Compendio della dottrina cristiana/Catechismo breve/Parte quarta/Capo V

Catechismo breve - Parte quarta - Capo V

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Capo V.
Del sacramento della penitenza.

§ 1. - Delle disposizioni per ricevere bene questo sacramento e in particolare dell'esame di coscienza.

D. Che cosa è il sacramento della Penitenza?

R. La Penitenza, detta anche Confessione, è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo.

D. Quante cose ci vogliono per fare una buona confessione?

R. Per fare una buona confessione ci vogliono cinque cose: 1.º far l’esame di coscienza: 2.º aver dolore e detestazione dei peccati; 3.º fare fermo proposito di non commetterli mai più; 4.º confessarli tutti; 5.º far la penitenza imposta dal confessore.

D. Come si fa l’esame di coscienza?

R. L’esame di coscienza si fa col richiamare diligentemente alla memoria, innanzi a Dio, tutti i peccati commessi, non mai confessati, in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i comandamenti di Dio e della Chiesa, e contro gli obblighi del proprio stato.

D. Nell’esame dobbiamo ricercare anche il numero dei peccati?

R. Nell’esame dobbiamo ricercare anche il numero dei peccati mortali. [p. 60 modifica]

D. Nell’esame oltre al ricercare il numero dei peccati mortali, dobbiamo pensare ancora alle circostanze nelle quali si commisero?

R. Dobbiamo pensare ancora a quelle circostanze che mutano la specie, o che cambiano il peccato da veniale in mortale.

§ 2. - Del dolore e del proponimento.

D. Che cosa è il dolore dei peccati?

R. Il dolore dei peccati è un dispiacere dell’animo, pel quale si detestano i peccati commessi e si propone di non farne più in avvenire.

D. Quali sono i motivi per cui dobbiamo pentirci?

R. Dobbiamo pentirci perchè peccando abbiamo meritati i castighi di Dio, ma molto più perchè abbiamo offeso Dio infinitamente buono e degno per se stesso di essere amato sopra ogni cosa.

D. Che cosa dobbiamo fare per avere questo dolore?

R. Dobbiamo dimandarlo di cuore a Dio, ed eccitarlo in noi colla considerazione del gran male che abbiamo fatto peccando.

D. Di quante specie è il dolore?

R. Il dolore è di due specie: perfetto ed imperfetto.

D. Che cosa è il dolore perfetto?

R. Il dolore perfetto è il dispiacere di aver offeso Dio, perchè infinitamente buono e degno [p. 61 modifica]per se stesso d’essere amato: e questo dolore si chiama anche contrizione.

D. Perchè chiamate voi perfetto il dolore di contrizione?

R. Chiamo perfetto il dolore di contrizione per due ragioni: 1.ª perchè riguarda la bontà di Dio per se stessa; 2.ª perchè ci fa subito ottenere il perdono dei peccati, restandoci però l’obbligo di confessarli.

D. Quale è il dolore imperfetto o di attrizione?

R. Il dolore imperfetto o di attrizione è quello per cui ci pentiamo di avere offeso Dio, come sommo Giudice, cioè per timore dei castighi meritati in questa e nell’altra vita pei nostri peccati.

D. È sufficiente il dolore imperfetto, ossia l’attrizione, per ottenere il perdono?

R. Il dolore imperfetto, ossia l’attrizione, è sufficiente per ottenere il perdono delle colpe, quando vi si unisce l’assoluzione sacramentale.

D. Qual’è il male che si fa peccando?

R. Il male che si fa col peccato mortale sta specialmente in ciò, che per esso si perde la grazia di Dio ed il paradiso, si meritano le pene dell’inferno, e si offende Dio nostro Signore e Padre che ci ha fatto tanti benefizi, che tanto ci ama, e che ha un diritto infinito d’essere amato sopra ogni cosa e servito fedelmente.

D. Il dolore deve estendersi a tutti i peccati?

R. Sì, il dolore deve estendersi a tutti i peccati mortali commessi. [p. 62 modifica]

D. Chi si confessa di soli peccati veniali deve avere il dolore di tutti?

R. Per rendere valida la confessione, basta che sia pentito di alcuni di essi: ma per ottenere il perdono di tutti è necessario pentirsi di tutti.

