Audizioni Commissione d'inchiesta Federconsorzi/19
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SENATO DELLA REPUBBLICA-------------------------------------------- CAMERA DEI DEPUTATI XIII LEGISLATURA
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA SUL DISSESTO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI AGRARI __________
RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA DI MARTEDI' 5 OTTOBRE 1999 ______________
Presidenza del presidente Melchiorre CIRAMI
I lavori hanno inizio alle 12.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Presidenza del presidente CIRAMI
Comunicazioni del Presidente
PRESIDENTE. In apertura di seduta, consentitemi di svolgere alcune considerazioni in ordine all’attività sinora svolta da questa Commissione. Come Presidente di tale organismo ritengo infatti doveroso difenderne l’operato, rispetto ad alcune critiche emerse nel corso del dibattito presso la Camera dei deputati sul disegno di legge n. 4860, e testimoniare l’impegno sinora profuso dai commissari, dal personale di Segreteria e dai consulenti nello svolgimento di un’inchiesta particolarmente complessa e delicata. Ricordo che, nonostante la Commissione sia stata istituita con la legge 2 marzo 1998, n. 33, soltanto nella seduta del 13 gennaio 1999 si è proceduto alla sua costituzione con l’elezione del Presidente e dei componenti dell’Ufficio di Presidenza. Credo che questo dato sia sfuggito a molte persone che hanno preso la parola nel dibattito alla Camera dei deputati per cui valeva la pena di sottolinearlo. Come risulta dalla relazione sui lavori svolti nei primi quattro mesi di attività, la Commissione ha incontrato notevoli difficoltà operative, strutturali e di personale che le hanno impedito di operare nel pieno delle sue funzioni fin dalla sua costituzione. A tali difficoltà che ancora oggi permangono (vedasi le strutture informatiche) si sono aggiunte ben due sospensioni dell’attività parlamentare dovute a rilevanti scadenze elettorali oltre che al periodo feriale.
In aggiunta a tali rilievi, desidero sottolineare la complessità e la delicatezza dell’inchiesta affidata alla Commissione, che è chiamata a verificare le attività, la gestione e la situazione economico-finanziaria della Fedit dal 1982 al 1991, nonché le cause, le responsabilità e le conseguenze del dissesto; ad accertare le vicende successive al commissariamento e alla cessione dei beni alla S.G.R.; a verificare, infine, la situazione economico-finanziaria, nonché le ragioni le modalità e tempi del ricorso alle procedure di liquidazione o commissariamento dei consorzi agrari in stato di liquidazione coatta amministrativa o di commissariamento (e cioè di quasi tutti, trovandosi in bonis soltanto 21 su 74). L’estrema ampiezza e complessità dell’inchiesta è stata peraltro riconosciuta dai rappresentanti di pressoché tutti i Gruppi parlamentari presenti in Commissione che hanno sottoscritto il disegno di legge di proroga dei lavori sino al 31 ottobre 2000, approvato dalle Camere prima della pausa estiva. Ricordo, infine, le difficoltà incontrate nel reperire la documentazione necessaria all’inchiesta, attualmente soggetta a due distinti sequestri disposti dalla Procura della Repubblica di Roma e da quella di Perugia.
Nonostante tutti i problemi appena evidenziati, la Commissione si è impegnata in un’intensa attività di indagine, concretatasi nello svolgimento di numerose audizioni e nell’acquisizione di importanti elementi conoscitivi.
Dopo aver esaurito gli adempimenti previsti dalla legge istitutiva, in primo luogo l’approvazione del Regolamento interno, sono stati acquisiti e attentamente valutati la relazione, con i relativi allegati, della Commissione d'indagine ministeriale sul dissesto della Federconsorzi, avente ad oggetto la fase antecedente al commissariamento, nonché le richieste di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica di Roma e della Procura della Repubblica di Perugia.
Nella seduta del 16 marzo 1999 sono stati istituiti tre gruppi di lavoro con compiti di acquisizione conoscitiva e di istruttoria rispetto al plenum, ognuno dei quali ha individuato alcuni filoni di indagine su cui incentrare la propria attività di approfondimento e di acquisizione conoscitiva.
Proprio raccogliendo le sollecitazioni provenienti da tali gruppi, la Commissione ha svolto, dal 23 febbraio ad oggi, dieci audizioni, alcune delle quali si sono protratte per più di una seduta. Di tutte queste audizioni è stato redatto il resoconto stenografico che, per la maggior parte di esse, è già disponibile in edizione definitiva e consultabile anche sul sito Internet della Commissione dove sono rinvenibili altresì la legge istitutiva e il regolamento interno nonché una nota di sintesi che contiene informazioni sui poteri, la durata e l’attività della Commissione.
Da questa breve ricognizione risultano ingiustificate le critiche di chi ha ritenuto di dover stigmatizzare l’inerzia della Commissione anche rispetto ad una questione, quella della liquidazione dei crediti dei consorzi agrari per le gestioni ammasso di cui all’articolo 8 del disegno di legge n. 4860, che è stata invece dibattuta nelle sedute del 16 e del 22 giugno 1999 e rispetto alla quale ho ritenuto di sottoporre ai commissari delle "osservazioni" che potessero rappresentare una base di partenza per avviare una opportuna, almeno a mio avviso, fase di riflessione. Proprio a seguito di questa mia sollecitazione, la Commissione ha deliberato di deferire al terzo gruppo di lavoro l’approfondimento della tematica e mi ha incaricato di rappresentare al Presidente della Camera dei deputati l’opportunità di tener conto, ai fini del prosieguo dell’iter parlamentare del disegno di legge in questione, dell’esigenza di consentire alla Commissione un’adeguata valutazione dell’incidenza di tale provvedimento sull’oggetto dell’inchiesta. Non era intento di nessuno né tantomeno mio quello di prevalicare l'iter parlamentare, ma soltanto di fornire - ove possibile - il contributo della Commissione, vista l'investitura che essa ha avuto con la legge istitutiva.
Il coordinatore del terzo gruppo di lavoro, senatore Pasquini, ha peraltro presentato una nota di cui vi ho dato annuncio nella seduta dell’8 luglio 1999.
La sospensione dell’attività parlamentare per le ferie estive non ha consentito al gruppo di lavoro di approfondire le questioni evidenziate nel mio appunto e in quello del senatore Pasquini e soprattutto di compiere una serena e approfondita ricognizione al fine di accertare l’effettiva entità dei crediti vantati dai consorzi agrari nei confronti dello Stato per la gestione ammassi e di individuare gli attuali titolari di tali crediti.
Ho voluto sistematicamente evidenziare tutte queste cose senza alcun intento polemico e solo per ristabilire la verità dei fatti contro le gratuite dichiarazioni ed affermazioni rese in seno alla discussione alla Camera dei deputati da parte di chi non conosceva i fatti.
Passo ora ad alcune brevi comunicazioni. In data 24 settembre, l’ex senatore Giovanni Robusti ha inviato una lettera, indirizzata ai componenti dell'Ufficio di Presidenza della Commissione e al Presidente del Senato, in cui ha sintetizzato gli interventi e gli atti da lui posti in essere in qualità di Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’AIMA e ha svolto alcune considerazioni sulla questione della liquidazione dei crediti per gli ammassi, oggetto del disegno di legge n. 4860. Ha fatto inoltre presente che nell’ambito dei lavori della Commissione antimafia esisterebbero ampi riferimenti ad atti archiviati a titolo Federconsorzi e che risulterebbe scaduta presso l’AIMA una garanzia fideiussoria della Federconsorzi senza che si sia provveduto a richiederne l’esecuzione. L’Ufficio di Presidenza, nella riunione del 28 settembre 1999, ha deliberato di ascoltarlo al fine acquisire ulteriori elementi conoscitivi in ordine alle questioni da Lui evidenziate in tale nota.
L'avvocato Francesco Lettera, in data 24 settembre 1999, ci ha fatto pervenire la documentazione da noi richiesta in relazione all’istanza di fallimento presentata nei confronti della Federconsorzi; peraltro in via informale siamo venuti a conoscenza dell'avvenuta desistenza da parte del ricorrente e siamo in attesa del riscontro ufficiale di tale circostanza che poi vi sarà comunicato. Inoltre, in data 30 settembre 1999, l'avvocato Lettera ha trasmesso una nota in cui fornisce chiarimenti in ordine all’esatta ubicazione degli archivi Fedit, nonché un indice per materia dei documenti presenti negli archivi storici.
Vi informo altresì che, al termine della seduta del 23 settembre, ho incontrato brevemente i collaboratori della Commissione presenti al fine di formalizzare il conferimento degli incarichi individuati dai gruppi di lavoro e approvati dall'Ufficio di Presidenza. In particolare al professor De' Giovanni, al dottor Marcucci e al ragionier Picone è stato attribuito il compito di procedere ad un'analisi comparata ed evolutiva dei bilanci della Federconsorzi dal 1982 alla data del commissariamento, basata sugli indici di valutazione universalmente riconosciuti, mentre ai magistrati Monti e Parisi e ai professori Criscuolo e Stagno D'Alcontres è stato conferito l'incarico di redigere una relazione avente ad oggetto i profili di legittimità della procedura concorsuale e delle opzioni liquidatorie nonché la natura giuridica del negozio definito "atto-quadro", la legittimità o anomalia dello stesso e le sue finalità nel contesto della procedura concorsuale.
Vi comunico infine che l’Ufficio di Presidenza ha approvato le seguenti modifiche al calendario dei lavori: martedì 5 ottobre, alle ore 12, audizione dei dirigenti e dei funzionari del Ministero delle politiche agricole responsabili della vigilanza sui CAP; giovedì 7 ottobre, alle ore 14, audizione dell’ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’AIMA, Giovanni Robusti; martedì 12 ottobre, alle ore 12, audizione del responsabile della vigilanza della Banca d’Italia, nel periodo 1991-1993; giovedì 14 ottobre, alle ore 14, audizione del responsabile dell’Associazione banche estere in Italia, dottor Guido Rosa, e del rappresentante in Italia della Sumitomo Bank.
Vi informo tuttavia che, a causa di concomitanti impegni del senatore Robusti, di cui siamo venuti a conoscenza solo nella giornata di ieri, l’audizione prevista per giovedì 7 ottobre alle ore 14 è differita di un’ora e cioè alle ore 15.
Audizione del dottor Camillo De Fabritiis, del dottor Vincenzo Pilo, della dottoressa Gabriella Delle Monache, del dottor Giovanni Terracciano e della dottoressa Maria Luisa Fè Celletti
PRESIDENTE. La Commissione procede oggi all'audizione dei dirigenti e funzionari del Ministero delle politiche agricole e forestali che, dal 1982 ad oggi, sono stati preposti alla vigilanza sui consorzi agrari, attribuita al Ministero dall’articolo 35 del decreto legislativo n. 1235 del 7 maggio 1948. Vi informo che il dottor De Fabritiis ha comunicato di non poter intervenire all'audizione odierna per problemi di salute, così come il dottor Terracciano. Prima di dare la parola al dottor Vincenzo Pilo, alla dottoressa Gabriella Delle Monache e alla dottoressa Maria Luisa Fè, che ringrazio per aver accolto con cortese disponibilità il nostro invito, avverto che i lavori della Commissione si svolgono in forma pubblica, secondo quanto dispone l'articolo 7 della legge istitutiva, e che è dunque attivato, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, del Regolamento interno, l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Qualora da parte dei nostri ospiti o di colleghi lo si ritenga opportuno in relazione ad argomenti che si vogliono ritenere riservati, disattiverò l'impianto audiovisivo per il tempo necessario.
Preciso infine che dell'audizione odierna è redatto il resoconto stenografico che sarà sottoposto, ai sensi dell'articolo 12, comma 6, del Regolamento interno, alle persone ascoltate ed ai colleghi che interverranno, perché provvedano a sottoscriverlo, apportandovi le correzioni di forma che riterranno in vista della pubblicazione negli Atti parlamentari.
