Codice cavalleresco italiano/Libro V/Capitolo XII

Duello colla pistola a comando

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XII.

Duello colla pistola a comando.

ART. 491.

Nei duelli alla pistola a comando, la distanza che separa i tiratori varia tra i 12 e i 22 metri.

ART. 492.

Le armi e il posto sono scelti dall’offeso, a meno che per ragioni speciali i testimoni reputino più conveniente affidarne la decisione alla sorte.

ART. 493.

Come per tutti i duelli, le pistole devono essere sconosciute ai due antagonisti ed appartenere allo stesso paio. I duellanti sono armati di una sola pistola.

ART. 494.

Prima di armare gli avversari e di condurli al rispettivo posto, colui che dirige il combattimento avrà cura di rammentare loro, dopo di averli interrogati, se sono pronti a cominciare, e dopo che avranno armato il cane, darà il comando «fuoco!», facendo seguire il comando da tre battute di mano. [p. 268 modifica]

ART. 495.

Alla prima battuta i duellanti portano l’arma nella posizione di puntamento, nè possono far fuoco prima della terza. Alla terza battuta fanno fuoco istantaneamente e simultaneamente.

Nota. — Prima di andare oltre ci si permettano alcune osservazioni sull’uso di tali prescrizioni.

È desiderabile vedere abolito il tiro simultaneo, perchè, come dicemmo poco sopra (art. 479), espone inutilmente due gentiluomini ad esser colpiti; mentre, adottando il tiro successivo, non si avrebbe che un solo ferito e si raggiungerebbe egualmente lo scopo del duello.

L’intervallo tra ciascuna battuta dovrà esser costante, e può variare da uno a due secondi.

Il diritto di dare il segnale costituisce un vantaggio molto sentito per la parte a cui spetta1.

Secondo il nostro debole modo di vedere, un tal diritto è di esclusiva pertinenza dell’offeso, per cui si sceglierà per dirigere lo scontro quello, dei suoi testimoni, che è più anziano, o più pratico delle cose cavalleresche. Questo è sempre da preferirsi. In caso di offese reciproche si ricorrerà alla sorte.

Condotti i duellanti al loro posto, il direttore del combattimento farà loro montare i cani; quindi, avvertendo gli avversari di tenere l’arma con la bocca rivolta verso [p. 269 modifica]il suolo, si porterà al suo posto, darà una rapida occhiata sulla posizione reciproca dei tiratori e domanderà loro ad alta voce: «Sono pronti?». Alla risposta affermativa dei due avversari comanderà «Fuoco!», facendo seguire senza interruzione il comando dell’enumerazione delle battute sulla mano «uno, due, tre».

Al comando preparatorio «Sono pronti?» i combattenti tengono l’arma immobile e rivolta al suolo, limitandosi a rispondere o no.

Appena che il comando «Fuoco!» è stato pronunciato, i duellanti portano l’arma davanti all’occhio e mirano per essere pronti a sparare al comando «tre!».

ART. 496.

Tirare dopo la terza battuta costituisce una grave infrazione alle regole cavalleresche: infrazione che espone un gentiluomo ad essere giudicato dal tribunale penale come un volgare assassino.

ART. 497.

Nel duello alla pistola a comando, i colpi mancati o sfuggiti si considerano come eseguiti.

Nota. — Il duello con fuoco a comando è il più pratico e razionale, purchè si adotti il tiro successivo, per avere un morto o un ferito, invece di due; purchè i quattro rappresentanti sieno quattro galantuomini; purchè non si pretenda che il colpo parta alla terza battuta di mano, sibbene prima che il direttore dello scontro abbia pronunciato «tre!».

Si eviterebbe così di esigere un’eccessiva attenzione ai comandi di chi dirige, con grave danno del tiro, e non esporrebbe al pericolo di commettere un assassinio coloro, i quali non sanno dominare i propri nervi.

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Sarebbe utile per tutti, concedere la facoltà di far partire il proprio colpo nell’intervallo tra il comando di «Fuoco!» e «tre!» I buoni tiratori scattano l’arma al comando «due!» e quasi sempre con successo.

Ci si opporrà che la detonazione di chi spara per il primo trascina l’avversario a far partire subito dopo il suo colpo, che, precipitato, facilmente andrà a vuoto; ma tale inconveniente sarà eliminato, adottando il tiro successivo.






Note

  1. Il testimone di un duellante poco esperto, che ha di fronte come avversario un abile tiratore, potrebbe paralizzare la valentia del nemico dando il comando di «uno! due! tre!» molto rapidamente. Al contrario: il testimone del buon tiratore darà il comando «uno! due! tre!» con tono vibrato, e a intervalli regolari ed egualmente lunghi a fine di permettere al proprio cliente di trarre tutto il vantaggio dalla capacità sua nel tiro della pistola. Insomma, il tiro a comando facilita l’inganno!...