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La lingua cinese, i classificatori e le quantità

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La lingua cinese, i classificatori e le quantità
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4.5 La lingua cinese, i classificatori e le quantità
4.5.1 Concordanze, classificatori, ratio e λoγoς

I sostantivi della lingua cinese sono per la maggior parte nomi collettivi sintatticamente non numerabili come l’italiano “sabbia”. Diciamo “tanta sabbia, un chilogrammo di sabbia”, ma per usare numeri dobbiamo cambiare sostantivo od usare espressioni composte come “mille granelli di sabbia”. “Granello” è numerabile ed infatti lo concordiamo al plurale. Invece se diciamo “sabbie” intendiamo qualcosa di molto diverso dal singolare, per esempio vogliamo far notare delle differenze tra diverse qualità di sabbia. Sabbia di per sè non si concorda. Nella lingua cinese è così in generale. Inoltre non ci sono flessioni verbali, concordanze in genere e numero, casi. Verbi, sostantivi, aggettivi ed altre parti della frase non hanno caratteristiche speciali che le distinguano tra loro, come invece avviene in Italiano (Abbiati, 2008). Per distinguere soggetto, verbo e complementi ci si affida soprattutto all’ordine degli elementi nella frase od al contesto di significato. C’e comunque una certa scarsità di connettivi logici. A complicare ulteriormente le cose c’è anche il fatto che la base fondamentale su cui si formano le parole è la sillaba. È questa che viene scritta con un carattere. I caratteri cinesi sono più di 60.000, anche se in media una persona di cultura cinese ne conosce più o meno 5.000. Le sillabe diverse effettivamente pronunciabili nella fonetica cinese sono, però, poco più di 400 e quindi c’e un gran numero di omofoni: parole che si pronunciano allo stesso modo ma che hanno scrittura e significato diversi. Per farcene un’idea possiamo pensare alla frase italiana: “una vecchia legge la regola”. A suoni uguali (e qui anche a grafie uguali) corrispondono significati e ruoli logici e grammaticali diversi. Per questi motivi in cinese di usano molte paroline, dette classificatori, che si accostano alle parole principali e ne chiariscono significato e ruolo. Per esempio si inseriscono tra numero e nome da quantificare e costituiscono dei costrutti numerali. Persino per distinguere tra singolare e plurale la lingua cinese non ricorre a variazioni ma a classificatori appositi. Questo sistema ha grandi conseguenze sulla percezione degli oggetti matematici perché impone ai termini che li designano delle caratteristiche descrittive che l’italiano non prevede. In particolare i numerali debbono dare informazioni più precise circa la forma, l’uso o la natura degli oggetti cui si riferiscono. L’effetto e quello di avere numerali diversi per contare cose diverse. Ecco un aspetto che stupisce molto gli europei che sono avvezzi all’astrattezza assoluta del numerale. In effetti anche in italiano parliamo di “un paio di scarpe” e se dicessimo “due scarpe” probabilmente daremmo un senso assai particolare al discorso. Anche il rapporto tra lingua e pensiero logico, che nelle culture indoeuropee e storicamente strettissimo, e qui molto diverso. La logica cinese non è figlia della necessita di concordare generi, numeri e casi. Regole sintattiche intervengono piuttosto nella derivazione di parole complesse da [p. 99 modifica]temi più semplici tramite suffissi. Si può dire che per i Cinesi la ragione e in qualche modo più vicina alla latina ratio (“misura”, “rapporto”, “relazione”) che al λoγoς (logos) greco (“discorso”, “parola”, “spirito”, “intento” e mille altri significati).

4.5.2 Numeri astratti e numeri applicati

I numerali cinesi citati normalmente nelle grammatiche servono ad esprimere numeri in astratto, come quelli di una targa automobilistica o di un numero di telefono. Naturalmente il carattere astratto degli studi matematici scolastici ne propone naturalmente l’uso anche in questo contesto. La differenza tra numerali astratti e numerali applicati al conteggio, che sono diversi in virtù del classificatore, può costituire un primo ostacolo per gli studenti cinesi: gli oggetti si contano con parole che poi non si usano negli algoritmi per le operazioni. A complicare le cose c’e poi anche la disponibilità di più sistemi di scrittura e di numerali scritti. Ma gli studenti cinesi superano presto con successo queste difficoltà e divengono ottimi calcolatori e solutori di problemi. D’altro canto non si distingue tra le funzioni cardinali ed ordinali. Si può dire che nella cultura cinese anche il processo di alfabetizzazione matematica, così come per quella linguistica, segua linee di sviluppo molto diverse da quelle della cultura italiana.

4.5.3 Frasi, periodi, negazioni e domande

A mostrare il diverso rapporto tra lingua e logica rispetto alle lingue indoeuropee possiamo esaminare nella lingua cinese quelle strutture che siamo soliti riconoscere con quella che appunto chiamiamo analisi logica e del periodo. La frase cinese è composta da una prima parte che è un gruppo nominale ed una seconda che è costituita da una proposizione di tipo: Soggetto – Verbo – Oggetto. Soggetto ed oggetto della seconda parte possono in realtà essere a loro volta proposizioni. Le subordinate precedono sempre le principali cui si riferiscono. In generale, anche per aggettivi ed altre parti della frase, ciò che determina precede ciò che ne è determinato. Nel caso delle subordinate ci sono particelle relative che collegano due frasi. La frase negativa e identica a quella affermativa salvo che si premette al verbo un’apposita particella (不 bu o 没mei), mentre per l’interrogativa si usa un costrutto che prevede una negazione seguita dall’affermazione opposta. Questo modo di esprimere l’incertezza e in effetti molto naturale e trova rispondenze nell’uso spontaneo dei bambini di tutto il mondo che imparano a parlare. In cinese ci sono pero anche apposite particelle.

4.5.4 Scrittura e spazio

Ponendo che la percezione e la gestione dello spazio siano influenzate dal sistema di scrittura è utile esaminare brevemente alcune caratteristiche della scrittura cinese. Il cinese si scrive in orizzontale da sinistra a destra. Anticamente si scriveva anche verticalmente. Scrivere è però un’operazione assai diversa che in italiano perché ogni carattere fa capo a sè, rappresentando una sillaba che spesso è gia tutta una parola. Inoltre i tratti che lo compongono vanno tracciati in un ordine stabilito ed in una direzione determinata. Un carattere può consistere in un solo tratto come nella composizione di una trentina. La dimensione dei caratteri e sempre la stessa e non esistono maiuscole. C’è pero una differenziazione tra stampato e corsivo. Anche la distanza tra i caratteri è sempre la stessa e non c’e una separazione tra le parole. Per imparare a scrivere in Cina si usano dei quaderni con rigature particolari che presentano dei quadrati suddivisi in quattro od in nove quadratini uguali