Dico subito che dispongo di un curriculum di ciascuno degli auditi - mi correggeranno se sbaglio -, ed esattamente: dottor Vincenzo Pilo, preposto alla Direzione generale della Produzione agricola, nella cui competenza rientrava la vigilanza sui consorzi agrari, dal 15 settembre 1987 al 6 gennaio 1991; dottoressa Gabriella Delle Monache, Vice capo di Gabinetto del Ministro delle politiche agricole e forestali, responsabile della Direzione generale dei Servizi generali e del Personale, nella cui competenza rientra, dal maggio del 1994, la vigilanza sui CAP; Maria Luisa Fè Celletti, funzionario attualmente preposto alla vigilanza sui CAP.
Vorrei rivolgervi delle domande; però, se voi ritenete di dover fare una breve esposizione a proposito degli incarichi ricoperti e delle varie funzioni svolte nell'ambito del Ministero, nonché dell'arco temporale in cui sono stati esercitati, ciò sarebbe preliminarmente opportuno.
===Poiché non vi sono osservazioni, do la parola al dottor Pilo===. PILO. Signor Presidente, come lei ha sottolineato ho svolto la funzione di Direttore generale della Produzione agricola, sotto la cui competenza ricadeva la Divisione che allora si occupava dei consorzi agrari, di fatto nel periodo che va dal 1987 al 1990. Però, faccio una piccola precisazione che credo sia fondamentale per comprendere come si svolgeva il lavoro e come suppongo si sia svolto in un momento successivo, quando non ho più ricoperto quell'incarico.
Dal combinato disposto del decreto legislativo 7 maggio 1948, n. 1235, e degli articoli 2544, 2540, 2541 e 2543 del codice civile si evince che in capo al Ministero non era previsto alcun potere di approvazione o meno degli atti adottati dagli organi statutari dei consorzi agrari (e quindi anche della Federconsorzi), bensì un mero controllo di legittimità. Quindi, deriva da ciò la prassi di rilasciare sugli atti esaminati un "nulla osta" o un "si prende atto" da parte del Ministero. In altri termini, tra i compiti del Ministero non vi era quello di entrare nel merito delle scelte, tanto dei consorzi agrari quanto della Federconsorzi, ma soltanto di vigilare sulla legittimità dei loro atti.
Ritengo che questa precisazione sia molto importante per comprendere anche come si svolgeva l'attività di controllo dell'Amministrazione, che era prevalentemente di tipo cartaceo, salvo che i sindaci non segnalassero taluni avvenimenti rilevanti sui quali l'Amministrazione aveva modo di intervenire. Ricordo, per avere a suo tempo letto delle carte, quando ero responsabile della Direzione generale della Produzione agricola - carte che poi non ho più ritrovato -, che a metà degli anni Ottanta, proprio su segnalazione dei sindaci, fu disposta una diligente - uso volutamente questo termine - ispezione sulla Federconsorzi, perché già in quel periodo era emerso qualche problema sui risultati di esercizio riportati nel bilancio, fermo restando che dall'esame dei bilanci non emergeva e non sarebbe potuto emergere mai nulla di specifico dal momento che, considerando le poste relative ai beni materiali e immateriali, i bilanci erano sempre totalmente e perfettamente in regola.
Soltanto nel 1987 in modo informale e nel 1988 in modo formale furono sottoposte all'attenzione dei Ministri pro tempore delle dettagliate relazioni con l'evidente incertezza relativa all'impossibilità per l'Amministrazione di entrare esattamente nel merito delle valutazioni dei beni, soprattutto immateriali. Quindi, si trattò – per così dire - soltanto di relazioni di sensazioni rispetto all'andamento del sistema.
Vorrei tra l'altro sottolineare in questa sede la circostanza che in quel periodo, a fronte di tassi di interesse praticati dalle banche e talora ammontanti anche al 28 per cento, gravanti non soltanto sui bilanci dei consorzi agrari ma anche su quelli della Federconsorzi, tali organismi (così come si era ipotizzato in tutti gli atti programmatici) dovevano garantire dei rendimenti intorno al 12-13 per cento: cioè un risultato assolutamente impossibile da conseguire. Da questo ne deriva una prima fondamentale valutazione relativamente alle difficoltà che nel frattempo erano calate sul sistema e soprattutto sui consorzi agrari.
Ricordo anche che, proprio a seguito della relazione consegnata nel 1988 al Ministro pro tempore, incontrai due volte l'allora direttore Pellizzoni, con il quale facemmo una puntuale disamina di tutte le questioni relative alla vita del sistema - quindi, Federconsorzi e consorzi agrari -ricevendo poi, al termine del secondo incontro, l'impegno, peraltro già proposto dall'Amministrazione con una lettera circolare inviata proprio quell'anno, di sottoporre a certificazione i bilanci sia della Federconsorzi che dei consorzi agrari. Quindi, quello assunto fu un impegno di lavoro; fatto questo che evidentemente tranquillizzò l'Amministrazione, poiché si trattò di introdurre nel sistema penetranti procedure di controllo.
Signor Presidente, vorrei terminare qui la mia introduzione.
PRESIDENTE. Dottor Pilo, vorrei preliminarmente svolgere alcune osservazioni.
La legislazione del 1948 sottoponeva le società cooperative – i consorzi agrari e la Fedit - esclusivamente al controllo e alla vigilanza del Ministero dell'agricoltura. A tal fine era fatto obbligo ai consorzi e alla Fedit di trasmettere al Ministero copia di tutte le deliberazioni degli organi di amministrazione e di controllo e dei bilanci.
Il Ministero ci ha comunicato che i controlli venivano eseguiti mediante la lettura dei bilanci - come lei oggi ci ha confermato - e ha trasmesso la documentazione relativa alle pochissime ispezioni eseguite, che sono 16 in totale e che risultano iniziate nel 1995.
In una relazione trasmessa il 9 gennaio 1995 alla Commissione ministeriale d'inchiesta, a firma apparente Delle Monache (attuale Vice Capo di gabinetto del Ministro), si legge che nessuna ispezione fu mai eseguita nei confronti della Fedit; che i consorzi agrari furono ispezionati "al principio" e poi non più "per mancanza di personale". Pertanto le domande sono le seguenti.
Quale direzione generale era preposta alla vigilanza? Chi ne sono stati i responsabili dal 1982 in poi? Quanti erano e sono gli addetti ai controlli? La documentazione dell'attività ispettiva trasmessa alla Commissione è completa? Non esiste altro? Si deve essere certi che per anni ed anni non è stato eseguito nessun controllo né sulla Fedit né sui consorzi agrari, al di là di quel controllo cartaceo di cui lei parlava?
DELLE MONACHE. In relazione alla prima domanda devo dire che fino al 1994, quando il Ministero dell'agricoltura è stato trasformato in Ministero delle risorse agricole, preposta alla vigilanza era la direzione generale della produzione agricola. Dal 1994 ad oggi la direzione generale dei servizi generali e del personale.
PILO. Fino al 1978 dall'ex direzione generale dell'alimentazione; successivamente, a seguito della soppressione di questa, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 617 del 1977, la materia fu trasferita sotto la responsabilità della direzione generale della produzione agricola.
PRESIDENTE. Chi ne sono stati i responsabili dal 1982 in poi?
DELLE MONACHE. Nel 1982 c'era il dottor De Fabritiis ed il dirigente era il dottor Brigati. Dal 1987 fino alla fine del 1990 il dottor Pilo; poi il dottor Incoronato che è stato responsabile dal momento in cui è stata commissariata la Federazione dei consorzi agrari fino all'ottobre 1992. Dal 1992 al maggio 1994 è tornato il dottor Pilo e dal '94 ad oggi la responsabile sono io.
PRESIDENTE. La documentazione dell'attività ispettiva trasmessa alla Commissione è completa?
DELLE MONACHE. Quello che noi abbiamo reperito agli atti…. Avremmo voluto fare un più accurato esame dei fascicoli, ma il tempo era poco e i fascicoli tantissimi.
Vorrei fare una precisazione riguardo alla mia relazione alla Commissione d'inchiesta ministeriale. Potrebbe mancare qualcosa sulle ultime relazioni ispettive; le abbiamo eseguite dal 1995 in poi e la dottoressa Fè Celletti mi diceva di aver dimenticato d'inviare la relazione relativa a Foggia; quindi ce ne può essere anche qualche altra. Nel passato abbiamo compiuto una ricerca accurata per quanto ci è stato possibile dal momento che nei vari anni ci sono stati alcuni spostamenti di sede e di archivi ed in effetti abbiamo trovato solo quello che all'epoca ho relazionato alla Commissione. Quindi nella lettera che è abbastanza dettagliata e che credo la Commissione d'inchiesta parlamentare possieda è contenuta tutta la ricerca all'epoca compiuta. Quindi, negli atti risalenti a quell'epoca non abbiamo trovato relazioni, ma dato che sono trascorsi tantissimi anni è difficile poter sostenere ora con esattezza che relazioni ispettive non ci siano mai state. Agli atti non le abbiamo trovate. Ci sono degli appunti degli uffici che ricordo (e che possiamo rivedere nel caso in cui non fossero stati allegati a quella nota) in cui si affermava -mi riferisco all'epoca in cui era dirigente il dottor Brigati - che proprio per carenza di personale queste ispezioni non venivano effettuate, anche perché comunque erano ispezioni facoltative. Ciò non toglie che tutti gli atti fossero visionati e che venisse effettuato il controllo cartolare.
PILO. Anche se il sistema non era sotto la mia responsabilità ho potuto rilevare che fino al 1980 le ispezioni sia sulla Federconsorzi che sui consorzi agrari erano reiterate e continue; si trattava di un atto pressochè normale. Successivamente - confermo quanto ha appena detto la dottoressa Delle Monache - dopo il 1980, sia per mancanza di personale, sia perché nel frattempo la rilevanza pubblica del sistema con la fine delle gestioni ammasso era venuta meno, queste ispezioni furono rallentate e riservate soltanto ai casi di assoluta necessità o a seguito di segnalazioni - non molte per la verità - provenienti dai collegi sindacali o da altri organismi.
PRESIDENTE. In altre parole si doveva trattare di una segnalazione interna; ed allora le chiedo quale era il livello del controllo? Era un livello di tipo formale, cartaceo o entrava nel merito? Ed a proposito di questo, al Ministero venivano trasmesse le deliberazioni degli organi di amministrazione e di controllo dei consorzi agrari e della Fedit e con quali esiti?
PILO. Si riferisce alle relazioni dei collegi sindacali?
PRESIDENTE. Si.
PILO. Io non le ho mai viste.
PRESIDENTE. Se non le ha viste debbo ritenere che non sono state mai trasmesse.
PILO. No. Come potete immaginare un direttore non vede tutte le carte che numerose giungono ad una Direzione ministeriale, perché ciò sarebbe assurdo. Non le ho mai viste perché gli uffici non me le hanno sottoposte e devo ritenere che se così è stato o non erano rilevanti, oppure hanno ritenuto di non sottopormele.
PRESIDENTE. Diventa allora inutile la domanda successiva; volevo infatti chiederle chi esaminava le delibere degli organismi di controllo, ma se lei non le ha mai viste devo ritenere che ciò è accaduto o perché non le sono state sottoposte oppure perché non erano state trasmesse. Avete mai posto dei rilievi particolari?
