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Giovanni Giuseppe Nicosia - Cinesi, scuola, e matematica - Bologna, Italia - 2010

Per zero si usa il pugno chiuso, che talora e interpretato come forma alternativa per 10.

4.5 La lingua cinese, i classificatori e le quantità
4.5.1 Concordanze, classificatori, ratio e λoγoς

I sostantivi della lingua cinese sono per la maggior parte nomi collettivi sintatticamente non numerabili come l’italiano “sabbia”. Diciamo “tanta sabbia, un chilogrammo di sabbia”, ma per usare numeri dobbiamo cambiare sostantivo od usare espressioni composte come “mille granelli di sabbia”. “Granello” è numerabile ed infatti lo concordiamo al plurale. Invece se diciamo “sabbie” intendiamo qualcosa di molto diverso dal singolare, per esempio vogliamo far notare delle differenze tra diverse qualità di sabbia. Sabbia di per sè non si concorda. Nella lingua cinese è così in generale. Inoltre non ci sono flessioni verbali, concordanze in genere e numero, casi. Verbi, sostantivi, aggettivi ed altre parti della frase non hanno caratteristiche speciali che le distinguano tra loro, come invece avviene in Italiano (Abbiati, 2008). Per distinguere soggetto, verbo e complementi ci si affida soprattutto all’ordine degli elementi nella frase od al contesto di significato. C’e comunque una certa scarsità di connettivi logici. A complicare ulteriormente le cose c’è anche il fatto che la base fondamentale su cui si formano le parole è la sillaba. È questa che viene scritta con un carattere. I caratteri cinesi sono più di 60.000, anche se in media una persona di cultura cinese ne conosce più o meno 5.000. Le sillabe diverse effettivamente pronunciabili nella fonetica cinese sono, però, poco più di 400 e quindi c’e un gran numero di omofoni: parole che si pronunciano allo stesso modo ma che hanno scrittura e significato diversi. Per farcene un’idea possiamo pensare alla frase italiana: “una vecchia legge la regola”. A suoni uguali (e qui anche a grafie uguali) corrispondono significati e ruoli logici e grammaticali diversi. Per questi motivi in cinese di usano molte paroline, dette classificatori, che si accostano alle parole principali e ne chiariscono significato e ruolo. Per esempio si inseriscono tra numero e nome da quantificare e costituiscono dei costrutti numerali. Persino per distinguere tra singolare e plurale la lingua cinese non ricorre a variazioni ma a classificatori appositi. Questo sistema ha grandi conseguenze sulla percezione degli oggetti matematici perché impone ai termini che li designano delle caratteristiche descrittive che l’italiano non prevede. In particolare i numerali debbono dare informazioni più precise circa la forma, l’uso o la natura degli oggetti cui si riferiscono. L’effetto e quello di avere numerali diversi per contare cose diverse. Ecco un aspetto che stupisce molto gli europei che sono avvezzi all’astrattezza assoluta del numerale. In effetti anche in italiano parliamo di “un paio di scarpe” e se dicessimo “due scarpe” probabilmente daremmo un senso assai particolare al discorso. Anche il rapporto tra lingua e pensiero logico, che nelle culture indoeuropee e storicamente strettissimo, e qui molto diverso. La logica cinese non è figlia della necessita di concordare generi, numeri e casi. Regole sintattiche intervengono piuttosto nella derivazione di parole complesse da

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