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sè stessi ne metteranno ragione i letterati. Una sola cosa però a noi si appartiene discorrere qui brevemente; la maniera per noi tenuta in farcene editori.

Tra i codici del Commento di Francesco da Buti, esistenti nelle publiche Biblioteche di Firenze, i più reputati sono il Riccardiano 1006-7-8 e il Magliabechiano Palch. I. n. 29, amendue citati dall’Accademia della Crusca e quello più di codesto; laonde noi abbiamo prescelto il Riccardiano, giovandoci eziandio dell’altro, qualunque volta la nostra lezione fosse meno corretta; e quando ci abbia diversità, ne abbiamo riferito le varianti a piè di pagina. E qui la gratitudine richiede che per noi si manifesti la cortesia dell’onorevolissimo Lord Vernon, il quale tali copie spettanti alla biblioteca di sua famiglia ebbe a noi procurato. In quanto poi alla grafia, la abbiamo racconciata all’uso moderno; ma senza punto alterare la conformazione de’ vocaboli, acciocchè non ne seguisse alcuno sconcio alla storia di nostra lingua. Anzi certe configurazioni o desinenze, oggi forse rifiutate, qua e colà con brevi noterelle sono state dichiarate, secondo le dottrine di taluni de’ nostri filologi, i cui nomi per cagione di riconoscenza vogliamo qui registrati; il Nannucci, il Gherardini, e il Galvani, della nostra letteratura infinitamente benemeriti.

Che se le premure nostre non avranno sortito l’effetto, giusta l’altrui desiderio e che altro ingegno migliore del nostro avrebbe potuto, confidiamo ce ne verrà accordata venia,