PILO. Nel 1989 fu predisposta una lettera dettagliata, diretta alla Federazione, con la quale, pur nell'incertezza di scendere nei dettagli e di giungere a quantificazioni (evidentemente una qualsiasi analisi su quest'aspetto doveva presupporre la realizzazione di uno studio di estimo assai profondo) e ferma restando la correttezza analitica del bilancio, l'ufficio segnalò alcuni aspetti che inducevano ad avere dei timori sull'andamento economico delle gestioni, in particolare dei consorzi agrari, fatti questi poi confermati dalle numerose procedure di commissariamento. Ricordo pure che detta lettera conteneva alcune contestazioni e ritengo che fu anche per effetto di quella lettera che l'allora direttore generale chiese di vedermi ( ho accennato al fatto che ci siamo incontrati due volte) dandomi modo di analizzare con lui approfonditamente la situazione di fatto (anche con riferimento a ciò che non emergeva dagli atti) giungendo poi all'impegno di portare a certificazione i bilanci. DELLE MONACHE. Per quanto riguarda la nostra gestione, essendo cominciata dal 1994, la Federazione si trovava sotto procedura concorsuale e perciò i contatti con noi avvenivano soltanto tramite il commissario governativo che aveva avuto come precipuo compito quello di portare avanti i rendiconti delle gestioni ammasso di cui parleremo quando risponderemo alla specifica domanda. La nostra gestione si è svolta quasi tutta sotto legge fallimentare perché soltanto 21 dei consorzi agrari sono restati in bonis mentre gli altri man mano sono stati commissariati. I problemi sono stati tantissimi soprattutto sotto il profilo del mantenimento del livello occupazionale che ha comportato la necessità di trattenere esercizi provvisori più a lungo di quello che consentirebbe la legge fallimentare in proprio. Comunque di direttive ne abbiamo impartite tantissime, i rilievi sono stati numerosi, la corrispondenza è stata fitta e i sindaci sono stati da noi più volte richiamati; abbiamo tenuto anche riunioni all'interno del Ministero con tutti i sindaci presenti per richiedere relazioni con cadenza trimestrale o semestrale e, sulla base delle indicazioni dei sindaci, in alcuni casi, abbiamo dato il via alle ultime ispezioni che sono quelle dal 1995 in poi. Quindi, al riguardo sono state emanate direttive ed istruzioni; però – lo ripeto - si tratta di una gestione che ha 21 consorzi in bonis, pochi commissariati e il resto in gestione di liquidazione coatta, che chiaramente va vista atto per atto. La corrispondenza è fitta e i rilievi sono molti. PRESIDENTE. Possiamo poi eventualmente avere questa documentazione riguardante sia le osservazioni che i rilievi mossi, ma soprattutto i verbali delle riunioni dei collegi sindacali di cui lei ci ha parlato?
DELLE MONACHE. Certo.
PRESIDENTE. Dottor Pilo, rispetto a quanto stava dicendo, le vorrei ricordare che fino al 1988 i controlli erano essenzialmente formali, in pratica erano cartacei. Posso interpretare che è stato l'arrivo del dottor Pellizzoni a sollecitare una più attenta valutazione di questa funzione di controllo da parte del Ministero, visto che lei ci ha riferito che da quel momento in poi sono state richieste le certificazioni di bilancio sia sui CAP che su Federconsorzi? Infatti, lei ci ha parlato dei suoi incontri con il dottor Pellizzoni e soprattutto del fatto che alla fine del secondo incontro avete concertato la certificazione dei bilanci sia nei confronti dei CAP che della Federconsorzi.
PILO. Ritengo si sia trattato della concomitanza di due fattori: in primo luogo, il fatto che subentrò nella direzione il dottor Pellizzoni, che aveva capacità manageriali certamente spiccate; in secondo luogo, il fatto che l'Amministrazione prese atto che via via il sistema si stava deteriorando. Quindi, si è trattato di due coincidenze.
Signor Presidente, facendo un passo indietro, ricordo che tra l'altro con il dottor Pellizzoni (me lo ricordo bene perché questo fu messo per iscritto in quella lettera di cui ora non ho traccia e di cui non so dare alcuna indicazione circa la data in cui fu redatta) venne prospettata al sistema federconsortile la possibilità di rivedere la logica della dislocazione dei consorzi agrari. Infatti, se trent'anni prima aveva un senso costituire un consorzio agrario per ciascuna provincia e una serie di agenzie decentrate sotto il controllo dei singoli consorzi agrari, quando l'economia agraria era diversa, quando le linee di comunicazione e di trasporto erano diverse, quando l’agricoltura era diversa, certamente tale situazione non poteva avere più alcun senso in quel dato momento storico.
E allora, tra le altre iniziative che furono prospettate per abbattere i costi di gestione, ovviamente mantenendo, anzi intensificando, l'attività di servizio che nel frattempo si era ridotta al lumicino, vi fu anche quella di riorganizzare il sistema sotto forma o di consorzi regionali o sotto forma di consorzi interprovinciali. Ripeto, tutto questo intensificando l'attività di servizio, perché se è vero come è vero che in quel momento gli agricoltori si riconoscevano nel consorzio agrario, quando ad esempio andavano a comprare un fitofarmaco, volevano ottenere anche delle indicazioni circa l'uso che di esso se ne doveva fare al di là di quanto era riportato sull'etichetta della confezione. E questo modo di affrontare le problematiche e di fornire un servizio agli agricoltori poteva forse diventare l'elemento vincente per ridare spazio di mercato ai consorzi.
Ma va anche detta un'altra cosa, che costituiva uno degli elementi concomitanti di difficoltà che rilevammo in quel periodo, ovverosia: quando il sistema iniziò ad affrontare le prime grandi problematiche di gestione, i dirigenti più avveduti, quelli più intelligenti, lasciarono il consorzio mettendosi "per conto proprio", e quindi sottraendo spazi di mercato al consorzio stesso, dal momento che avevano una conoscenza degli agricoltori, del mercato, eccetera. Evidentemente con l’intensificazione dell’attività di esercizio, si poteva anche contrastare tale tipo di concorrenza, ma forse anche trattenere i dirigenti bravi che potevano spaziare nel tipo di gestione che veniva richiesta dagli agricoltori.
PRESIDENTE. Le vorrei ora rivolgere un'altra domanda. I bilanci dei consorzi e della Fedit venivano sottoposti alla firma del Ministro pro tempore?
PILO. Non i bilanci, bensì le osservazioni eventuali formulate sugli atti in esame venivano sottoposte alla firma del Ministro pro tempore o del Sottosegretario delegato per un "nulla osta" o per un "si prende atto", come ho sottolineato in precedenza.
PRESIDENTE. Debbo dedurre che tali relazioni venivano inviate sistematicamente al Ministro pro tempore?
PILO. Tutti gli atti che venivano sottoposti alla firma dei Ministri o dei Sottosegretari delegati erano accompagnati da una relazione che spiegava l'essenza dell’atto sottoposto alla firma.
PRESIDENTE. Quindi, venivano formalmente a conoscenza del Ministro?
PILO. Nei firmieri mentre nella copertina interna destra si inserisce la lettera sottoposta alla firma, in quella di sinistra vi è l'appunto che spiega di cosa si tratta.
MANCUSO. E che effetto giuridico aveva la sottoscrizione da parte del Ministro? Si trattava di un fatto consuetudinario o aveva una rilevanza formale?
PILO. Onorevole Mancuso, l'ho già sottolineato in premessa. Dal combinato disposto dal decreto legislativo n. 1235 del 1948 e da alcuni articoli del codice civile relativi alla materia che trattiamo, quello che l'Amministrazione doveva effettuare era solo un controllo di legittimità e non di merito. Tanto è vero - ritengo di poterlo evidenziare - che nel 1987 l'allora ministro Pandolfi, che aveva preso a cuore la questione, rivolse un quesito all'Ufficio legislativo per verificare questo assunto, e quindi farsi spiegare se il controllo dell'Amministrazione dovesse entrare nel merito dell'atto oppure se doveva verificarne soltanto la legittimità.
Debbo dedurre - ma non ho avuto alcuna cognizione di tale parere - che l'Ufficio legislativo del Ministero abbia confermato quanto la Direzione aveva già evidenziato al Ministro, poiché non fu impartita alcuna disposizione alla Direzione per penetrare maggiormente i controlli.
PRESIDENTE. Siamo in grado di reperire sia la richiesta di un parere rivolto all'Ufficio legislativo che la risposta di quest'ultimo?
PILO. Certo.
PRESIDENTE. Sarebbero entrambi interessanti perché se dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 1235 del 1948 discende che si possono disporre ispezioni sul funzionamento dei consorzi agrari, sospendere l'esecuzione di deliberazioni o atti illegittimi o contrari alle finalità degli enti o al pubblico interesse, eccetera, ne deriva che bisognava anche entrare nel merito. Altrimenti, ad esempio, come si fa a sospendere l'esecuzione di una deliberazione o di un atto?
Vorremmo quindi conoscere il tenore del quesito posto all'Ufficio legislativo del Ministero e il parere espresso da quest'ultimo.
PILO. Signor Presidente, farò un esempio. Se un consorzio agrario o la Federconsorzi intendevano vendere o comprare uno stabile, noi non dovevamo entrare nel merito della scelta, ma prenderne atto verificandone solo la legittimità.
MANCUSO. Signor Presidente, mi scusi se l'ho interrotta in precedenza…
PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, la sua interruzione era assolutamente pertinente!
MANCUSO. Signor Presidente, la risposta fornita dal dottor Pilo è apparentemente esauriente: distinguendo la competenza di controllo di merito da quella di legittimità abbiamo individuato la categoria, ma non abbiamo ancora detto, nell'ambito della pretesa competenza delimitata alla legittimità, quale specifico aspetto della legittimità cadesse sotto il controllo di cui la firma era espressione; una mera legittimità del titolo e del contenuto del potere esercitato ovvero un tipo di legittimità che invade anche una parte del merito. Lei sa che questa espressione è categoriale, ma indefinita nell'ambito interno anche per il merito. E' molto importante secondo la sensibilizzazione delle domande del Presidente sapere perché interveniva la firma del Ministro, anzi era una firma che sposterebbe piuttosto l'obiettivo anche sul merito giacchè lei mi dice che persino l'impaginazione dell'atto era tale da integrare questa firma con la materia oggetto del merito del provvedimento. Quindi, penso sia un qualcosa che dovremmo sapere in modo meno generico (e non le ascrivo genericità). E' una sicura esigenza.
PRESIDENTE. In altre parole quali erano le categorie di legittimità aggredibili con il controllo?
PILO. Ho già detto che il limite della penetrazione del controllo risultava molto labile e difficile da individuare. Certo il controllo non si sostanziava soltanto in una semplice analisi dell'atto che veniva sottoposto ad esame, in quanto l'ufficio oltre ad averne discusso più di una volta con il dirigente dell’Organismo, assumeva anche informazioni dirette sentendo ad esempio telefonicamente il presidente del collegio sindacale circa gli antefatti di quell'atto che veniva sottoposto all'approvazione; tutto ciò fermo restando che ci siamo sempre limitati a rispettare fedelmente il disposto legislativo (pur con tutte le incertezze che questa risposta contiene) effettuando un controllo di legittimità, ma non un controllo sulla scelta delle azioni che gli organismi intendevano porre in essere.
PRESIDENTE. Certamente tutto questo dissesto (da una parte la Federconsorzi e dall'altra i consorzi agrari provinciali) non si è verificato nell'arco di un anno (1988-1989) ma è andato avanti fino a quando nel 1988-89 è cominciata ad apparire la punta dell'iceberg del dissesto dell'apparato Fedit e dei consorzi agrari. Dobbiamo ritenere allora che i controlli cosiddetti di legittimità effettuati negli anni precedenti - ho paura a dirlo - erano solamente formali o quasi superficiali? Dal momento che il controllo di legittimità non riusciamo a capire in che termini si è estrinsecato e quello di merito parrebbe dalle sue parole che fosse escluso per legge, vorrei capire allora se si trattava solo di una apposizione di firme.
Debbo ritenere che questo controllo di legittimità si risolveva in un controllo del tutto superficiale; dico "debbo ritenere", e non che è stato così perché certo il dissesto dell'apparato da un lato della Federconsorzi e dall'altro dei CAP non si è verificato nel giro di un anno o di un semestre bensì nel corso degli anni senza che nessuno mai potesse entrare nel merito di questa gestione che portò alla rovina.
