come erede di Beethoven: non conosco eufemismo più prudente. Tutto ciò che oggi ha qualche pretesa al «grande stile» in fatto di musica è, appunto per ciò, falso rispetto a noi oppure falso rispetto a se stesso. Cotesta alternativa dà abbastanza da pensare: poichè racchiude una casuistica sul valore delle due ipotesi. «Falso rispetto a noi»: contro ciò l’istinto della maggioranza protesta — non si vuol essere ingannati — ; quanto a me, io preferirei certamente questo tipo all’altro («falso di fronte a sé stesso»). Tal è il mio gusto. — Per esprimermi più chiaramente alla maniera dei «poveri di spirito»: Brahms — o Wagner... Brahms non è commediante. È possibile, da Brahms, farsi un’idea d’una gran parte degli altri musicisti. Non dico niente degli astuti imitatori di Wagner, per esempio di Goldmark: la sua Regina di Saba appartiene al bestiario. Quel che oggi può esser fatto, quel che può esser fatto con mano maestra, son le piccole cose. Solo qui la lealtà è possibile ancora. Ma nulla può guarire la musica dal suo male fondamentale, la fatalità d’esser l’espressione d’una contraddizione fisiologica, d’essere moderna. Il miglior insegnamento, l’educazione più conscienziosa, l’intimità più assoluta ed anche l’isolamento nella compagnia dei vecchi maestri — tutto ciò non è che paliativo, non è che illusorio, per parlare più se-