Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Chi era? Intestazione 24 febbraio 2025 100% Da definire

L'urtimo bbicchiere Er pranzo da nozze
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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CHI ERA?[1]

     Questo ve posso dì, cch’io ho incontrato
Er mortorio ar canton de la Corzìa,[2]
Co’ ssei torce, ’na mezza compaggnia,[3]
Venti frati e otto preti ortre ar curato.

     Der restante è una bbella porcheria
St’usanza der cadavero incassato.
Oh vvedete si[4] un morto trapassato
Nun z’abbi da capì cchi bbèstia sia!

     Drento una cassa che nun cià ggrillanna,[5]
Né llibbroni, né ggnente, oh vva’ a rrisponne[6]
Si cche rrazza de morto Iddio ve manna![7]

     Arméno[8] chi ha ddu’ déta[9] de scervello
Ciaverìa da fà mmette:[10] pe’ le donne
Una scuffia, e ppell’ommini un cappello.

6 novembre 1835.

Note

  1. [Per gustare questo sonetto, bisogna prima legger l’altro: Li morti scuperti, 23 giugno 34, e le note che lo accompagnano.]
  2. Corsia di Piazza Navona.
  3. [Nel senso di “confraternita.„]
  4. Se.
  5. Non ci ha, non ha, ghirlanda.
  6. A rispondere.
  7. Vi manda.
  8. Almeno.
  9. Due dita.
  10. Ci avrebbe da far mettere.