Andria/Atto quarto/Scena I
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CARINO, PANFILO, DAVO.
- Carino
- POtrebbesi egli credere, o si è mai
Udito, che vi sieno uomini di
Tanta malignità, che si rallegrino
Del male altrui, e che faccian lor comodo
Gli altrui fastidj? O può esser ei vero?
Anzi v’ha pur cosi pessima razza
D’uomini, i quali promettono, ed hanno
Vergogna a dir di no. Poi quando è tempo
Di mantener la parola, si traggono,
A marcia forza, la maschera, e temono,
E trovanosi aver promesso cosa,
Che non ponno attenere. Allora egli escono
Con queste sfacciatissime parole.
Chi se’ tu? Ch’ hai a far meco? Perchè
Hotti a dar la mia roba? Orsu, orsu
Io sono il mio più stretto amico. O vadasi
A dir loro; dov’ è la fede? stanno
Con faccie invetriate; e allor non hanno
Vergogna; dove sare’ di bisogno
Averla, perche fallan della loro
Parola; o l’ hanno poi soprabbondante
Quando sta male, cioè sul promettere;
Che si vergognan dir di no. Ma intanto,
Che farò io? L’ affronterò; farò
Risentimento di quest’ onta? lo
Caricherò di villanie? E’ si
Dirà: non ne hai guadagno: eh, io ne avrò;
Ch’ io so, che a lui darò fastidio, e me
Sfogherò?
- Panfilo
- O Carinò, se gli dei
Non ci ajutano, io ho messo in rovina
Voi, e me da balordo.
- Carino
- Da balordo.
Infine poi l’avete ritrovata
La scusa. Ecco attenuta la parola.
- Panfilo
- Che vuol dir questo, infine?
- Carino
- Amor tentate
Infinocchiarmi con le vostre chiacchere?
- Panfilo
- Che cosa è questa?
- Carino
- Dappoiche v’ ho detto
Ch’io n’era innamorato, voi ve ne
Struggeste tosto di lei. Tristo a me,
Che ho misurato il vostro sul mio animo.
- Panfilo
- Siete in errore.
- Carino
- Non vi parea intero
Il piacer vostro, se a me, che l’amo,
Voi non davate pasto, e non mi aveste
Tenuto a bada, con falsa Speranza.
Ma abbiatevela pure.
- Panfilo
- Ch’io mel’abbia?
Deh, non sapete, rovinato me,
Tra quante male venture io sia,
E in quai travagli questo manigoldo,
Co’ suoi consigli, m’ha messo.
- Carino
- E ve ne
Fate tal maraviglia, s’ ei può toglierne
Da voi lo esempio?
- Panfilo
- Non direste già
A questo modo, se voi conosceste
Me, e il mio amore.
- Carino
- So ogni cosa. E’ fu
La gran battaglia fra voi testè, e vostro
Padre, e perciò egli ha ora gran rabbia
Con voi; perchè non potè mai piegarvi,
Che la toglieste.
- Panfilo
- Certo no: perciò
Voi non sapete le mie angosce. Queste
Nozze eran finte, e non era persona,
La qual sognasse a darmi moglie.
- Carino
- E questo
So anche, che l’ avrete, perchè fu
Volontà vostra.
- Panfilo
- State cheto: no
Non la fapete ancora.
- Carino
- Questo so
Per certissima cosa, che dovrete
Pigliarla.
- Panfilo
- Deh, perchè mi trafiggete?
Ascoltatemi un poco: non ristette
Costui di stuzzicar, d’infradiciarmi,
Ch’io dicessi a mio Padre, ch’ io sarei
Per menarla, e si fe’ con suoi Scongiuri
Con sue persuasioni, che m’ ha spinto.
- Carino
- Chi è costui.
- Panfilo
- Davo.
- Carino
- Davo?
- Panfilo
- Egli mise
Ogni cosa scompiglio.
- Carino
- Ma perchè?
- Panfilo
- Non so, so solamente, che il dimonio
L’avea con me; ch’ io ho fatto a modo suo.
- Carino
- Questo si è fatto, Davo?
- Davo
- Fatto.
- Carino
- Ah, che
Dì tu, impiccato? Dieti il Cielo il male
Che meriti: ma dimmi, se volevano
I suoi inimici vederlo impacciato
In queste nozze, che altro consiglio
Potevan dargli, che questo?
- Davo
- Io mi sono
Ingannato: però non ho perduta
L’usata valentia.
- Carino
- Lo so.
- Davo
- La cosa
E’ ita mal per questa strada, vadasi
Per un’altra, sennon pensaste, che,
Perchè s’è ita mal la prima volta,
Questo malanno non abbia riparo.
- Panfilo
- Anzi ei ne avrà: e spero, che se tu
La guiderai destramente, faraimi
Far due paja di nozze in vece d’una.
- Davo
- Panfilo per la servitù, che ho
Con voi deggio adoprar, e mani, e piedi
E metter la mia vita a ripentaglio,
E di giorno, e di notte per giovarvi:
Ma se qualche non buono avvenimento,
Contra il nostro sperare, ci è accaduto;
Tocca a voi perdonarmi. La faccenda
Non ha avuto buon fine? io l’ ho però
Maneggiata di cuore. O se potete
Trovar da voi qualche miglior partito;
Lasciate me da banda.
- Panfilo
- Bene sta:
Ma rimettimi tu nel primo stato.
- Davo
- Io vi rimetterò.
- Panfilo
- E’ non ci è tempo
Da perdere.
- Davo
- Oh zitto, che s’è aperta
La porta di Gliceria.
- Panfilo
- Non ha a fare
Questo con te.
- Davo
- Io vo pure pescando
Qualche riparo.
- Panfilo
- Oime tu l’hai ancora
A pescare?
- Davo
- Io ve ’l do presto trovato.