Coronatemi, o lauri. Il tracio legno
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Occhi neri, occhi belli, or quale avrete | Frena, o bella, il dolor, se 'l veglio alato | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Lorenzo Casaburi
IV
LE DONNE ASCOLTATRICI DELLA SUA POESIA
Coronatemi, o lauri. Il tracio legno
a te, cetera mia, ceda i suoi vanti,
ché se quegli placò lo stigio regno,
tu cieli di beltá tragger ti vanti.
De’ Campidogli tuoi l’alto disegno
io non invidio, o Tebro, a’ tuoi regnanti;
ché teatro piú nobile e piú degno
m’alzâr di belle ciglia archi stellanti.
Mecenati, or non piú chieggio a’ destini
che d’alme bocche al plettro mio sonoro
s’apran arche di perle e di rubini.
Taccia chi inutil chiama il dio canoro,
ché di candidi petti e biondi crini
tratti ho monti d’argento e fiumi d’oro.