BUCCIERO. Leggo all'articolo 35 del decreto legislativo n.1235 del 7 maggio 1948 che il Ministro aveva la facoltà di sospendere le esecuzioni di deliberazioni o atti che ritenesse illegittimi o contrari alle finalità degli enti o al pubblico interesse. Allora, l'esempio fatto dal dottor Pilo a proposito delle vendita di un immobile da parte di un consorzio poteva in ipotesi contrastare con il pubblico interesse o la finalità dello stesso ente. Di qui la necessità di entrare nel merito, cosa che evidentemente non si faceva. E a proposito delle difficoltà espresse dal dottor Pilo sulla mancanza di personale, vorrei chiedere a lui e agli altri dirigenti, quali e quanti dirigenti, funzionari ed impiegati ha il Ministero dell'agricoltura e come sono ripartiti.
PILO. Credo sia ugualmente necessario, anche in questo caso fare una piccola premessa. Stiamo parlando di organismi cooperativi a responsabilità limitata. Con il decreto legislativo del 1948 l'attività obbligatoria e la personalità giuridica, benchè non vi fosse niente di diverso dalle cooperative vigilate dal Ministero del lavoro, rimanevano pur sempre in capo a questi organismi la cui collocazione giuridica di fatto ricadeva tra gli organismi di diritto privato. Allora, dove calava l'attenzione pubblica e l'obbligo di controllare l'esatta o comunque la corretta gestione di questi organismi? Calava sulla considerazione che fino al 1962 e dunque fino all'entrata in attività dell'AIMA, questi organismi svolgevano funzioni di interesse pubblico per cui, ovviamente, lo Stato doveva cautelarsi nel controllare la loro corretta gestione. Allora, per rispondere all'osservazione relativa alla vendita dell'immobile, probabilmente fino al 1962 (o forse anche fino al 1964, dato che in attesa della completa entrata in funzione dell'AIMA, la Federconsorzi continuò a svolgere attività sussidiaria e di supporto a quella dell'AIMA) l'amministrazione sarebbe entrata anche nel merito dell’atto perché avrebbe dovuto verificare se la vendita di quello stabile non poteva significare un qualcosa di negativo sulla gestione del sistema degli ammassi che la stessa amministrazione gli aveva affidato. Voglio ricordare che, accanto ai cereali, venivano gestiti anche prodotti che con i cereali o con l'olio d'oliva non avevano niente a che vedere (ad esempio il sapone o il carburo) a conferma che la portata dell'attività che il sistema svolse fino al 1962 era molto vasta ed importante.
Ora, per quanto riguarda l'osservazione da noi stessi evidenziata, circa la carenza di personale dopo il 1962, si tratta di una considerazione vera, anche se parlo solo per sentito dire, dal momento che in quegli anni non facevo parte dell'amministrazione e comunque non si tratta di un qualcosa che viene invocata come scusante: era un dato di fatto.
Però, vi prego di non trascurare un'altra questione, e cioè che i controlli persero, giocoforza, di una certa evidenza proprio per il fatto che dopo quella data questi organismi (privati) non svolgevano più alcuna attività di diritto pubblico. MANCUSO. Ma era pur sempre di diritto pubblico l'attività di cui stiamo discutendo! Forse di legittimità o di merito o promiscua.
PILO. Prima del 1962 o del 1964, oppure dopo quella data?
MANCUSO. Durante tutto il tempo nel quale veniva richiesta la firma del Ministro. La questione delle date la può puntualizzare lei.
Intendo dire che in un'accezione particolare si deve accettare la privatezza dell'attività delle cooperative, perché se vi è un qualsiasi tipo di controllo è evidente che quell'attività originariamente e strutturalmente privata viene in qualche modo assorbita nell'ambito del pubblico interesse; si tratta di una caratteristica propria di tutta la cooperazione nell'ordinamento italiano.
Io non muovo da un pregiudizio o da un atteggiamento accusatorio: ho semplicemente l'interesse a conoscere questo particolare riflesso. Comunque, è pubblico tutto quello che sfocia in un atto ministeriale ed è pubblico quindi quanto è demandato al Ministro per negare o per apporre la firma. Non basta liquidare la questione dicendo che si trattava di un sodalizio privato che faceva i fatti suoi. Si può giungere da un minimo di un qualche cosa di consuetudinario ad un'intermedia posizione di mero atto di conoscenza, per cui la firma sarebbe stata un'attestazione dell'avvenuta conoscenza, o addirittura a qualcosa che può passare come condizionamento dell'efficacia dell'atto o come decondizionamento dell'esistenza dell'atto. Vi è tutta una gamma di possibilità che, a mio avviso, legittima la curiosità di sapere che ci facesse in questo procedimento - perché di un procedimento si tratta! - la firma del Ministro.
Mi pare che il Presidente abbia quindi posto una questione che delineerebbe gli orizzonti di una possibile responsabilità in un modo che forse fino ad oggi non avevamo previsto per questo settore.
PASQUINI. Signor Presidente, vorrei rivolgere qualche domanda ai nostri ospiti, tornando sempre al discorso sulle finalità che ha fatto poc'anzi il collega Bucciero. Infatti, l'articolo 35 del decreto legislativo n. 1235 del 1948 parla di "atti contrari alle finalità", non facendo riferimento all'esercizio di una funzione pubblica, ma come dato istituzionale, ordinamentale. Quindi, mi risulta abbastanza discutibile - se ho ben compreso - il parere dell'Ufficio legislativo del Ministero dell'agricoltura, il quale afferma che i controlli si limitano alla pura legittimità, quando nella normativa che ho poc'anzi citato ci si riferisce alle finalità dei consorzi agrari.
PRESIDENTE. Senatore Pasquini, posso aggiungere che la composizione del collegio sindacale… PASQUINI. Ci stavo arrivando.
Però, prima di ciò, volevo passare attraverso questa strana creatura (d'altronde, in questo momento non stiamo sollevando dei rilievi ai responsabili della vigilanza; si tratta di una strana creatura e magari sarebbe interessante conoscere le loro valutazioni) scaturita dal decreto legislativo del 1948, per cui vi è una collusione tra pubblico e privato che forse ha generato da parte dei creditori-banche estere delle aperture di credito immotivate, dal momento che si pensava che fosse un organismo statale o quanto meno si prestava all'equivoco, nonché una serie di problematiche in ambito nazionale, come ad esempio quella del mancato esercizio dell'attività di vigilanza.
Vorrei infatti ricordare che questa strana creatura prevede che i consorzi agrari aderiscano ope legis alla Federconsorzi; quindi, vi deve essere un'adesione obbligatoria. Inoltre, vi è uno statuto-tipo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale; vi è un collegio sindacale integrato da tre sindaci effettivi nominati rispettivamente dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste, da quello del tesoro e da quello del lavoro e della previdenza sociale.
Quindi, risulta ben difficile accettare un'impostazione che si limiti ad un puro controllo di legittimità. Pertanto, sarebbe interessante conoscere anche le valutazioni dei nostri ospiti sull'impianto legislativo che ha generato la Federconsorzi e i consorzi agrari nel 1948.
Un'altra questione sulla quale vorrei soffermarmi è la seguente. I verbali dei collegi sindacali non arrivavano all'attenzione del dirigente preposto alla Direzione generale della Produzione agricola nella cui competenza rientra la vigilanza sui consorzi agrari. Vorrei sapere in quali uffici si sono "fermati" questi verbali dei collegi sindacali, chi aveva la responsabilità di esaminarli, perché non credo che un collegio sindacale integrato da tre rappresentanti di altrettanti Ministeri possa aver glissato su operazioni poste in essere per anni e anni, quali la copertura di perdite con la rivalutazione degli immobili (di certo finché c'è capienza non si tratta neanche di un peccato capitale, anche se pur tuttavia un qualche problema lo genera), il mancato controllo sull'esigibilità dei crediti, oppure le valutazioni fatte circa le rimanenze. Può darsi che mi sbagli, ma in questo caso vi sarebbero delle enormi responsabilità da parte del collegio sindacale. Però, da un esame di questi verbali dovrebbe scaturire un quadro che confermerebbe quanto dicevamo poc'anzi, e cioè una situazione che si è andata via via creando negli anni e che poi alla fine è precipitata.
Vorrei quindi sapere chi è che doveva esaminare i verbali dei collegi sindacali; come mai, di fronte ad una probabile, presunta - almeno per il momento non conosco il contenuto di questi verbali - manifestazione di problemi che stavano venendo alla luce nella gestione dei consorzi agrari, essi non furono segnalati al Direttore responsabile della vigilanza; se c'erano delle direttive in proposito, di carattere formale o informale, a non esercitare più di tanto l'attività di vigilanza. E' ovvio che in quest'ultimo caso verrebbero tirate in ballo le responsabilità politiche del Sottosegretario con la delega alla vigilanza e degli stessi Ministri pro tempore. Un'altra domanda che vorrei rivolgere al dottor Pilo è se il rallentamento e la successiva sospensione della vigilanza è stata segnalata al Ministro pro tempore, oppure è stata semplicemente riferita con una segnalazione al Direttore generale. In questo caso, bisognerebbe chiedere a quest'ultimo perché, di fronte alla mancata attuazione di una specifica funzione prevista dalla legge, non ha segnalato al Ministro o al Sottosegretario delegato questa carenza e questa incapacità a svolgere un compito fondamentale.
L'ultima considerazione che vorrei fare è la seguente. Rientra nel concetto di controllo di legittimità il fatto di agire di rimessa in presenza di situazioni di difficoltà a disporre un'ispezione, o invece deriva da questa interpretazione il fatto che non sia mai stata esercitata, o almeno non risulti, un'iniziativa di vigilanza o di ispezione motu proprio sulla Federconsorzi come sui consorzi agrari, alla luce di una situazione che da anni e anni si stava manifestando come di estrema gravità con il finale che tutti conosciamo.
Come mai non è stata esercitata un'attività ispettiva di questo genere?
Un'ultima questione: nel 1989 il dottor Pilo ha segnalato alcuni aspetti problematici ed alcuni timori sulla gestione dei CAP; non ho ben capito se li ha segnalati al direttore generale e vorrei sapere come quest'ultimo (che a questo punto, signor Presidente, bisognerà ascoltare) si è comportato di fronte alle segnalazioni e ai timori che venivano emergendo.
PILO. Mi permetto di evidenziare alla Commissione l'opportunità che nell'analisi si proceda attraverso un'articolazione dei tempi di riferimento: fino al periodo 1962 - 64 e dopo il 1964. Il decreto legislativo del 1948 evidentemente prendeva atto della situazione di fatto di quel momento: attività di ammasso, attività di gestione e di acquisto, anche all’estero.
PASQUINI. Non lo metto in relazione a quello; il controllo non è posto, nel decreto legislativo del 1948, in relazione alle attività di ammasso, è in generale.
PILO. Certo, ma evidentemente il legislatore, nel 1948, non poteva prevedere che, nel 1962, la Comunità economica europea avrebbe adottato una direttiva relativamente alla costituzione degli organismi di intervento - in questo caso l'AIMA – proprio a far data da quell’anno, ma tuttavia con due campagne, quella 1963 e quella 1964, a carico ancora della Federconsorzi per quanto riguarda gli ammassi. Se mi è consentita una battuta vorrei dire che nel 1963 si sarebbe dovuta adottare una nuova legge di reinquadramento del sistema nell'ambito della cooperazione, perché il controllo così come è stato svolto successivamente, a mio parere, non è diverso dal controllo che normalmente, nello stesso periodo, applicava il Ministero del lavoro su tutto il resto della cooperazione, non solo agricola ma anche assicurativa, edilizia e così via. PASQUINI. Mi permetto di dissentire; le ispezioni ordinarie vengono svolte ogni due anni e recentemente ogni anno. Le cooperative sono soggette a revisione e certificazione del bilancio obbligatoria per legge, quindi è una cosa completamente diversa.
