Catullo e Lesbia/Annotazioni/25. A Celio - LVIII Ad Caelium
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LVIII.
Pag. 220. Glubit magnanimos Remi nepotes.
Glubo, è propriamente levare la scorza, tòr via la corteccia dagli alberi. Cosi usollo Varrone: Salictum suo tempore cædito, glubito, arcteque alligato, librum conservato. Si usò anche per escoriare, scorticare, come in Svetonio: Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere: è una massima codesta che si potrebbe ricordare a parecchi pastori del nostro paese.
Fu detto poi metaforicamente per votar le tasche, spoliare bonis, giusto come noi diciamo scorticare, o cavare a uno la pelle. Ma trattandosi, come nel caso nostro, di donna che faccia traffico di sè, l'idea dello spoliare bonis non può andare scompagnata di un che di osceno; nam mulier crissans, come s’esprime il Partenio, virilia membra excoriat. Nella traduzione si doveano certamente far risaltare codeste idee; ma un po’ per rispetto alla Musa, un po’ per non aver saputo trovare un verbo che corrispondesse a capello al latino, me la son cavata con una circonlocuzione che fa le veci del rotto della cuffia.