Cara Speranza/Suor Maria/III

Suor Maria

III

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III.


Fu invece Andrea che vide lui, e pregò una suora, che aveva accanto, di chiamare il fanciullo.

— Vieni; disse suor Maria facendosi incontro a Carlo, il tuo nonno è là. E gli porse la mano. Egli prese il giro un po’ largo per iscansarla, e corse al letto indicato.

Il vecchio fissava con passione su lui i suoi occhi tristi da moribondo, e susurrava:— Oh, Carlo! Oh, povero Carletto!

Carlo, ammutolito da quella scena di dolore inaspettata, cercò d’aggrapparsi alle coperte per alzarsi un poco verso il nonno, ma non potè riescirvi. Guardò la suora che gli era venuta dietro. Era una donna matura, delicata ed invecchiata anzi tempo. [p. 94 modifica]

Carlo era avvezzo alle rughe. La vecchiaia d’Andrea era stata la sua protettrice, la sua compagna; s’era piegata alle sue voglie, aveva giocato con lui, l’aveva amato e reso felice. Ed egli amava i volti vecchi; gl’inspiravano confidenza.

Diede una strappatina all’abito della monaca e le disse accennando al malato:

— Non ci arrivo; è alto.

Suor Maria lo sollevò tra le braccia, e si pose e sedere accanto al letto, tenendosi il fanciullo inginocchiato in grembo. Così Carlo si trovò volto a volto col vecchio, che sporse la mano scarna e gli accarezzò la guancia ed i capelli ripetendo:

— Povero Carlo! Che il Signore abbia pietà di te povero figliolo!

Carlo guardava cogli occhi sbarrati senza trovar nulla da dire. [p. 95 modifica]

Gli entrava nel cuore un sentimento nuovo pel suo nonno. Gli pareva di dover fare il segno della croce davanti a lui, e parlare sommesso come in chiesa. Lo invadeva il primo senso di dolore, e gli dava un’aria smarrita.

Stettero un pezzo in silenzio, uno accanto all’altro; poi la monaca, vedendo che non dicevano nulla e soffrivano, e che le ciarle della Margherita, a cui nessuno dava retta, stordivano il malato, volle abbreviare quella vista e disse a Carlo.

— Via, dai un bacio al nonno, e poi vai a casa a pregare per lui, che possa guarir presto.

Il vecchio sporse avidamente la faccia per ricevere quel bacio, ed il fanciullo se gli strinse accanto, nascose il volto sulla spalla di lui, e sfogò in un pianto convulso la passione dolorosa ed ignota che gli gonfiava il cuore. [p. 96 modifica]

Suor Maria lo tolse di là, e tenendolo per mano, lo ricondusse fin in fondo alla corsia dicendogli delle parole carezzevoli e consolanti:

— Il nonno sarebbe presto tornato a casa; Gesù Bambino l’avrebbe fatto guarire, per fargli passare un bel Natale col suo nipotino...

Poi alla porta, mentre aspettava la Margherita, a cui il malato aveva accennato di voler parlare, si accoccolò, si strinse il bimbo tra le braccia, e lo baciò sulle due guancie.

Erano i primi baci di donna su quel volto di fanciullo. Due ore prima, nella sua timidezza selvatica, egli se ne sarebbe scansato rozzamente. Ma, in quella disposizione d’animo penosa, nell’abbandono che lo impauriva, sentiva il bisogno di attaccarsi a qualcheduno, ed apprezzò tutta la dolcezza di quell’atto. [p. 97 modifica]

Lungo la strada del ritorno, e nella lenta giornata solitaria, rammentò spesso quella monaca buona e desiderò d’averla accanto invece della Margherita.

Questa descriveva diffusamente agli altri vicini del casamento la magrezza del povero Andrea, gli occhi infossati nell’orbita, il naso assottigliato, che, secondo lei, era un segno di malaugurio; e Carlo, al cui sguardo inesperto quei particolari erano sfuggiti, se ne risentiva internamente contro quella donna come se li cagionasse lei.

E, tra per questo, tra pel confronto che faceva tra lei e suor Maria, sentiva farsi più forte l’antipatia che aveva risentita dapprincipio per la vicina. Tratto tratto domandava:

— Quanti giorni mancano al Natale?

Non era più la strenna, nè il pranzo, nè la festa che sospirava; era il ritorno [p. 98 modifica]del nonno che la monaca gli aveva promesso, era il termine di quella esistenza che gli diveniva ogni giorno più uggiosa.

Quando gli dissero: “mancano soltanto due giorni„ provò una grande gioia.

Gli pareva d’essere stato tanto a lungo solo in casa della Margherita, e quel tempo che si esprimeva con quelle brevi parole, due giorni, doveva essere così poco al paragone...

Ma suor Maria gli aveva raccomandato di pregare pel nonno; e, con quel malumore che lo invadeva, egli non aveva pregato punto.

Bisognava pensare a riparare quella mancanza che gli rimordeva la giovine coscienza.

Quella notte sognò la chiesa, l’altare illuminato, i canti alti della benedizione; [p. 99 modifica]e la mattina i vicini non lo trovarono più nel suo letto; la camera era deserta.

— È un piccolo vagabondo, disse la Margherita. Sarà andato a giocare coi monelli. Quando avrà fame tornerà.

In fondo ne era dispiacente ed inquieta: soltanto, invece di dimostrarlo con rimpianti, il suo carattere aspro si sfogava con rimproveri e male grazie.

Passò l’ora della colazione, poi quella del pranzo; si fece buio, ed il fanciullo non si rivide.

La Margherita e suo marito lo ricercarono per tutto il casamento, lungo la contrada; ne domandarono a tutti, lo aspettarono fino a tarda sera, poi lasciarono l’uscio della sua stanza aperto tutta la notte, ed un lume acceso, perchè potesse rientrare senza aver paura.

Ma Carlo non rientrò.