Cenno istorico del Comune di Cassano/Seconda Parte/Capitolo XII
Questo testo è incompleto. |
◄ | Seconda Parte - Capitolo XI | Appendice | ► |
CAPITOLO Xll.
Descrizione del Santuario della Madonna degli Angeli presso Cassano. Il forestiero, che si reca in Cassano per visiterà il rinomato Santuario della Madonna degli Angeli, fin dal primo momento, che esce fuori le mura del paese, comincia ad ammirarne la magnificenza. Poi ché egli scuopre il convento, che da Imitano sembra situato sopra di un colle al lato di un’altro col le più elevato. S’incammina per la strada lunga un miglio, dritta, spaziosa, ed amena, avendo a sini stra le ridenti colline tutte disseminate di giardini, e di campagne erbose, e a destra tuba la pianura della Provincia che termina al more. Dopo pochi passi di strada piana, si comincia sensibilmente a salire, finché si arriva al giardino del Convento, il quale rappresenta una figura veramente pittoresca; Da qui egli guarda il Santuario, e lo vede alla fai* da dell’alta collina a guisa di un nido di rondinella * che si attacca in faccia alle mura. Percorre la stra da a lato sinistro dei giardino, ed incontra un pana io, ove mettono capo tre strade, una delle quali mena alle campagne, l’altea con diverse curve, per la quale si può andare colle carrozze sul convento, è la terza comincia a salire mercé una magnifica scala costruita mirabilmente sopra vari, e molti plipi archi altissimi, la quale si eleva come s’innal za la collina, e con piazzette diverse si giunge in nanzi alla Chiesa, ove si trova un piccolo piano ri coperto di alberi frondosi prodotto dalla natura, e migliorato dall’arte. E quale gradevole sensazione non prova egli nel montare per questa elegantissi ma scala., finché giunge al superiore ripiano? quali pensieri non rivolge nella sua mente salendo per questa scala maravigliosa, la quale rassembra come un lungo], ed altissimo Pente in mezzo a due giardini? Arrivato in questo luogo, già guarda a Tramontana, e vi riscuopre meglio tutta la pianu ra della Provincia, distingue più chiaramente tult’i diversi paesi, mira il mare Adriatico, e giunge la Sua vista sino al Gargano. Rivolgendo poi lo sguar do al mezzogiorno vede le verdeggianti selve, e le amene colline, che formano il pregio, e la magni ficenza di queste contrade. Oh quale piacevole in canto, quale diletto non prova egli divagando l’oc chio dintorno l Oh come qui si spazia la filosofia cristiana! (11) Oh quanta delizia questo luogo spi ra agli occhi suoi! Tutto qui è bellezza, comin ciando dai monti appennini fino alla cerulea mari na. Quindi inebriato di dilettevoli vedute guarda il Cenobio, che sembra discendere dalla collina, guarda la Chiesa dirimpetto al ponente, e vi osser va in questa amena solitudine un sacro Tempio con una prospettiva semplicissima, ma elegante e di gnitosa. Già si sente da un interna forza tirato ad entrare nel luogo santo di Dio. Egli colla mente in gombra di religiosi pensieri penetra nel santuario, ed oh che aspetto venerabile e divoto gli si pre senta! Oh come si riempie l’anima sua di un insolito piacere in questo asilo di pace! La Maestà del sacro Tempio, il divoto silenzio, l’imponente oscurità (12) pare che il rispetto accrescano in queste mura divine! La meditante intelligenza tutta con centrata rimane nei suoi pensieri! Una malinconia soave, ed una voluttà celeste tutto inebria il suo spirito! Un linguaggio di amore sembra, che par li nell’interno dell’anima, e con voce soave gli di ca: È questa la bella casa di Obededom, dove ogni benedizion discende: qui abita Iddio. Già colla mente ricolma di divoti pensieri si avvicina a quel tabernacolo santo, ove il Santo de’Santi è in soglio di pietà assiso, e genuflesso l’adora. Dopo adorato il divin Redentore, e palesato i suoi puri affetti alla gran Regina del Cielo, già comincia ad ammirare quanto vi è di bello, e di sacro in questo santo luogo. Sale con due gradini sul presbitero, e guarda il quadro grandioso dell’Altare Maggiore, nel quale è dipinto