Cor, che d'atti empj e crudeli
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XLVI
Che in Amore son pene.
Cor, che d’atti empj e crudeli
Ti quereli,
Non sai tu, che Amore è reo?
A penar tu non sei solo:
5In gran duolo
Già così piangeva Orfeo.
Cinta il crin d’oscure bende
Notte ascende
Per lo ciel su tacit’ali;
10E con aer tenebroso
Dà riposo
Alle ciglia de’ mortali.
Non è riva erma e selvaggia,
Non è piaggia
15Di bei fior vaga e dipinta,
Nel cui seno alberghi fera
Così fiera,
Che dal sonno or non sia vinta.
Chiuso ramo intra le foglie
20Ora accoglie
Gli augelletti volatori;
E nel mare in grembo a Teti
Or quïeti
Stansi i pesci notatori.
25Io soletto al duol, che spargo,
Gli occhi allargo,
Perchè forte indi trabocchi;
E pasciuti di veneno
Giù nel seno
30Vegghia il cor, non men che gli occhi.
Per tal via non soffre un core
Rio dolore,
Che appo me non sia felice;
Ah che in terra il mio conforto
35Teco è morto,
Amatissima Euridice!
Lasso me! che far deggio io?
Rive, addio,
Troppo liete a’ dolor miei:
40Vegno a voi, monti silvestri,
Fiumi alpestri,
Vegno a voi, ghiacci Rifei.