ha, infine, travolte.
Toccò alla nostra adolescenza l’inibizione della poesia, del sentimento, della religione dell'ideale, della sete d’azzurro.
Toccò a noi di sentir deridere con una parola ch’ebbe un significato avvilente per l'anima nostra delicata e schiva — romanticismo, romanticume — le fioriture più squisite dell'intelletto e del cuore.
Non osavamo più cogliere un fiore, ammirare un paesaggio, commuoverci a un pezzo di musica, fissare una stellina d’oro, piangere sopra una pagina di un libro, senza sentire, prima ancora di riceverla, la puntura d’un sarcasmo, d’una canzonatura. Che tristezza!
Abbiamo dovuto abituarcisi, abbiamo dovuto rifarci, metterci sul tono degli altri. Per non parere stonature viventi, siamo diventate dei bons garçons senza sensitività e senza troppe suscettibilità: abbiamo imparato a ridere di quello che dentro ci faceva piangere, a nascondere sotto una vernice di scetticismo la morbosa sensitività, e sotto una maschera di aridità la femminilità esuberante.
E questo abbiamo fatto per lo stesso motivo che spingeva e spinge gli uomini a mentire e a mentirsi: per non parere vieux jeu!
⁂
Altro che dar la colpa al femminismo! Il femminismo è un fenomeno che comprende una parte infima della femminilità e questa miseria nostra si estende purtroppo a tutta quanta la femminilità. Per tutte le donne la civetteria ha sostituito il turbamento del primo destarsi del sentimento e il flirt ha detronizzato l’idillio.
Questo, perchè nessun uomo vuol più saperne d’idillio e nessuno più si sogna di mettere a base di una di quelle complicazioni sentimentali, che per la modernità hanno sostituito l'amore, la parola magica e divina: per sempre!
In questa parola è riassunta l’aspirazione tutta della donna e tutta la defezione dell'uomo. Nel sogno, per lei, l'amore ha sempre carattere di eternità: per l'uomo, quasi sempre ha significato di precarietà.
Questo avviene quasi inconsciamente, senza merito per una parte, senza colpa per l'altra — perchè la donna è, d’istinto, fedele come l'uomo è, di sua natura, poligamo. E l'istinto esiste e sussiste in tutte, anche nelle sciagurate che prodigano se stesse per un pane, e pur distinguono fra la professione ignobile e l'eletto dal cuore; anche nelle donne che sembrano fedifraghe all'amore, e che in realtà lo sono soltanto perchè s’illudono sempre di trovare nell'ultimo eletto l'"ardore di corrispondenza mancato forse, nella esperienza o nelle esperienze precedenti.
Ripeteremo l'affermazione di George Sand, che l'amore è sempre un episodio nella vita di un uomo, mentre è tutta la vita per la donna? E come volete che la donna spenga colle sue stesse mani la fiamma di tutta la sua vita?
Può esistere — esiste anzi certo una crisi dell'amore, ma non è la donna che l'ha creata. Ella non ne è che la vittima.
E non v'è cuore d’uomo che non ne sia — nel suo intimo — persuaso.
Scrivere, è un altro affare.