Nostro Signore assiso sull’augusto suo Trono, innanzi al quale è prostrato il glorioso Pa trono S. Francesco, che riceve delle SS. Mani di Gesù Cristo le sante Indulgenze Plenarie, ed in mezzo vi è Vergine SS. degli Angeli, quale pie tosa mediatrice tra te terra ed il Cielo (13), Il sacro Ciborio è di legno, ma elegantemente intaglia to, come parimenti è tatto l’altare maggiore, ope ra, ed industria degli antichi Religiosi. Scende dal Presbitero, e a destra vi trova la Cappella del Presepe, e già rimira l’opera più grande dell’umano ingegno nella scultura di tutte quelle statue veramente singolari nel genere loro, perchè mentre sono formate tutte di vivo sasso, rassembrano come se fossero di diverse materie, con coloriti cosi vivi, così naturali, che incantano ognuno. ( Vedi il Capitolo V ), Esce da questa sacra Cappella, e vi trova immediatamente a destra Tritare del nostre S. Padre, il quadro è a mezzo busto chiuso in uno sforato ova le, che rappresenta la morie di 8, Francesco, il dipinto è piuttosto volgare, ma te mossa è assai meravigliosa, poiché si vede l’uomo che spira fra le mortificazioni, e le penitenze. Passa nel Cappellone, magnifico e dignitoso, co me già si disse, e a destra trova il nobile altare, del glorioso S. Antonio da Padova, osserva l’immagine del Santo, e vi riconosce un capolavoro delle belle arti: l’atteggiamento, l’aspetto, il colorito so no veramente divini. Vede il bambino, che diacende dalle braccia della madre per andare tra le braccia del glorioso taumaturgo, e l’amorosa bra ma di questo a riceverlo. Il bambino è coperto di un velo così trasparente, così fino, che ci vuole molta attenzione a poterlo discernere.La Vergine anche è dipinta con molta maestà, e con molta grazia. Da questo’ passa all’altare magnifico del Crocifisso, il quale dimostra molta antichità, scul tura bellissima, chioso in una nicchia elegantemen te intagliata, e mirabilmente indorata. Questo SS. Crocifisso fin dalla fondazione del convento è stato sempre in grande venerazione; i Cassanesi vi sen tono molta devozione, ed in tutti loro bisogni, specialmente in tempo di siccità, con gran fiducia si rivolgono a questo, e ne impetrano le grazie, che si desiderano. Difatti il padre da Lama parlando di questo miracoloso Crocifisso, scrive così: «Gode «assai la terra di Cassano... per avere nella Chiesa «del Monistero tre pitture miracolose... è una «quella del Crocifisso riservato per la siccità, che appena si cava fuori della Chiesa per portarsi in «processione dal Clero, e dal popolo, che subito si «vede l’acqua in abbondanza con allegrezza ecces «siva della gente concorsa alla divozione». Passa ad osservare il terzo altare intitolato alla Immaoolata Vergine Maria, e vi osserva l’Immagine divo tamente dipinta con gli occhi rivolti al Cielo, e pa re di ringraziare la SS. Trinità per averla preser vata immacolata fin dal primo istante del suo con cepimento, e ricolmata colla pienezza di tutte le grazie. Esce da questo magnifico cappellone, e a destra sotto la navata piccola trova l’altare di Ma ria SS. delle Grazie dipinta sulla tavola, quadro veramente raro, di modo che l’odierno Arcivescovo Monsignor Clary, molto conoscitore delle belle arti, nell’ammirare questo pregiatissimo quadro, disse: Questo è degno di stare nella prima Chiesa della Capitale. La Vergine SS. pa re seduta in una nicchia, tenendo sopra le ginoc chia il bambino Gésù, il quale poggia i piedi sopra un cuscino mirabilmente ricamalo (14). Da questo altare passa nella navata grande della Chiesa, e di rimpetto al Cappellone del Crocifisso trova l’altare di S. Pasquale, e vi osserva la statua del Santo elegantemente scolpita in atto di adorare il SS. Sagramento. Finalmente osserva vicino al presbitero la magnifica nicchia, in cui è la statua della Vergine Santissima degli Angeli, riccamente vestita, la quale richiama la pietà e la divozione di tntt’i fedeli. Dopo di avere osservato quanto vi è nel sacro Tempio, passa nella veneranda Grotta. Appena giunge in questo sacro luogo, e vede la gran Madre di Dio in quell'atteggimento maestoso e divino, e che dopo tanti secoli nulla ha perduto della sua magnificenza, e della sua venustà, già si sente tut to compreso di un sacro stupore, e di una tenera divozione, e col cuore commosso divotamente e 97