PILO. Oggi Onorevole; comunque tornando ai verbali ho detto che io non li ho visti, ma non ho escluso che l'ufficio li esaminasse in continuazione e che soltanto nei casi in cui fosse emerso un aspetto saliente da segnalare, il direttore della divisione li mettesse in evidenza al direttore generale. Prima di partecipare a questa audizione ho cercato di contattare il dirigente (che se ancora vivo, avrà circa 80 anni) per chiedergli quegli elementi che mi avrebbero permesso di essere esauriente su quest'aspetto, ma non mi è stato possibile rintracciarlo; vero è che il ruolo del collegio sindacale doveva rilevarsi importante nei casi in cui le eventuali censure meritavano di essere evidenziate all'amministrazione. Per quanto riguarda la segnalazione del 1989 ho tentato di capire dove poter trovare questa nota, ma non ci sono riuscito. Certamente ha avuto un risultato, che è quello a cui prima ho fatto riferimento, cioè i due fitti incontri con l'allora direttore generale per definire (anche sulla base delle prospettazioni di azioni programmatiche che l'amministrazione aveva indicato pure per iscritto al sistema trovando perfetta consonanza di azione) la possibilità, anzi l'impegno, di ammettere a certificazione i bilanci della Federconsorzi e quindi, indirettamente, anche dei consorzi agrari.
DELLE MONACHE. Vorrei aggiungere a quanto detto dal dottor Pilo che mi ricordo di aver letto degli appunti (all'epoca del dottor Brigati) al Ministro che indicavano la situazione difficile e l'impossibilità di fare ispezioni per carenza di personale. Ricordo di averli letti e se non sono stati allegati a quella relazione cercherò di rientrarne in possesso; però sicuramente questo è stato segnalato dal servizio ai ministri pro tempore. Sicuramente per tutto ciò che riguarda gli anni passati esiste più di un appunto a firma, o comunque con visto del dirigente o del direttore, in cui viene segnalata la difficoltà di avere personale sufficiente per le ispezioni (al di là di ogni valutazione circa il fatto che fosse facoltativo farle e che fosse comunque solo un controllo di legittimità). Comunque, appunti e segnalazioni ce ne sono stati. Ora è diverso perché dal '93, sotto la mia gestione, è intervenuto il decreto n.29 e quindi al Ministro vengono dati gli appunti per quanto riguarda il commissariamento, la liquidazione coatta ed eventualmente le revoche dell'esercizio provvisorio. Per la rimanente attività il dirigente fa l'istruzione con il suo servizio ed io approvo gli atti con le opportune osservazioni; quindi la gestione è cambiata, ma in passato ci sono state segnalazioni.
CARUSO Antonino. Signor Presidente, mi riaggancio a ciò che ha puntualizzato la dottoressa Delle Monache perché è rimasta senza risposta una domanda che prima le è stata rivolta dal senatore Bucciero in relazione all'entità del personale del Ministero dell'agricoltura. In realtà, non ci interessa sapere se in totale il personale ammontava a 1.000 o a 10.000 unità; il senso della domanda ed il senso della risposta – che mi sembrerebbe tuttavia opportuna – è quello di comprendere se, a fronte del fenomeno Federconsorzi, cioè a fronte di quel fenomeno di organizzazione delle strutture periferiche che si occupavano dell'agricoltura, quindi a fronte del fenomeno della gestione dell'agricoltura nel nostro paese, quale era in percentuale il personale che il Ministero dell'agricoltura destinava alla supervisione di questo fenomeno, vuoi con la finalizzazione diretta alle ispezioni e quindi agli accessi in luogo per vedere, conoscere e comprendere la realtà, vuoi per la disamina dei flussi cartacei provenienti dalla periferia.
A questa domanda ne vorrei aggiungere altre due. Il dottor Pilo ha poc'anzi riferito un fatto che a questo punto è certo, e cioè che comunque gli uffici del Ministero procedevano sistematicamente al controllo di tutto il materiale cartaceo proveniente dai consorzi, costituito dai bilanci e dagli allegati a loro annessi, nonché dalle relazioni degli amministratori e dei collegi sindacali. Ovviamente questo controllo non veniva fatto direttamente dal direttore, e mi sembra intuitivo che fosse così. A tale riguardo, vorrei sapere se, nell'ambito di questo sistematico controllo documentale, veniva posto in essere uno specifico controllo dell'indebitamento dei CAP per comprendere i flussi annuali di tale indebitamento e soprattutto per capirne e valutarne la congruenza con riferimento proporzionale all'entità e alla qualità dell'attività operativa di ciascun consorzio. Vorremmo quindi capire e valutare anche quale era il trend generale di questo indebitamento, di cui noi conosciamo il risultato finale, cioè quello che emerge nel momento in cui è stato chiuso per così dire il contatore quando si è aperta la procedura concorsuale, ma di cui è forse interessante comprendere la progressione, la sistematicità oppure l'asistematicità nel corso del tempo.
Conseguentemente a tale domanda, ne pongo un'altra identica con riferimento alla Federconsorzi, perché vorrei sapere se da parte del Ministero vi è stato un controllo sui flussi di indebitamento della Fedit nei confronti del sistema bancario per acquisire talune risorse poi messe a disposizione dei consorzi provinciali.
E ancora, attraverso la puntuale – se così fu – disamina dei documenti che provenivano dai consorzi, vorrei sapere se è possibile conoscere i criteri con cui venivano concessi o meno questi flussi di credito ai consorzi agrari da parte della Federconsorzi.
Vorrei poi porre alla dottoressa Delle Monache un'ennesima e distinta domanda che riguarda un altro argomento. Sia in audizione plenaria, sia nell'Ufficio di Presidenza abbiamo ascoltato in almeno due occasioni l'avvocato Lettera, attuale commissario governativo. Egli ci ha esposto tante sue difficoltà, tanti suoi problemi e tante altre questioni facendoci pervenire molta documentazione e fornendoci molti spunti di riflessione. A titolo personale devo dire che mi mancano alcune conclusioni che mi sarei aspettato di sentire dal commissario governativo. Durante l'audizione svoltasi nell'Ufficio di Presidenza, ad una mia specifica domanda volta ad ottenere alcune delucidazioni, ho chiesto all'avvocato Lettera di dirci quale era il suo referente, il suo interlocutore, in maniera rozza colui che gli risponde al telefono al Ministero. Egli mi ha detto che è la dottoressa Delle Monache.
In particolare, mi interessava sapere quale è l'esatto contenuto giuridico del rapporto che lega il Ministero, e quindi lo Stato, con la Federconsorzi dopo l'avvio della procedura concorsuale con il suo legale rappresentante costituito dal commissario governativo. Tutti ricordiamo che la sentenza di omologazione del concordato preventivo opera un distinguo: pone un complesso di attività sotto l'opera del liquidatore dei beni, allora nominato nella Federconsorzi ma che oggi è un soggetto distinto nominato dal tribunale; mentre viceversa pone sotto il controllo del commissario governativo, e quindi della Federconsorzi a tutt'oggi, quelle che la sentenza chiama le voci contabili sotto la riga.
Quindi, desidero conoscere in maniera sintetica qual è il contenuto giuridico del rapporto che lega il Ministero, e quindi lo Stato, con il commissario governativo sotto questo profilo. Inoltre, proprio in conseguenza di questo, vorrei ricordare che l'avvocato Lettera ha più volte ripetuto, nelle due sedi che ho citato, di aver svolto un grande lavoro di indagine per pervenire alla rendicontazione di questo rapporto, di cui chiedo di conoscere la qualificazione giuridica. Egli ha anche aggiunto di aver sostanzialmente concluso un'ipotesi di transazione generale di tutta questa vicenda con il sistema delle banche, che poi rappresenta il terzo interlocutore rispetto a Stato e Fedeconsorzi.
Quindi, chiedo di sapere intanto se corrisponde al vero che esiste un'ipotesi di transazione generale di questi rapporti e poi che cosa osta al fatto che questa ipotetica transazione generale di questi rapporti venga formalizzata e conclusa.
DELLE MONACHE. Risponderò alla domanda concernente i rapporti con l'avvocato Lettera, mentre al resto delle domande probabilmente risponderà il dottor Pilo.
L'avvocato Lettera è commissario governativo in base ad un provvedimento governativo, più volte reiterato dai vari Ministri che si sono succeduti, che gli affida soltanto compiti di rendicontazione della famosa gestione degli ammassi o di importazione per i crediti che la Federconsorzi ancora vanta nei confronti del Ministero, nonché di rappresentare legalmente la Federconsorzi, che, secondo un'ipotesi dell'avvocato Lettera comunque da verificare sotto il profilo giuridico, è tornata in bonis dopo che è stato fatto il concordato preventivo con cessione dei beni.
Quindi, è vero che i rapporti che ho quotidianamente con l'avvocato Lettera riguardano la gestione degli ammassi e le famosi rendicontazioni che sono tantissime e le più disparate, che forse è un po' difficile riassumere, ma che comunque mi riservo di inviare a questa Commissione con un appunto esplicativo, rendicontazione per rendicontazione. Si tratta di rendicontazioni diverse con problemi diversi e nessuna di esse può ancora ritenersi conclusa anche per la difficoltà incontrata dall'avvocato Lettera nel reperire varie documentazioni che qualche volta abbiamo cercato di riprodurre in base agli atti in nostro possesso, dal momento che in Federconsorzi egli non ha rinvenuto più alcun atto.
Noi gli abbiamo fornito il più ampio supporto possibile, facendogli in pratica utilizzare personale ex Fedit, che poi è stato assunto nell'Amministrazione dello Stato, in particolare al Ministero del tesoro, a seguito delle varie leggi che si sono succedute nel tempo. Inoltre, abbiamo messo a sua disposizione due locali nel Ministero per avere una propria sede quando si sono verificati i contrasti con la procedura concorsuale e non gli è stato più permesso di risiedere presso la Federconsorzi. Di conseguenza, abbiamo dei continui rapporti con l'avvocato Lettera. In effetti, a tutt'oggi le rendicontazioni, che sono tante e tutte ancora da definire, non possono considerarsi concluse perché si sta lavorando su di esse. Solo gli 89 decreti che riguardano i crediti dei consorzi agrari, in parte ceduti alla Federazione, citati anche in un disegno di legge all'esame del Parlamento e "chiusi" alla data del 1982, non sono registrati perché nel frattempo è stata approvata una legge che non prevedeva più la registrazione preventiva della Corte dei conti; comunque, ci sono attestati di regolarità da parte della Corte dei Conti.
Per quanto riguarda tutte le altre rendicontazioni afferenti direttamente a Fedit non c'è ancora nessuna definizione di queste. Giuridicamente l'avvocato Lettera è oggi un agente contabile per conto dello Stato in relazione a tutte queste rendicontazioni riguardanti le gestioni ammassi che comportano residui attivi di finanziamenti per un importo di circa 145 miliardi di lire. L'importo iniziale era di 120 miliardi che poi sono diventati all'incirca 145 con la maturazione degli interessi. Essendo agente contabile rende conti anche alla Corte dei conti.
