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268 Codice cavalleresco italiano


ART. 495.

Alla prima battuta i duellanti portano l’arma nella posizione di puntamento, nè possono far fuoco prima della terza. Alla terza battuta fanno fuoco istantaneamente e simultaneamente.

Nota. — Prima di andare oltre ci si permettano alcune osservazioni sull’uso di tali prescrizioni.

È desiderabile vedere abolito il tiro simultaneo, perchè, come dicemmo poco sopra (art. 479), espone inutilmente due gentiluomini ad esser colpiti; mentre, adottando il tiro successivo, non si avrebbe che un solo ferito e si raggiungerebbe egualmente lo scopo del duello.

L’intervallo tra ciascuna battuta dovrà esser costante, e può variare da uno a due secondi.

Il diritto di dare il segnale costituisce un vantaggio molto sentito per la parte a cui spetta1.

Secondo il nostro debole modo di vedere, un tal diritto è di esclusiva pertinenza dell’offeso, per cui si sceglierà per dirigere lo scontro quello, dei suoi testimoni, che è più anziano, o più pratico delle cose cavalleresche. Questo è sempre da preferirsi. In caso di offese reciproche si ricorrerà alla sorte.

Condotti i duellanti al loro posto, il direttore del combattimento farà loro montare i cani; quindi, avvertendo gli avversari di tenere l’arma con la bocca rivolta verso

  1. Il testimone di un duellante poco esperto, che ha di fronte come avversario un abile tiratore, potrebbe paralizzare la valentia del nemico dando il comando di «uno! due! tre!» molto rapidamente. Al contrario: il testimone del buon tiratore darà il comando «uno! due! tre!» con tono vibrato, e a intervalli regolari ed egualmente lunghi a fine di permettere al proprio cliente di trarre tutto il vantaggio dalla capacità sua nel tiro della pistola. Insomma, il tiro a comando facilita l’inganno!...