Sclama: Oh opera la più bella del divino Facitore! Oh donna reale! Oh Madre di Dio, e chi è colui, che arder non dovrà di puro affetto innanzi al fulgore del tuo divino sembiante? Ah Madre amorosa, amorosis sima madre, tu che scegliesti questo luogo per casa delle tue grazie, deh fa una grazia a questo tuo Figlio, che prostrato innanzi alla tua presenza lagrimante ti prega! Se ogni cuore, che qui ti guarda, si di scioglie in lagrime della più sincera tenerezza, co me mai il mio cuore soltanto rimarrà insensibile, e duro innanzi a te? Ah non sia mai! accoglimi dunque, o Madre, sotto il tuo santissimo manto, e per la tua intercessione resti mondata da ogni mac chia l’anima mia: rendimi degno di essere chia mato tuo figlio: fa che questo mio cuore di altro, affetto non arda, che di quello, del quale tu ti compiaci: e fra le innumerevoli tue grazie, anno vera anche queste, cioè di essere sempre tuo figlio divoto. Dopo fatti questi teneri sfoghi alla gran Madre di Dio, ricolmo di santa divozione esce fuori della sacratissima Grotta, e passando pel’piccolo Coro sale sei gradini, s’introduce nell’umile chiostro, nel quale vi ammira fin dove giunge l’industria u mana, poiché con molta fatica si è scavato alla falda dell’alta collina, e con isquisit’arte si è for mato un Chiostro piccolo sì; ma elegante, e pro porzionato, simile a quelli dei conventi grandiosi. Da Noci
13 Quindi per una lunga scala a varie tese formata si porta sul oonvento: osserva i diversi corridoi, che formano una specie di croce latina: ammira la decenza con cui è tenuto, il sacro silenzio che vi regna, la semplicità delle celle, e la modestia dei religiosi. Finalmente si apre un finestrone, che corri sponde a levante, e passa nell'ameno glardino. Ed oh, al primo aspetto, quale sorprendente spettaco lo si presenta agli occhi suoi un dolce contrasto tra la bella natura, e i prodotti dell’arte rendono quest’apriea collina la più deliziosa dimora. Cam mina egli per un lungo viale, detto Torrione, che insensibilmente si eleva. Nell’estremità di questo vi mira una sacra Gona, nella quale i marinari te nevano nei primi tempi continuamente acceso un gran fanale, che loro serviva di guida nelle notti, trovandosi in alto mare. Vede quindi il giardino, il quale con vari, e moltiplici viali inghirlandati di arboscelli frondosi, uno all’altre sottoposto, scende alla pianura. Poscia rivolgendo lo sguardo intorno, ammira verdeggianti selve, amene campagne, col line dilettevoli, la vastissima pianura della Provin cia di Bari e di Lecce, le diverse Città, il mare Adriatico, ed il rinomato Gargano, che sta sempre a vista. Tra la moltiforme scena de’colli, e dei piani, de’ monti, e del mare, e tra la variopinta Famiglia de’ Fiori ascolta il dolce canto degli ar monìosi usignuoli, il muggire degli armenti, il belare delle greggi, il dilettevole suono delle silve stre sampogne de’ pastori, ed il canto degli agri coltori che lavorano in quelle contrade; guarda l’orizzonte del Cielo tutto vestito del sereno suo azzurro, e la Natura tutta ornata delle più commo venti attrattive. Tutti questi svariati oggetti incan tano il forestiero, il quale in mezzo a tanta ebrie tà parmi che dica: Oh come questo sacro colle fa dimenticare ogni terrena affezione! Oh come questo sacro Cenobio mena l’uomo alla contem plazione delle magnificenze divine! Oh come lo spirito lascia la terra, e si spazia sugli alti col li eternali del Cielo! Egli distaccarsi non può da questa solitudine amica, da questo soggiorno beato. Ma dovendo ritornare donde partì: Ad dio, ei dice, o diletto Chiostro sacro a Maria SS. degli Angeli: la tua magnificenza, la tua amenità, il tuo diletto è assai maggiore di quel lo che si dice di te (15).