Commedia (Buti)/Alla cortesia dei lettori

Alla cortesia dei lettori

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Commedia Introduzione

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ALLA CORTESIA DEI LETTORI

GLI EDITORI


Le trecento edizioni sinora fatte della Divina Commedia di Dante Alighieri e il grandissimo numero di codici sparsi per tutta la colta Europa formano l’unico e migliore elogio che di un tanto poema si potesse giammai comporre: perciò in tanto spazio, e in tale novero d’uomini tornerebbe assurdo e si accosterebbe quasi alla stolidità il pensare che ciò sia stata una continuata illusione. La presente pubblicazione, che noi vi offriamo, appunto dopo cinque secoli e mezzo che in Italia fu conosciuta la prima cantica, speriamo verrà bene accolta dagli studiosi del sacro volume, come quella che al testo unisce un commento, il quale sebbene antico, mai per le stampe non era stato divulgato; e del quale non staremo a dire veruna parola di lode e perchè a noi non aspetta, e perchè da [p. viii modifica]sè stessi ne metteranno ragione i letterati. Una sola cosa però a noi si appartiene discorrere qui brevemente; la maniera per noi tenuta in farcene editori.

Tra i codici del Commento di Francesco da Buti, esistenti nelle publiche Biblioteche di Firenze, i più reputati sono il Riccardiano 1006-7-8 e il Magliabechiano Palch. I. n. 29, amendue citati dall’Accademia della Crusca e quello più di codesto; laonde noi abbiamo prescelto il Riccardiano, giovandoci eziandio dell’altro, qualunque volta la nostra lezione fosse meno corretta; e quando ci abbia diversità, ne abbiamo riferito le varianti a piè di pagina. E qui la gratitudine richiede che per noi si manifesti la cortesia dell’onorevolissimo Lord Vernon, il quale tali copie spettanti alla biblioteca di sua famiglia ebbe a noi procurato. In quanto poi alla grafia, la abbiamo racconciata all’uso moderno; ma senza punto alterare la conformazione de’ vocaboli, acciocchè non ne seguisse alcuno sconcio alla storia di nostra lingua. Anzi certe configurazioni o desinenze, oggi forse rifiutate, qua e colà con brevi noterelle sono state dichiarate, secondo le dottrine di taluni de’ nostri filologi, i cui nomi per cagione di riconoscenza vogliamo qui registrati; il Nannucci, il Gherardini, e il Galvani, della nostra letteratura infinitamente benemeriti.

Che se le premure nostre non avranno sortito l’effetto, giusta l’altrui desiderio e che altro ingegno migliore del nostro avrebbe potuto, confidiamo ce ne verrà accordata venia, [p. ix modifica]avuto riguardo all’interesse che ci siamo presi a vendicare dall’oblio un così degno lavoro. E dacchè la verità ci sta a cuore sopra ogni altra cosa del mondo, noi ci professeremo sempre grati a chiunque vorrà gentilmente additarci gli errori, in cui qua e là siamo caduti. Ai maestri quest’opera vogliamo raccomandata, perchè, meditata che l’abbino profondamente, ne facciano innamorare i giovani e rendanli capaci d’intenderne e gustare le tante bellezze. La raccomandiamo altresì ai giovani, affinchè notte e di’ rivolgendola in lor mano, faccino tesoro di tutte le verità quivi racchiuse, e si persuadano che questo debb’essere il fondamento de’ loro studi, se vogliono crescere gloria a sè stessi e utilità alla patria comune, la quale soltanto di una sana educazione si ristora e rinfranca.