Preferirei qui, come in molte cose, essere compreso. Ma da quando un animale nuovo devasta le vigne dello spirito germanico — voglio dire il verme dell’Impero, il celebre Rhinoxera — non una più delle mie parole vien compresa. La Gazzetta della Croce, essa stessa, me rafferma, per non parlare del Central-blat letterario. — Ho dato ai Tedeschi il più profondo libro ch’essi posseggano, — e questa è ragion sufficiente perché non ne capiscano una parola... Se in questo scritto io fo guerra a Wagner — e per incidenza a un «gusto» tedesco — , se ho dure parole per il cretinismo di Bayreuth, ciò non implica per nulla ch’io voglia far festa a un altro musicista. Altri musicisti non contano per niente accanto a Wagner. Ad ogni modo tutto ciò va male. La decrepitezza è generale. La malattia ha origine profonda. Se a Wagner spetta la fama di aver rovinata la musica, come a Bernini quella di aver ruinata la scultura, ciò non è, a dir vero, colpa di Wagner. Egli non ha fatto che accelerare il movimento, — ma certo, in tal maniera che ci si ferma spaventati dinanzi a questo abisso, dinanzi a questo crollo improvviso. Egli possedeva l’ingenuità della decadenza: fu questa la sua superiorità. Ci credeva; non si fermava dinanzi ad alcuna logica della decadenza. Gli altri esitano, —