Il discorso delle transazioni ci viene proposto dall'avvocato Lettera fin dal 1996-97, ma non viene gestito soltanto come Ministero dell'agricoltura. E' un discorso che è trattato unitamente: Ministero dell'agricoltura, Avvocatura dello Stato e Ministero del tesoro. C'è una fitta corrispondenza sia a mia firma che a firma dei Ministri pro tempore proprio sul discorso della transazione che noi riteniamo debba avvenire come transazione globale. L'avvocato Lettera in alcuni momenti ci ha proposto alcune transazioni per una gestione specifica con alcune banche, cosa che non abbiamo ritenuto fattibile perché ogni rapporto transattivo - a nostro giudizio - va trattato complessivamente. La stessa Avvocatura, con cui teniamo una fitta corrispondenza, ci ha detto di essere in linea di massima favorevole ad una transazione. Tale questione però è talmente complessa che va trattata complessivamente proprio per non violare la par condicio di altri creditori. Abbiamo avuto anche di recente rapporti con il Ministero del tesoro al quale ho inviato personalmente una lettera nel momento in cui l'avvocato Lettera ci ha fatto presente che era stata presentata un'istanza di fallimento da parte di un creditore, perché il nostro timore è proprio quello che, per questa via, potessero in qualche modo essere aggrediti i 140 miliardi di attivo. Per questo abbiamo chiesto al Tesoro di valutare se non fosse il caso di versare la somma, attualmente gestita dall'avvocato Lettera come agente contabile dello Stato, in conto entrata eventuale dello Stato per evitare che in caso di istanza di fallimento si potessero creare problemi. L'istanza di fallimento non ha avuto luogo, il discorso per ora è sospeso e risposte del Tesoro finora non ci sono state. Il discorso della transazione è molto complesso ed ha visto una corrispondenza continua dal 1995 ad oggi con l'Avvocatura dello Stato. Risposte definitive non ce ne sono state, ma vi sono al riguardo opinioni divergenti. Vi sono state anche riunioni presso il Ministero del tesoro con la partecipazione dei magistrati della Corte dei conti dalle quali sono emersi dubbi sulla possibilità di fare una transazione parziale con le banche perché potrebbe verificarsi una disparità di trattamento tra i vari creditori di tutte queste gestioni. Le ho spiegato in termini molto concisi un problema grandissimo; se la Commissione lo ritiene utile posso raccogliere tutta la corposa corrispondenza trascorsa in questi anni con l'avvocato Lettera il Ministero del tesoro e l'Avvocatura. Comunque, non abbiamo ricevuto mai da nessuno un parere o una risposta precisa. Abbiamo, ripeto, tantissime lettere, ma nessuna risposta precisa: soltanto una risposta dell'Avvocatura dello Stato risalente all'anno scorso in cui si afferma che di massima l'Avvocatura è favorevole ad una transazione, ma in termini molto generici. CARUSO Antonino. Signor Presidente, voglio fare due puntualizzazioni. In primo luogo la dottoressa Delle Monache parla di preoccupazione degli organi pubblici di violazione della par condicio dei creditori. Non riesco a capire chi sono i creditori a cui la dottoressa Delle Monache in questo caso fa riferimento. In secondo luogo, vorrei chiedere alla dottoressa Delle Monache se - anche a titolo personale - non ritenga opportuno che il problema della definizione della questione dei rendiconti venga gestito direttamente dal Ministero dell'agricoltura vista la difficoltà oggettiva di pervenire ad una conclusione degli stessi e risultando di propria convenienza la possibilità di pilotare un percorso conclusivo di tutto questo comparto anche pervenendo ad una transazione (che diviene quindi uno strumento definitorio - come del resto è sempre -) in cui una parte, cioè lo Stato, considera quali sono le proprie convenienze anche in termini di migliore ottimizzazione delle risorse attualmente impiegate in quella direzione. Infatti si tratta di rendiconti onerosissimi da concludere ed è probabilmente impossibile prevedere che questo ragionevolmente avvenga, per le ragioni più disparate che la dottoressa Delle Monache ha evidenziato, vale a dire la difficoltà del commissario di reperire documenti e il fatto che si tratta di partite in alcuni casi di epoca tale da determinare la necessità di indagini di tipo archeologico. Anche perché mi permetto di dire che oggi vi è stata un'istanza di fallimento proposta da uno dei creditori della procedura, ma l'ipotesi che il concordato preventivo della Federconsorzi non possa rendere, per una o più ragioni, esiste. Mi sembra preoccupante quanto da lei ha conferito circa il fatto che è stata ritirata l'istanza di fallimento e che quindi il problema a questo punto è sospeso. DELLE MONACHE. Non ho detto che il problema è sospeso. Il discorso era che si trattava di un problema che ci aveva posto l'avvocato Lettera con un'urgenza che adesso non c'è più. Però il discorso della transazione così come ci veniva proposto dall'avvocato Lettera non ci sembrava opportuno perché si riferiva ad una transazione con un gruppo specifico di banche creditrici. Sulla transazione globale, invece, in merito alla quale abbiamo sempre richiesto pareri sia all'Avvocatura che al Tesoro, sono perfettamente d’accordo. CARUSO Antonino. Condivido in pieno. DELLE MONACHE. Ritengo quindi opportuna una transazione globale con la partecipazione di tutte le parti considerata la difficoltà di pervenire in maniera capillare alla definizione di tutti i rendiconti. La transazione però deve essere trattata soprattutto con il Ministero del tesoro in quanto non riguarda soltanto il Ministero dell'agricoltura, ed è un problema di fondi abbastanza consistenti; pertanto, ripeto, la questione va trattata unitamente all'Avvocatura, al Consiglio di Stato e con al Ministero del tesoro. Di corrispondenza con il Ministero del tesoro al riguardo ce n'è molta, ma di risposte ufficiali non ne abbiamo. BUCCIERO. Se la transazione globale non la può fare perché dipende dal Ministero del tesoro, qual è la funzione del commissario governativo? MANCUSO. E' evidente che la questione è complessa; c'è una unione di agente contabile del Governo e legale rappresentante della Federconsorzi. PRESIDENTE. Senatore Bucciero, spero che sia soddisfatto della risposta che le ha dato l'onorevole Mancuso. MANCUSO. E' chiaro che la transazione globale se la sognano!
DELLE MONACHE. Non c'è soluzione.
CARUSO Antonino. Deve ancora essere data una risposta alla prima parte delle mie domande.
PILO. La prima concerneva la questione relativa al personale e la seconda riguardava l'indebitamento dei consorzi agrari e della Federconsorzi.
Il riferimento fatto dalla dottoressa Delle Monache agli appunti predisposti dai dirigenti del Servizio, fatti propri dai direttori generali e quindi inviati ai Ministri, circa la carenza di personale non era una "battuta" per scaricare responsabilità, come ho detto prima. Era un dato di fatto, perché per svolgere questo tipo di attività evidentemente doveva esserci alle spalle un ufficio composto anche da analisti economici. La carenza di organici non consentiva però di predisporre una diversa organizzazione del lavoro, data la dotazione presente negli uffici.
DELLE MONACHE. Posso soltanto aggiungere che dal 1993, quando il nostro Ministero è diventato Ministero per le risorse agricole, a tutt'oggi non ha ottenuto una ridefinizione dell'organico, degli uffici e delle strutture; non si è proceduto più ad alcuna assunzione dalle vacanze organiche del 1986. E' chiaro che tutto ciò non ha consentito reclutamento di personale specificamente competente oltre a quello che oggi abbiamo per portare avanti determinati lavori. PILO. E vengo alla questione dell'indebitamento. Giustamente il Presidente ha sottolineato poc'anzi che questo processo di indebitamento, sia della Fedit che dei consorzi agrari, non poteva registrarsi come un qualcosa avvenuto improvvisamente, poiché rappresentava la risultante di una situazione consolidatasi nel tempo. In effetti le cose stanno in questo modo, ma vanno aggiunte alcune considerazioni che non devono essere trascurate. In primo luogo, è noto che il "business" più grande della Fedit prima, e dei consorzi agrari poi, si è sviluppato sul commercio delle macchine agricole e sulla conseguente assistenza tecnica. Venendo meno questo tipo di attività, evidentemente è venuta meno anche una delle entrate più consistenti. In secondo luogo, vi è la questione dei carburanti agricoli. Ad un certo punto, i consorzi agrari – e ciò vale solo per essi – non sono stati più l'organismo gestore ed abilitato alla distribuzione dei carburanti agevolati. Anche in questo caso, evidentemente, è venuta meno una consistente fonte di entrate che certamente ha aggravato un indebitamento che già si stava verificando. Quindi, è necessario tener conto di alcuni fattori sostanziali che sono intervenuti sull'intero sistema, e poco importa se in questo caso si tratta di Federconsorzi o di consorzi agrari. Senza dubbio, ad incidere pesantemente ha contribuito anche l'alto costo del denaro (problema che in quegli anni riguardava non solo la Federconsorzi ed i consorzi agrari, ma tutta l'economia del paese), perché, l’ho detto prima, a fronte di tassi di interesse pari finanche al 28 per cento, non era più possibile garantire quel rendimento ipotizzato - e consolidato nell'immediato dopoguerra - del 12-13 per cento.
Non va infine trascurato un elemento a mio avviso ancora più importante, e cioè la caduta di managerialità del sistema. Con il passare del tempo, i bravi funzionari andavano in pensione non venivano sostituiti, perciò sta di fatto che in molti settori (oltre tutto io sono subentrato in tempi più recenti, e quindi di quello che posso dire per il passato sono a conoscenza perché l'ho letto o ne ho sentito parlare) la caduta di managerialità è stata evidentissima. Ciò, ad esempio, è avvenuto nel settore dell'impiego degli ausili chimici, dei fertilizzanti e dei fitofarmaci. Sono stati questi gli elementi determinanti; certo, essi derivavano indubbiamente da un andamento che si è protratto per un certo periodo nel tempo, ma poi hanno generato effetti fortissimi ed anche improvvisi. L'Amministrazione, certamente, era conscia di questo andamento, tanto è vero che, come ho detto prima, fu indicata per iscritto in una circolare l'esigenza di riorganizzare il sistema per abbattere i costi di produzione, riordinando la rete dei consorzi agrari, chiudendo, ad esempio, le agenzie che non superavano il miliardo di lire di fatturato. Questo costituiva già uno dei primi elementi di grande importanza. La seconda questione era rivedere la rete dei servizi per richiamare l'attenzione sull'attività. Se non avessimo avuto cognizione di tale andamento, peraltro poi consolidato come atto finale nei commissariamenti, certamente non avremmo potuto adottare questi atti amministrativi a cui abbiamo fatto riferimento.
RUBINO Paolo. Signor Presidente, sarò brevissimo nel mio intervento, augurandomi che anche gli altri colleghi facciano altrettanto. Ascoltando i vari interventi mi è venuta spontanea una domanda. A mio avviso, stiamo discutendo di un problema che non è venuto alla luce dalla sera alla mattina, poiché esso ha fatto sorgere dibattiti e scontri e ha interessato il paese e l'intera opinione pubblica. La prima domanda che vorrei rivolgere ai nostri ospiti è la seguente. Chi aveva la responsabilità politica - cioè i Ministri - di fronte ad un problema che era stato evidenziato, ad un certo punto ha emanato direttive scritte? Infatti, noi non stiamo indagando su una managerialità più o meno presente, ma stiamo cercando di capire se vi è stato qualcosa che è andato al di là di una caduta di managerialità. Di fronte a questi fatti, che non erano sconosciuti, i direttori hanno mai ricevuto direttive precise e chiare secondo le quali bisognava leggere bene i bilanci perché vi era una certa preoccupazione nel paese? Questa è la prima domanda.
E vengo alla seconda questione.
I responsabili del procedimento o chi istruiva e leggeva i bilanci hanno mai segnalato ai direttori per iscritto che c'erano cose che non quadravano? Non credo che possiamo pensare ad una struttura di amici del bar che si incontrano e dicono "mi raccomando ai sindaci, attenzione"; ci trovavamo di fronte ad atti che richiedevano scelte formalmente rigorose. C'è mai stato questo? C'è una chiara responsabilità politica e di chi aveva il compito di istruire e di entrare nel merito. Vorrei sapere se esistono agli atti queste direttive e, se ci sono, vorrei conoscerle. Vorrei sapere dai funzionari se vi sono mai stati atti di questa natura che segnalavano in modo responsabile un processo di degenerazione che ha portato poi a quello che tutti sappiamo.
PRESIDENTE. Vorrei integrare quanto affermato dall'onorevole Paolo Rubino. Il personale del Ministero ai più alti livelli si è mai reso conto della non efficacia dei controlli verso il basso in modo da segnalarlo all'autorità politica?
