Contro Wagner/Il caso Wagner/Secondo post-scriptum

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Friedrich Nietzsche - Contro Wagner (1889)
Traduzione dal tedesco di Anonimo (1914)
Il caso Wagner - Secondo post-scriptum
Il caso Wagner - Post-scriptum Il caso Wagner - Epilogo

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SECONDO POST-SCRIPTUM.


La mia lettera, sembra, è suscettibile di un malinteso. Su taluni volti appaiono i segni della gratitudine, d’una modesta allegrezza. [p. 55 modifica]Preferirei qui, come in molte cose, essere compreso. Ma da quando un animale nuovo devasta le vigne dello spirito germanico — voglio dire il verme dell’Impero, il celebre Rhinoxera — non una più delle mie parole vien compresa. La Gazzetta della Croce, essa stessa, me rafferma, per non parlare del Central-blat letterario. — Ho dato ai Tedeschi il più profondo libro ch’essi posseggano, — e questa è ragion sufficiente perché non ne capiscano una parola... Se in questo scritto io fo guerra a Wagner — e per incidenza a un «gusto» tedesco — , se ho dure parole per il cretinismo di Bayreuth, ciò non implica per nulla ch’io voglia far festa a un altro musicista. Altri musicisti non contano per niente accanto a Wagner. Ad ogni modo tutto ciò va male. La decrepitezza è generale. La malattia ha origine profonda. Se a Wagner spetta la fama di aver rovinata la musica, come a Bernini quella di aver ruinata la scultura, ciò non è, a dir vero, colpa di Wagner. Egli non ha fatto che accelerare il movimento, — ma certo, in tal maniera che ci si ferma spaventati dinanzi a questo abisso, dinanzi a questo crollo improvviso. Egli possedeva l’ingenuità della decadenza: fu questa la sua superiorità. Ci credeva; non si fermava dinanzi ad alcuna logica della decadenza. Gli altri esitano, — [p. 56 modifica]ed è ciò che li distingue. Nient’altro!... Enumero quel che v’ha di comune fra Wagner e «gli altri»: l’abbassamento della forza organizzatrice; l’abuso dei mezzi tradizionali, senza la capacità che ne giustifichi l’impiego; la falsa coniatura nell’imitazione dei grandi modelli pei quali oggi nessuno è abbastanza forte, abbastanza fine, abbastanza sicuro di sè, abbastanza valido; l’eccesso di vitalità nei dettagli; la passione ad ogni costo; la raffinatezza come espressione della vita ammiserita; sempre più nervi in luogo di carne. — Io non conosco un solo musicista il quale sia oggi capace di tagliare un preludio in pieno legno: e nessuno lo conosce... Chi è celebre oggi, se paragonato a Wagner non fa musica «migliore», ma soltanto musica più indecisa, più indifferente: — più indifferente perchè l’incompleto è demolito dalla sola esistenza del completo. Ma Wagner era qualcosa di completo; era la corruzione completa; Wagner era il coraggio, la volontà, la convinzione nella corruzione — ; che importa dopo questo Giovanni Brahms!... Il suo successo è fondato sopra un malinteso tedesco: lo si prese come antagonista di Wagner — si aveva bisogno di un antagonista! — Ciò non vi fa della musica indispensabile, ciò vi fa innanzi tutto troppa musica! — Quando non si è ricchi bisogna avere la fierezza della [p. 57 modifica]povertà!... La simpatia che Brahms innegabilmente inspira qua e là, astrazion fatta dagli interessi di partito, dei malintesi di partito, fu per lungo tempo un enigma per me: fin quando scoprii finalmente, quasi per caso, ch’egli agiva sopra un particolar tipo di uomini. Egli ha la malinconia dell’impotenza: egli non crea abbondanza, ma ha sete d’abbondanza. Se si prescinde dalle sue imitazioni, da quel ch’ei prende a prestito dalle forme stilistiche dei grandi maestri antichi e dagli esotici moderni (— è un maestro nell’arte del plagio — ) non resta al suo attivo che il desiderio infinito... È quel che intuiscono i languidi e i soddisfatti d’ogni sorta. Egli è troppo poco personale, troppo poco concentrato... È quel che comprendono gli «impersonali», i periferici — ed è così che lo amano. Egli è, in ispecie, il musicista d’una certa specie di donne incomprese. Cinquanta passi più in là e ci s’incontra nelle wagneriane — allo stesso modo che cinquanta passi più in là di Brahms ci s’imbatte in Wagner — : le wagneriane, tipo più caratteristico, più interessante e più grazioso. Brahms è commovente in quanto sogna misteriosamente e s’affligge su sé stesso — , è in questo ch’egli è «moderno» — ; diventa freddo, non ci interessa più non appena si fa raccoglitore dell’eredità dei classici... Volentieri si cita Brahms [p. 58 modifica]come erede di Beethoven: non conosco eufemismo più prudente. Tutto ciò che oggi ha qualche pretesa al «grande stile» in fatto di musica è, appunto per ciò, falso rispetto a noi oppure falso rispetto a se stesso. Cotesta alternativa dà abbastanza da pensare: poichè racchiude una casuistica sul valore delle due ipotesi. «Falso rispetto a noi»: contro ciò l’istinto della maggioranza protesta — non si vuol essere ingannati — ; quanto a me, io preferirei certamente questo tipo all’altro («falso di fronte a sé stesso»). Tal è il mio gusto. — Per esprimermi più chiaramente alla maniera dei «poveri di spirito»: Brahmso Wagner... Brahms non è commediante. È possibile, da Brahms, farsi un’idea d’una gran parte degli altri musicisti. Non dico niente degli astuti imitatori di Wagner, per esempio di Goldmark: la sua Regina di Saba appartiene al bestiario. Quel che oggi può esser fatto, quel che può esser fatto con mano maestra, son le piccole cose. Solo qui la lealtà è possibile ancora. Ma nulla può guarire la musica dal suo male fondamentale, la fatalità d’esser l’espressione d’una contraddizione fisiologica, d’essere moderna. Il miglior insegnamento, l’educazione più conscienziosa, l’intimità più assoluta ed anche l’isolamento nella compagnia dei vecchi maestri — tutto ciò non è che paliativo, non è che illusorio, per parlare più [p. 59 modifica]severamente, poi che il temperamento non più risponde alle condizioni prime: sia la forte razza d’un Haendel o l’esuberante animalità d’un Rossini. — Ciascuno non ha il diritto di guidare sè stesso sulla scorta d’ogni maestro: questo è vero per epoche intiere. — Non è impossibile che esistano ancora, in qualche parte d’Europa, residui di razze più forti, composti d’uomini superiori al loro tempo: ciò ci consentirebbe di sperare ancora in una bellezza tardiva e in una perfezione, anche nella musica. Ciò che ancora può accaderci di meglio è d’incontrare delle eccezioni. Con questa regola, che la corruzione è sovrana, che la corruzione è fatale, non v’è dio che possa salvar la musica.