D. In che consiste il proponimento?

R. Il proponimento consiste in una volontà risoluta di non commettere mai più il peccato, e di usare tutti i mezzi necessari per fuggirlo.

§ 3. - Della confessione o accusa dei peccati.

D. In che consiste la confessione dei peccati?

R. La confessione consiste in un’accusa distinta dei nostri peccati al confessore per averne l’assoluzione e la penitenza.

D. Di quali peccati siamo obbligati a confessarci?

R. Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali; è bene però confessare anche i veniali.

D. Come dobbiamo accusare i peccati mortali?

R. Dobbiamo accusare i peccati mortali esponendone il numero, la specie e le circostanze che mutano la specie, o che da veniali li fanno diventar mortali.

D. Chi non ricorda il numero preciso dei peccati come deve fare?

R. Chi non ricorda il numero preciso dei peccati mortali che ha commesso deve dire quello che più si avvicina alla verità. [p. 63 modifica]

D. Chi per vergogna non avesse detto la verità al confessore, avrebbe fatto una buona confessione?

R. Chi per vergogna non avesse detto la verità al confessore o tacendo un peccato mortale, o non dicendo il numero conosciuto, o non esponendo le circostanze necessarie, avrebbe fatto un sacrilegio.

D. Che cosa deve fare chi sa di non essersi confessato bene?

R. Chi sa di non essersi confessato bene deve rifare le confessioni mal fatte, e manifestare inoltre il sacrilegio o i sacrilegi commessi.

D. Chi ha tralasciato un peccato mortale per pura dimenticanza, ha fatto una buona confessione?

R. Chi ha tralasciato un peccato mortale per dimenticanza, se fu diligente nel far l’esame, ha fatto una buona confessione; ma gli resta l’obbligo di accusare quel peccato quando se ne ricordasse, nella confessione seguente.

D. Come vi presenterete al confessore?

R. Mi metterò in ginocchio, dirò: beneditemi, padre, perchè ho peccato; e farò il segno della Croce.

D. Fatto il segno della Croce che cosa direte?

R. Fatto il segno della Croce, dirò: mi confesso a Dio onnipotente, alla beata Vergine Maria, a tutti i Santi e a voi, mio padre, perchè ho peccato. Farò poi l’accusa dovuta de’ miei peccati. [p. 64 modifica]

D. È cosa buona accusare qualche peccato più grave della vita passata?

R. Sì, specialmente quando, avendo confessato soli peccati veniali, giovi ad assicurare il dolore, senza il quale non è valida l’assoluzione.

D. Compiuta l’accusa dei vostri peccati, che cosa farete?

R. Compiuta l’accusa de’ miei peccati, ascolterò con rispetto quello che mi dirà il confessore, accetterò la penitenza con sincera volontà di farla, e mentre mi si dà la santa assoluzione, rinnoverò di cuore l’atto di pentimento.

D. Dopo che vi si è data l’assoluzione che cosa resta a farsi?

R. Dopo che mi sarà data l’assoluzione, ringrazierò il Signore; farò al più presto la penitenza; e metterò in pratica gli avvisi datimi dal confessore.

§ 4. - Dell’assoluzione e della soddisfazione.

D. Che cosa è l’assoluzione?

R. L’assoluzione è la sentenza, che il sącerdote pronunzia in nome di Gesù Cristo, per rimettere i peccati al penitente.

D. Che cosa è la soddisfazione o la penitenza?

R. La soddisfazione o penitenza è quella preghiera o altra opera buona, che il confessore ingiunge al penitente in espiazione de’ suoi peccati. [p. 65 modifica]

D. Quando si deve fare la penitenza sacra mentale?

R. La penitenza sacramentale, se il confessore non ha assegnato il tempo, si deve fare più presto che si può.

D. È bene confessarsi spesso?

R. È bene confessarsi almeno una volta al mese; ma chi sa di essere in peccato mortale deve confessarsi anche con maggiore sollecitudine.