PILO. Per quanto mi concerne, ho citato il fatto che nel 1987 e nel 1988 furono prodotte due relazioni ai Ministri pro tempore segnalando che le cose dal punto di vista economico non andavano più tanto bene.
PRESIDENTE. E prima del 1987?
PILO. Non c'ero, ma so che a metà degli anni '80 il dottor De Fabritiis dispose un'ispezione molto dettagliata e questo l'ho rilevato dagli atti. L'ufficio segnalò al dottor De Fabritiis le stesse cose che poi segnalò a me. Con questo credo di aver risposto alla seconda parte della domanda dell'onorevole Rubino. Ne consegue che gli uffici verificavano i dati del bilancio e segnalavano la situazione al direttore del tempo che ordinava la predisposizione degli appunti per il Ministro.
Per quanto riguarda la seconda parte della domanda dell'onorevole Rubino, e cioè se i Ministri hanno mai chiesto agli Uffici di fare qualcosa di particolare, devo dire che durante i quattro anni circa nei quali ho avuto sotto il mio controllo questa materia, non ricordo di aver avuto mai delle disposizioni di carattere particolare. In genere era il direttore che si recava dal Ministro per segnalare le diverse situazioni. Questo non esclude il fatto che il Ministro fosse a conoscenza in proprio di eventuali difficoltà, ma evidentemente utilizzava canali informativi diversi. Quindi non escludo che i Ministri conoscessero perfettamente la situazione o che comunque avessero i loro canali di informazione.
PREDA. Devo formulare quattro domande per cercare di capire. Faccio una precisazione: i consorzi agrari erano cooperative speciali sottoposte ad una serie di controlli diretti o indiretti, senza entrare nel merito del tipo di controlli. Probabilmente dobbiamo dire che il ruolo di controlli da parte del Ministero dell'agricoltura era minimale. Non so se dovesse essere tale, ma era minimale per una serie di problemi: probabilmente perché c'erano cinque persone e invece ce ne volevano venticinque, oppure ce ne erano venticinque e ce ne volevano cinquanta. Comunque c'è stato un ruolo minimale di controllo, però mi sembra che il Ministero nominasse anche propri rappresentanti nel collegio sindacale dei consorzi agrari proprio per la legislazione speciale a cui erano sottoposti questi ultimi. Pertanto nella mia testa ho formulato tre domande che non rivolgo ai presenti perché è difficile che mi possano rispondere. Ad esempio vorrei avere alcuni dati relativi al numero di ispezioni che sono state effettuate nell'arco di dieci anni (1980-1990) per iniziativa autonoma del Ministero.
Inoltre, se è vero che ci volevano venticinque persone e che probabilmente ce ne erano solo cinque, vorrei sapere se almeno cinque ispezioni autonome a seguito della verifica dei bilanci o per altri motivi sono state fatte. E ancora, quante ispezioni sono state richieste dai sindaci nominati dal Ministero? Non vorrei i dati dal 1990 al 1994-95, ma quelli relativi ad esempio al periodo che va dal 1980 al 1990. Quante ispezioni sono state richieste dai sindaci nominati dal Ministero? Quante relazioni sono state inoltrate al Ministero dai sindaci, nominati dallo stesso Ministero, su illegittimità o su problemi esistenti nei singoli consorzi agrari? Dico di proposito 1980-1990. Avrei bisogno di questi elementi perché credo che si sia esercitato anche questo controllo da parte di chi era stato nominato nei singoli collegi sindacali, altrimenti non si capisce che tipo di presenza sia stata fatta sull'andamento amministrativo ed economico dei singoli consorzi agrari. Infine c'è il problema della quantificazione degli interessi che è emerso più volte; non ho ben capito chi abbia quantificato gli interessi. Ci sono delle note del Ministero nei confronti dei singoli consorzi agrari in merito alle quali non ho capito come si sia arrivati a tale quantificazione di interessi e da chi è stata autorizzata o deliberata.
DELLE MONACHE. Dal 1980 al 1990 mi riservo di fare ulteriori ricerche, le abbiamo già fatte ma non abbiamo trovato relazioni ispettive. Comunque ne faremo altre.
Per quanto riguarda la quantificazione degli interessi il problema è molto più complesso. Dopo numerosissime ricerche è stata trovata una lettera riassuntiva a firma del ministro Natali del 1971 in cui si quantificano gli interessi al tasso ufficiale di sconto più 4,40 per cento e capitalizzazione semestrale. E' una lettera a mio parere riassuntiva di precedenti note, circolari, convenzioni che agli atti non ci sono e tutto fa comprendere come sia una definizione convenzionale. L'atto ufficiale che abbiamo inviato a più parti (ed anche alla Procura di Perugia che me lo ha richiesto) è, ripeto, a firma del ministro Natali. Sulla base di questa lettera sono stati negli anni più volte quantificati gli interessi da parte di una commissione centrale costituita dai funzionari del Ministero dell'agricoltura e del Tesoro. Tali conteggi sono stati utilizzati l'ultima volta nel 1992 quando furono emanati vari decreti-legge, di cui l'ultimo non convertito per un voto del senatore Robusti per quantificare il debito dello Stato nei confronti della Federcorsorzi. Il calcolo è stato sempre lo stesso anche negli 89 decreti riuniti nella contabilità unificata e ritenuti regolari da parte della Corte dei conti: tasso ufficiale di sconto più il 4,40 per cento e capitalizzazione semestrale. Quindi, fino al 1996 questo sistema di calcolo non è stato contestato da nessuno. Posso consegnare alla Commissione una serie di documenti che ho trovato agli atti o che avevo reperito al momento in cui ho redatto una relazione che mi è stata richiesta dalla magistratura. Noterete dalla lettura sia della lettera che dell'intera documentazione che non vi è stata alcuna contestazione. Se ben ricordo, il primo dubbio sulla natura di questa lettera a firma di Natali, che potrebbe essere considerata un atto amministrativo, è stato avanzato proprio dall'avvocato Lettera. Da allora c'è stata un'inversione di tendenza ed io ho cominciato ad inviare delle circolari ai consorzi, dicendo loro che da quella data avrebbero dovuto conteggiare gli interessi nella misura legale; tutto questo però a partire dal 1995-1996, cioè da quando è stato posto il problema. Durante la preparazione degli ultimi disegni di legge sono stati richiesti diversi tipi di sistemi di calcolo. Di conseguenza, l'Ufficio ne ha preparato uno con interessi legali, un altro con il solo t.u.s. e un altro con il t.u.s. più il 4,40 per cento. Nelle ultime sentenze che vi sono state, di cui due in appello, è stato ritenuto giusto il conteggio fintanto che ha ottenuto il consenso della Corte dei conti, cioè fino al 1982. Quindi, fino a questa data è stato adottato il sistema di calcolo con il tasso ufficiale di sconto, più il 4,40 per cento oltre alla capitalizzazione semestrale; da quel momento in poi sono stati ritenuti applicabili soltanto gli interessi legali. Questo hanno stabilito le ultime due sentenze di appello. Ancora non vi è alcuna pronuncia della Cassazione e quindi la questione è aperta.
La nuova legge non credo che parli di tale questione in modo esplicito; però, nel silenzio, penso che si debba procedere con gli interessi in misura legale. PRESIDENTE. Comunque, è da interpretare.
MAGNALBO'. Signor Presidente, rivolgerò delle brevi domande ai nostri ospiti.
Riferendomi a quanto ci ha detto il dottor Pilo a proposito delle macchine e dei carburanti agricoli, ritengo che si trattasse di modi di fare attraverso i quali il sistema si creava una certa liquidità. Infatti, si costituiva una liquidità attraverso la commercializzazione delle macchine agricole e degli oli minerali.
Vorrei sapere se corrisponde al vero il fatto che ad un certo momento queste macchine agricole furono ritirate in blocco dal fornitore.
In secondo luogo, la dottoressa Delle Monache ha accennato a dei crediti ceduti; vorrei sapere a cosa si riferiva.
In terzo luogo, nel verbale della sua audizione del 3 aprile 1995 davanti alla Commissione d'indagine ministeriale, il dottor Pilo parla di cambiali dei consorzi agrari e dell'Ente Risi scontate alla Banca d'Italia con l'avallo della Ragioneria generale. Vorrei sapere perché è stata fatta questa annotazione e se ci si riferiva ad un criterio generale adottato, cioè quello che noi chiamiamo la posizione della Fedit nell'immaginario collettivo e quindi nell'immaginario bancario, oppure ad altro. Vi è poi una quarta domanda. Quando fu deciso di chiedere il concordato preventivo, chi fu tra i funzionari che spinse per assumere questa decisione invece di andare verso la liquidazione amministrativa coatta?
Infine, vorrei sapere che ruolo avrebbe dovuto avere il dottor Pellizzoni nell'ambito della gestione commissariale e quale diverso incarico effettivamente ricevette.
PRESIDENTE. Speriamo che le risposte saranno altrettante rapide.
PILO. Per quanto riguarda le macchine agricole, la decisione fu presa dalla Fiat. Quando quest'ultima riorganizzò il suo sistema produttivo, decise di commercializzare in proprio le macchine agricole e quindi tutto ciò che riguardava la meccanizzazione Fiat; tutto il collaterale non fu più oggetto di contrattazione con la Fedit e quindi venne meno questo aspetto, che poi è quello più sostanziale. Ovviamente vi fu una riorganizzazione per conto o con altre ditte, ma venne a mancare una notevole fonte di entrata.
MAGNALBO'. Ma la Fiat ritirò delle macchine agricole già fornite?
PILO. Non ci fu più alcuna commercializzazione per conto della Fiat; per cui, debbo ritenere che ritirò o andarono ad esaurimento le macchine agricole già fornite. Comunque, sta di fatto che da una certa data in poi non vi fu più alcuna collaborazione. Va in tutti i casi tenuto presente che le ditte produttrici di macchine agricole, in Italia, sono diverse centinaia.
MAGNALBO'. E' comunque riscontrabile in qualche documento se questo creditore che aveva fornito determinate macchine agricole se le riprese?
PILO. Questo non lo so, perché si trattava di rapporti privatistici di fornitura.
A proposito della questione delle cambiali, non vi fu nessun riferimento particolare. Mi fu posta una domanda relativamente a tutti coloro che erano "coinvolti" finanziariamente nella gestione – quindi, consorzi agrari, Fedit e banche – e tra l'altro mi fu chiesto anche qualcosa a proposito della cambiali, perché si trattava di una questione che aveva avuto una certa eco sulla stampa a seguito di quella famosa visita dei giapponesi che videro riportata nel bilancio della Banca d'Italia questa partita e di conseguenza chiesero informazioni.
Il dottor Pellizzoni l'ho conosciuto soltanto quando ha ricoperto la carica di direttore della Federconsorzi, ma non conosco né la sua genesi, né cosa è successo dopo.
CARUSO Antonino. E la scelta del concordato preventivo da chi fu studiata a livello di funzionari del Ministero?
DELLE MONACHE. Non credo sia stata trattata da funzionari. Io sono arrivata in un momento successivo, ma, comunque sia, non credo che l'abbiano trattata dei funzionari.
Ho parlato di crediti ceduti dai consorzi agrari alla Federazione italiana dei consorzi agrari, che poi sono entrati nei beni andati alla S.G.R. e nell'ultima transazione la stessa S.G.R. li ha riceduti alla liquidazione. Infatti, ho un atto dell'avvocato Caiafa proprio recente che ci chiede questi soldi.
MAGNALBO'. Non riguardano i crediti che i consorzi debbono soddisfare con il nuovo provvedimento legislativo?
DELLE MONACHE. Non sono stati presi in considerazione dal provvedimento, perché mi pare che l'articolato parlava di crediti dei consorzi agrari non ceduti. Questi non sono stati presi in considerazione se la normativa non ha subìto ultimamente delle modifiche di cui non sono a conoscenza, ma non credo che ciò sia avvenuto.
