Cara Fiorenza mia, se l'alto Iddio
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Cara Fiorenza mia, se l’alto Iddio,
Da cui ogni perfetto ben discende,
Non procura e attende
Contra la tua veloce e rea fortuna;
I’ ti veggio venire a punto, ch’io5
Già piango per lo duol che’l cor ne prende;
Il qual tanto mi offende
Che alcun diletto meco non s’aduna:
Per te non è chi mova cosa alcuna,
Che abbia in sè valor nè alcun bene;10
E questo è quel perchè ogni mal t’avviene.
Come potrestu mai prender salute
Contro a’ nemici tuoi che t’hanno morta,
Quando dentro alla porta
Del tuo bel cerchio ognun fatto è scherano?15
Chi ti difende ch’abbia in sè vertute?
O chi in tante ruine ti conforta,
Dov’io ti veggio scorta
Per mala guida di consiglio strano?
Certo, s’al propio ver noi riguardiàno,20
Gente non degna d’abitar tuo nido
Son la cagion di questo amaro strido.
Mentre che fusti, Firenze, adornata
Di buoni antichi cari cittadini,
i lontani e’ vicini25
Adorarno el Lione e’ tuoi figliuoli;
Ora se’ meretrice pubblicata
In ogni parte, in fin tra Saracini.
Omè! che tu ruini
Pe’ tuo’ peccati in troppi eterni duoli.30
Deh!, ravvediti ancor; che puoi, se vuoli;
E fa’ che tu sia intera e non divisa;
E muterai di pianto in dolce risa.
Ov’è prudenza fortezza e giustizia
E temperanza e l’altre suore loro,35
Ch’erano el tuo tesoro
Quando volevi dimostrar tua possa?
Tu l’hai cacciate via con avarizia
Con superbia e lussuria, nel cui coro
40Tu vivi e fai dimoro,
Perchè ti rodon le midolla e l’ossa;
E non temi giudicio nè percossa,
Che t’ha, come tu sai, più e più volte
Di molte imprese le vittorie tolte.
45 I’ mi vergogno ben di ciò ch’i’ parlo,
Considerando ch’i’ son di te isceso;
Ma ’l soperchio del peso
Del grave oltraggio che sostien’ m’induce.
Se’ tu sì cieca che non vedi el tarlo
50Cascar dell’ossa tue sanza conteso?
Non vedi stare inteso
Ciascun vicin per cavarti la luce?
Deh!, muoviti a pensar chi ti conduce
Ed a che punto se’ per lor difetto,
55E scorgerai s’è ver ciò ch’io ho detto.
Canzona, io so che letta tu sarai
Da molti, che la tua sentenzia chiara
Parrà lor molto amara,
Perchè de’ vizi lor dicendo vai:
60Ma se tu truovi alcun che sia gentile,
Parla con lor; chè non t’avranno a vile.
(Dalla Miscellanea di cose ined. o rare per F. Corazzini, ecc.; Firenze, Baracchi, 1853.)