Cinesi, scuola e matematica/La scuola nella Repubblica Popolare Cinese/Gli insegnanti
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- 2.6 Gli insegnanti
Nelle concezioni più diffuse in Cina gli insegnanti hanno un ruolo chiave nella tenuta della società e nel raggiungimento dei suoi fini. Il loro ruolo è quindi carico di responsabilità maggiori che in Italia perché lo Stato affida loro il compito cruciale di tramandare i valori fondamentali di un’educazione assai ideologizzata. In generale hanno minore autonomia in confronto ai colleghi italiani, ma godono di uno status di maggiore rispetto da parte di studenti e famiglie anche per effetto delle istanze della cultura confuciana. I giorni rivoluzionari degli anni sessanta, quando la contestazione del sistema da parte di masse giovanili sconvolse le scuole e ne ribaltò le gerarchie, sono ormai de tutto cancellati. L’autorita dell’insegnante è perentoria. Nelle zone rurali non è infrequente che gli insegnanti vivano in un’ala della scuola in cui lavorano e siano a stretto contatto con le comunità ai cui ragazzi insegnano.
La formazione degli insegnanti elementari avviene in scuole superiori magistrali cui si accede attraverso un esame di ammissione (Wang, 2001). Il corso dura tre anni e prevede lo studio di lingua cinese, matematica, musica, arte ed alcune tecnologie informatiche. La formazione pedagogica e didattica più che allo studio teorico è affidata ad esperienze di tirocinio: nell’arco di circa sei mesi gli aspiranti insegnanti osservano nel contesto di scuola alcuni insegnanti già formati al lavoro, fanno esperienze controllate di insegnamento, correggono compiti e possono persino avere contatti con i genitori degli studenti.
Per insegnare alle scuole medie e superiori occorre frequentare scuole speciali universitarie o para universitarie (Wang, 2001) (Han, 2001). Come in tutti i corsi di livello universitario, vi si accede per duri esami. Gli aspiranti insegnanti di matematica ricevono qui un’istruzione di alto livello con maggiore approfondimenti teorici rispetto ai loro colleghi dei politecnici o delle facoltà scientifiche in generale. Anche in questo percorso formativo ci sono tirocinii a scuola di un paio di mesi, in cui si osserva e poi si procede ad insegnare. Su questa esperienza bisogna relazionare in apposite tesine (Wang, 2001).
La collaborazione tra docenti nelle scuole superiori cinesi è molto marcata ed essi passano gran parte del loro tempo a confrontare metodi di insegnamento e risultati con colleghi della stessa materia o di materie diverse (Han, 2001). Ci sono anche laboratori in cui insegnanti di matematica e di lingua lavorano insieme. I professori di una materia in una stessa scuola insegnano con orari quasi sovrapponibili. Quando non sono impegnati in classe, in media per 4 ore al giorno, preparano le attività didattiche, correggono i compiti e gestiscono i problemi di condotta dagli studenti. I genitori possono essere ricevuti quasi in ogni momento. Non ci sono psicologi scolastici, tutores1 o specialisti di relazioni umane: i responsabili delle realizzazioni e dello sviluppo mentale, morale ed intellettuale degli studenti sono gli insegnanti.
La formazione in servizio è articolata per distretti o per scuole e le viene dedicata una mezza giornata ogni settimana. In questo periodo non ci sono lezioni. Queste attività sono gestite da insegnanti con un ruolo di responsabili dell’aggiornamento e si svolgono prevalentemente come lezioni basate esclusivamente sul curriculum standard in uso, che è quello su cui gli insegnanti preparano le attività didattiche. Un responsabile dell’aggiornamento può contattare un esperto od un docente della scuola per tenere un corso. Si tratta comunque di insegnanti o di persone che hanno una buona esperienza di insegnamento. Nel caso della matematica sono molto apprezzati gli insegnanti con una buona preparazione in didattica disciplinare. Questi corsi non danno luogo a retribuzioni supplementari o titoli speciali ma sono semplicemente una normale parte della professione docente.
- ↑ Per prevenire erronee segnalazioni di refuso si ricorda che il termine tutor è una parola della lingua latina, prima che di quella inglese e di quella italiana, e dunque ne segue la regola per il plurale.