Er pranzo da nozze
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
ER PRANZO DA NOZZE.1
Sentite cosa avessimo2 da pranzo.
Zzuppa a mminestra cór brodo di pollo
Der pollo allesso: arrosto di ripollo...3
Ah, un passo addietro: ci fu ppuro4 ir manzo.
Pessce fritto pescato a pporto d’Anzo5
Co ggobbi e ppezzi de merluzz’a mmollo:6
Ummido d’un crapetto7 senza ir collo,
C’affogò8 ttutti e nn’arrestò9 d’avanzo.
Una pizza,10 un cappone di galerra,11
Che ppell’ommini nostri fu una cosa
Che cci sarìano annati sotto terra.
Frutti, miggnè,12 ’na frittata roggnosa,13
Cascio e fformaggio;14 e tterminò la guerra
S’un piattón di confetti de la sposa.
6 novembre 1835
Note
- ↑ [Colei che parla in questo sonetto, affetta il linguaggio civile; ma, come tutti i suoi pari, non riesce a cambiare del suo romanesco altro che de in di, ce in ci, e er in ir, per avvicinarlo a il. E così fa la veste d’Arlecchino.]
- ↑ Avemmo.
- ↑ Pollo nuovamente: altro pollo.
- ↑ Pure.
- ↑ Anzio.
- ↑ [Baccalà in molle.]
- ↑ Capretto.
- ↑ Che satollò esuberantemente.
- ↑ Ne restò.
- ↑ [“Torta„ o “schiacciata.„]
- ↑ [Cappone di galera si chiama anche in Toscana “una vivanda fatta di midolla di pane inzuppata con l’aceto, pezzetti di vari pesci, uovi, capperi e altri ingredienti;„ ed è detta così, perchè ha la forma di un cappone, ed è usata dai marinari, che hanno buono stomaco per digerirla.]
- ↑ Bigné.
- ↑ [In Toscana, quando vogliono parlare meno familiarmente, la chiamano: “frittata in zoccoli„ o “con gli zoccoli.„]
- ↑ Cacio e formaggio. Il popolo chiama cacio quel del latte della pecora, il pecorino nostrano, e dà nome di formaggio al parmegiano, ossia lodigiano.