PRESIDENTE. Non sono stati ceduti, ma se sono stati retrocessi a seguito di transazione come si interpreta la norma? La dizione "non ceduti", una volta che la cessione è venuta meno a seguito di transazione, sta a significare che essi vanno ad inglobarsi tra tutti i crediti che oggi sono oggetto del provvedimento legislativo.
OCCHIONERO. I soggetti della società possono richiederli.
DELLE MONACHE. Premetto che si tratta di cessioni pro solvendo e ce n'è solo una pro soluto. Inoltre, ve ne sono due o tre che non sono andate alla Federazione ma alle banche.
MAGNALBO'. Che hanno partecipato alla S.G.R.!
DELLE MONACHE. Questo non lo so perché dovrei verificarlo.
PASQUINI. Vorrei rivolgere una sola ulteriore domanda ai nostri ospiti più che altro per far mettere a verbale una singolare contraddizione che ho rilevato nelle cose dette fino ad ora; ed è la seguente. Si è giustificata la mancata effettuazione di controlli e di una vigilanza, seppure limitata alla pura legittimità degli atti, e la contraddizione sta nel fatto che poi il Ministro dell'agricoltura ha emanato una circolare (non so a firma di chi e quindi chiedo che mi venga detto) dove tra le altre cose si chiede di abbattere i costi di produzione. Ora, non mi spiego come si possa parlare di un Ministero che esercita la sua funzione di controllo limitatamente alla legittimità degli atti, quando poi emana una circolare in cui si parla di abbattere i costi di produzione dei CAP.
PRESIDENTE. Si tratta di una considerazione che registriamo e lasciamo agli atti.
OCCHIONERO. Nel 1964 l'onorevole Moro con il Centrosinistra aprì un'inchiesta sul problema degli ammassi per chiudere quella grande partita dal '46 al '63. Ci fu una relazione di Ferrari Aggradi nel 1965. L'inchiesta di Moro si componeva di 883 pagine - se non sbaglio - e ne furono stampate 3 mila copie mandate al macero perché si ravvisavano responsabilità penali di alcuni Ministri, alcuni dei quali sono anche diventati Presidenti della Repubblica. Alcune copie sono rimaste al Ministero dell'agricoltura e altre si trovano presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Nella documentazione della Camera dei deputati e del Senato non ve ne è copia. La manovra finanziaria del 1982 conteneva una proposta di mille miliardi che doveva servire per coprire gli ammassi. Con un intervento del ministro Fabbri quella voce fu cancellata dalla manovra. Nel 1998 vennero stanziati 1500 miliardi in tre anni per gli ammassi. Ci fu un po' di confusione e quella voce venne cancellata; l'anno scorso durante la manovra finanziaria è stato presentato un emendamento da parte di alcuni senatori con il quale si ravvisava la possibilità di utilizzare i 500 miliardi di competenza. Attualmente è all'esame del Senato un disegno di legge, già approvato dalla Camera, nel quale alla voce ammasso si prevede l'utilizzazione di mille miliardi. Se si prendono gli 89 decreti (ed ho parlato di complicità anche della Corte dei conti perché c'è una circolare del 1982 e un'altra del 1984 della Corte dei conti) e si fa la somma aritmetica essa non supera i 700 miliardi. Non vedo e non capisco - aveva ragione il dottor Pilo (il quale ha affermato che dopo tanti anni è difficile riscontrare e valutare) - come si possa fare a rendicontare dopo cinquant'anni ammassi che sono avvenuti nel '46-'47. Non metto in discussione il titolo e il merito di questi debiti contratti dallo Stato, ma l'entità e la ricerca specifica e scientifica di quello che effettivamente è avvenuto. Faccio un esempio: in un comune del Molise che si chiama Ururi, nel 1949-50 (non sono riuscito a trovare gli atti presso la Procura del Tribunale di Larino, ma le prossime settimane mi impegnerò a farne le copie) fu presentato un bilancio di un conteggio di stoccaggio di 26 mila quintali di grano. L'agente si chiamava Nicola Fratoiani. Il grano fu regolarmente venduto a Foggia ad un prezzo molto superiore a quello stabilito per la raccolta di giugno-luglio. La dichiarazione che fece l'agente con la responsabilità del consorzio agrario interprovinciale di Campobasso e Isernia fu che quel grano andò a male e fu venduto per uso zootecnico. Adesso mi chiedo: tra quei 21 miliardi che vanta di credito il consorzio agrario del Molise, vi sono anche i 26 mila quintali di Ururi? Un'ultima questione: posso anche essere d'accordo sul fatto che lo Stato stanzia mille miliardi per la riorganizzazione dei consorzi agrari, ma mi domando se, nel modo in cui sono esplicitate la relazione e il disegno di legge, questi soldi vanno veramente ai consorzi agrari oppure ai creditori principali che sono le banche, tra cui la Banca di Roma. Perché è vero che a Perugia la S.G.R. ha rinunciato ai circa mille miliardi perché non sono esigibili e si è accontentata solo di 52 o 56, ma non ha perso il diritto il soggetto che rappresenta la società.
Pertanto, andiamo a legiferare su un provvedimento certamente non chiaro e su una destinazione di fondi pari a mille miliardi che oggettivamente non serviranno a riorganizzare i consorzi agrari interprovinciali o provinciali, ma soltanto a soddisfare esigenze, crediti e debiti di questi consorzi nei confronti delle banche. Mi sono posto questo dubbio e dopo che ho parlato alla Camera dei deputati ho anche avuto un momento di sconforto. Sono andato a rileggermi tutte le carte e ho chiesto ai vecchietti di ottant'anni che conoscevano la realtà della mia zona come erano andate le cose ed ho avuto conferma non solo del fatto che c'è indecisione e complicità, ma anche del fatto che fino agli anni Ottanta non si è trovato il modo, la capacità e la possibilità di presentare i rendiconti.
Possono essere credibili i rendiconti presentati cinquant'anni dopo? Che cosa significa il debito che l'AIMA ha ancora nei confronti della Federconsorzi sulla soia o sull'olio, riferito agli anni 61-62?
Qual è la partita che andiamo ad aprire dal momento che vi è un contenzioso che non finisce con il disegno di legge che servirà solo a ratificare un percorso che ad oggi non è concluso?
PRESIDENTE. Onorevole Occhionero, la ringrazio per il suo intervento che fa giustizia delle perplessità che sul disegno di legge n.4860 tutti avevamo manifestato; qualcuno ci ha quasi addebitato - me lo lasci dire con franchezza e me ne assumo la responsabilità - un'interferenza illegittima nei confronti del lavoro parlamentare, non ricordando che siamo parlamentari di questa Repubblica e che in questo organismo bicamerale stiamo approfondendo alcune questioni non per bloccare il disegno di legge, ma per cadenzarne una migliore e più chiara lettura che oggi appare ancor più necessaria dopo le osservazioni da lei svolte. Per cui vorrei dire ai colleghi che fanno parte della Commissione agricoltura che, in sede deliberante, con una velocità astronomica, si sta occupando di questo disegno di legge, che la Commissione d'inchiesta sulla Federconsorzi chiedeva al Parlamento una riflessione. Certo, il Parlamento è sovrano e a questa sovranità siamo tutti soggetti, ma ciò non ci toglie il gusto di poter almeno formulare queste legittime osservazioni che condivido.
OCCHIONERO. Vorrei solo fare un'osservazione sul problema della vigilanza. Nelle scorse settimane è stato lautamente liquidato il direttore licenziato del consorzio di Campobasso. Dicunt, dicevano i latini, che vi sia stata un'efficace mediazione da parte di alcuni funzionari del Ministero. Il direttore licenziato oggi è agente di attività commerciali o procacciatore d'affari presso il consorzio agrario di Teramo. Risulta a voi qualcosa a tal proposito?
DELLE MONACHE. Il direttore del consorzio di Campobasso aveva una causa in atto, che poi ha transatto con il commissario. Non sono a conoscenza di quello che ha fatto successivamente.
PILO. Anche se è tardi, vorrei fare una brevissima precisazione. Una prima ricognizione fu fatta nel 1968, perché in quel momento furono prodotti ben 3.174 decreti sulle rendicontazioni riferite al 1962, di cui la Corte dei conti non volle registrarne 1.227, che poi sono quelli di cui si parla oggi, concernenti una parte della gestione degli ammassi. Si tratta di 1.227 decreti posti in essere per la chiusura della partita degli ammassi e solo a questo fine, ma - lo ripeto - la Corte dei conti a suo tempo non volle registrarli perché non vi era copertura di spesa; solo successivamente li registrò, prima del 1980, come chiusura di gestione.
Questi 1.227 decreti sono stati successivamente raggruppati per ciascun consorzio, trattandosi quindi di 89 decreti riepilogativi, che sono poi quelli che ha citato poc'anzi la dottoressa Delle Monache.
In un primo momento la Corte dei conti non volle ammetterli a registrazione perché, oltre alla semplice sommatoria degli importi relativi ai singoli decreti che afferivano a ciascun consorzio, in essi vennero aggiunte le cosiddette spese di finalizzazione – mi pare che le chiamarono in questo modo – relative al servizio, alla gestione degli archivi, eccetera, ma in seguito furono ammessi con la formula "non sono più soggetti a … ". Dunque è vero che sono passati quasi 50 anni dagli avvenimenti di cui parliamo, ma la questione non è rimasta in sospeso, perché nel 1968 fu ricostruita l'intera situazione, così come registrata entro il 1962.
VENETO Gaetano. Sarò brevissimo. Data la gravità di quanto stiamo non accertando – soppeso le parole – ma ascoltando, e dal momento che secondo il dettato costituzionale e la disciplina che regola il lavoro parlamentare di una Commissione d'inchiesta quest'ultima ha poteri giudiziari, sia pure paralleli a quelli della magistratura, la prego vivamente, signor Presidente, di trasmettere quanto prima il resoconto stenografico di questa seduta al presidente del Senato Mancino e al Presidente della 9a Commissione permanente del Senato per una semplice ragione. Sul piano formale abbiamo dovuto subire giusti rimbrotti dal presidente Violante per certe forme atecniche di segnalazione. Questa volta la pregherei formalmente, dati i rapporti che questa Commissione intrattiene con la Commissione agricoltura del Senato, di trasmettere gli atti parlamentari dell'odierna seduta a quest'ultima, affinchè essa adotti le opportune valutazioni per l'approvazione in sede deliberante del disegno di legge n. 2274, recante "Nuovo ordinamento dei consorzi agrari".
PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni così rimane stabilito.
OCCHIONERO. Bisognerebbe inviare questi atti anche al Governo.
PRESIDENTE. Termina qui l'audizione del dottor Pilo, della dottoressa Delle Monache e della dottoressa Fè Celletti che la Commissione si riserva comunque di riascoltare, perché vi sono altre questioni a proposito delle quali potremo chiedere un loro contributo. Ad esempio, vi è la materia dei commissariamenti, quella dei controlli sulle gestioni speciali che il tempo a nostra disposizione oggi non ci ha consentito di affrontare. Valuteremo in sede d'Ufficio di Presidenza quando calendarizzare questa ulteriore audizione.
Informo i colleghi che l'audizione prevista per giovedì 7 ottobre 1999 alle ore 14 è differita di un'ora, e cioè alle ore 15, perché l'ex presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’AIMA, Giovanni Robusti, è convocato alle ore 14 presso la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari per una questione di insindacabilità.
Ringrazio i nostri ospiti per la loro cortese disponibilità. Vorrei ricordare loro che avranno in visione il resoconto stenografico di questa seduta: poiché durante la loro audizione si sono riservati di farci pervenire altra documentazione, li invito ad inviarcela al più presto, perché in base a quello che ci faranno pervenire procederemo alla calendarizzazione di un'altra audizione.
I lavori terminano alle ore 14,20.