Chi l'ha detto?/Parte prima/22

§ 22. Cupidigia, egoismo

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§ 22.



Cupidigia, egoismo





Il Vangelo degli egoisti sta tutto nelle parole di Terenzio:

350.   Proximus sum egomet mihi.1

L’egoismo politico poi (la politica, per ben intendersi, è tutta a base di egoismo) riposa su due postulati.

Uno è l’italiano

351.   Esci di lì, ci vo’ star io.

(Pananti, Il poeta di teatro, c. XIV, str. 2).

Quest’ultimo divenne notissimo specialmente dopo il sonetto del Giusti, che finisce:

E tutto si riduce, a parer mio
(Come disse un poeta di Mugello),
A dire «Esci di lì, ci vo’ star io.»

E infatti nativo di Ronta nel Mugello era il Pananti. Ma il Pananti non fece che tradurre la frase proverbiale francese: Ote-toi de là, que je m’y mette, la quale, secondo Vittorio Imbriani, deriva da un [p. 102 modifica]giuoco infantile, tuttora in uso, ma antichissimo, chiamato boute-hors (Cfr. Giorn. erud. e cur., V, 55).

L’altro è la frase francese:

352.   Après nous le déluge!2

che si attribuisce alla March. di Pompadour la quale l’avrebbe detta, per consolarlo, a Luigi XV, triste e preoccupato dopo la battaglia di Rossbach (5 novembre 1757) ma che non avrebbe fatto che dare forma volgare a un’antica sentenza:

353.   Έμοῦ θανόντος γαῖα μιχθήτω πυρί3

verso greco d’ignoto, ma che il Fabricio sospetta appartenere a una perduta tragedia di Euripide, il Sisifo o il Bellerofonte, e che era familiare a Tiberio, secondo che narra Dione Cassio (LVIII, 23); racconta invece Svetonio (Nero, § XXXVIII) che Nerone, udendo un giorno ripetere da qualcuno il verso medesimo, avrebbe soggiunto: «Immo ἐμοῦ ζῶντος», cioè «Perchè non più presto me vivo?». E le parole di lui furono ricordate quando lo si accusò di avere appiccato l’incendio a Roma.

Non saranno gli egoisti che daranno fede all’ammonimento ciceroniano:

354.   Non nobis solum nati sumus.4

(Cicerone, De Officiis, lib. I, cap. VII, § 22).

per il quale Cicerone invoca l’autorità di Platone («ut præclare scriptum est a Platone»); questi infatti nella Epistola IX, in principio, dice: ἕκαστος ἡμῶν οὐχ αὑτῷ μόνον γέγονεν (ed. Schneider, del Didot, vol. II, pag. 551).

L’egoismo camuffato da disinteresse, da amore del prossimo, si tradisce quando si commuove per cose che lo toccano troppo da presso; e perciò trema quando vede bruciare la casa del vicino, ma non per sentimento di amicizia, bensì soltanto perchè potrebbe appiccarsi l’incendio anche alla sua: [p. 103 modifica]

355.   Nam tua res agitur, paries quum proximus ardet.5

(Orazio, Epistolæ, lib. I, epist. 18, v. 84).

Movente potentissimo dell’egoismo è la cupidigia del denaro. O quanti devoti di Mammone spinge a cose turpi o delittuose l’esecrata fame dell’oro, l’auri sacra fames di Virgilio! Per costoro il solo dio è il

356.   Dio dell’or
Del mondo signor.

come dice la canzone di Mefistofele nell’atto II, sc. 2 del melodramma Faust, parole di J. Barbier e M. Carré, musica di Gounod (il libretto originariamente è francese: la traduzione italiana è di Achille de Lauzières).

Già il pensiero del guadagno è per tutti incentivo potentissimo, e

357.   ....L’utile sovente
I più schivi allettando ha persuaso.

come ammonisce la favola Il gatto e il pipistrello di Luigi Fiacchi detto il Clasio; ma per gli adoratori del vitello d’oro non vi ha maggiore stimolo di quello che aguzzava l’intelligenza di Figaro:

358.   All’idea di quel metallo
Portentoso, onnipossente,
Un vulcano la mia mente
Già comincia a diventar.

Per costoro l’unica fede è la fede di Gingillino:

359.   Io credo nella Zecca onnipotente
E nel figliuolo suo detto Zecchino.

(Giusti, Gingillino, P. III, st. 32).

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Il grazioso e notissimo Credo di Gingillino (str. 32-34) può mettersi a raffronto con quello del gigante Margutte nel Morgante maggiore:

....a dirtel tosto
Io non credo più al nero, ch’a l’azzurro;
Ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
E credo alcuna volta anco nel burro,
Ne la cervogia, e quand’io n’ho, nel mosto:
E molto più ne l’aspro che il mangurro;
Ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
E credo che sia salvo chi gli crede.
E credo ne la torta e nel tortello;
L’uno è la madre, e l’altro è il suo figliuolo:
Il vero paternostro è il fegatello;
E possono esser tre, due, ed un solo;
E deriva dal fegato almen quello:
E perch’io vorrei ber con un ghiacciuolo,
Se Macometto il mosto vieta e biasima,
Credo che sia il sogno o la fantasima.

Sarebbe stato pei devoti di simil razza che Guizot avrebbe fatta la troppo nota raccomandazione

360.   Enrichissez-vous.6

che gli si attribuisce, ma falsandone il significato. Guizot realmente disse queste parole dalla tribuna della Camera dei Deputati il 1º marzo 1843 durante la discussione di un progetto di crediti per spese segrete: «Il y a eu un temps où la conquête des droits sociaux et politiques a été la grande affaire de la nation; la conquête des droits sociaux et politiques sur le pouvoir et sur les classes qui les possédaient seules. La conquête est accomplie; passons à d’autres. Vous voulez avancer à votre tour, vous avez raison; ne poursuivez donc plus, pour le moment, la conquête des droits politiques, vous la tenez de vos pères, c’est leur héritage. A présent, usez de ces droits; fondez votre gouvernement, affermissez [p. 105 modifica]affermissez vos institutions, éclairez-vous, enrichissez-vous, améliorez la condition morale et matérielle de la France; voilà les vraies innovations; voilà ce qui donnera satisfaction à cette ardeur de mouvement, à ce besoin de progrès qui caractérise cette nation», (Moniteur universel, du 2 mars 1843, pag. 345).

Questa dunque è riabilitata, ma non egualmente potrà riabilitarsi l’altra, forse meno cinica, ma certamente vera, che è nelle sentenze di Publilio Siro:

361.   Heredis fletus sub persona risus est.7

(Mimi, n. 221, ed. Wölfflin et Ribbeck: n. H. 19, ed. Meyer).

A scorno della venalità entrata nelle pubbliche cariche, e fin nei più onorevoli consessi si può ripetere la frase del Giusti:

362.   ....Santo Stefano
Tira al quattrino.

Ricordate? È nella Vestizione, str. 72:

O in oggi ha credito
Lo sbarazzino,
O Santo Stefano
Tira al quattrino.

Il Segretario Fiorentino ha un’altra frase piena di melanconico scetticismo ma anche di verità:

363.   Gli uomini dimenticano piuttosto la morte del padre che la perdita del patrimonio.

  1. 350.   Il mio prossimo per me è me stesso.
  2. 352.   Dopo di noi il diluvio!
  3. 353.   Me morto la terra si mescoli col fuoco.
  4. 354.   Non siamo nati soltanto per noi.
  5. 355.   Poiché è cosa che deve interessarti, se brucia la casa vicina.
  6. 360.   Arricchitevi.
  7. 361.   Il pianto dell’erede è un riso mascherato.