Chi è costui, che avvinto
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XII
PER S. SEBASTIANO.
Chi è costui, che avvinto
Le nude braccia a duri tronchi alpestri
Immobile sostien d’archi silvestri
Tanti pennuti strali?
5Ei d’ampio sangue ribagnato e tinto
Sta palpitando a morte,
Ma pur costante e forte
D’alto silenzio in sofferir suoi mali:
Qual de’ tempj immortali
10Con destra empia superba
Egli distrusse ed arse?
Qual altrui sangue sparse
Di ria ferita acerba?
Quale al fin furto, e qual rapina il mena,
15O qual bestemmia all’esecrabil pena?
Ahi, che nè furto indegno,
Nè colpa sua, nè suo fallir l’ancide;
Giovine, ove del ciel la gloria vide,
Ratto le si converse;
20Quinci d’aspro Tiranno empio disdegno
Così proruppe ardente,
Che gli fermò repente
Il puro fianco alle quadrella avverse.
Vergini Ninfe asperse
25I biondissimi crini
Dell’Idumeo Giordano,
Ora s’armi la mano
De’ vostri archi divini;
Tendete Arciere d’ammirabil canto
30Musici dardi al saettato Santo.
Qual di Sionne il monte,
Tale è colui, che nel gran Dio confida:
Chi di Gerusalem dentro s’annida,
Mai non movrà le piante:
35Luce al prudente sapïenza in fronte:
Ei non verrà che tema
Nè per notturna tema,
Nè di saetta per lo dì volante;
Non scolorì il sembiante
40Mirando Alma devota
Apparecchiar macello
Or di crudo coltello,
Or d’infocata rota,
E tutta in opra la milizia inferna:
45Chè il Giusto fia nella memoria eterna.