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RIME

Tu l’hai cacciate via con avarizia
Con superbia e lussuria, nel cui coro
40Tu vivi e fai dimoro,
Perchè ti rodon le midolla e l’ossa;
E non temi giudicio nè percossa,
Che t’ha, come tu sai, più e più volte
Di molte imprese le vittorie tolte.
45     I’ mi vergogno ben di ciò ch’i’ parlo,
Considerando ch’i’ son di te isceso;
Ma ’l soperchio del peso
Del grave oltraggio che sostien’ m’induce.
Se’ tu sì cieca che non vedi el tarlo
50Cascar dell’ossa tue sanza conteso?
Non vedi stare inteso
Ciascun vicin per cavarti la luce?
Deh!, muoviti a pensar chi ti conduce
Ed a che punto se’ per lor difetto,
55E scorgerai s’è ver ciò ch’io ho detto.
     Canzona, io so che letta tu sarai
Da molti, che la tua sentenzia chiara
Parrà lor molto amara,
Perchè de’ vizi lor dicendo vai:
60Ma se tu truovi alcun che sia gentile,
Parla con lor; chè non t’avranno a vile.


(Dalla Miscellanea di cose ined. o rare per F. Corazzini, ecc.; Firenze, Baracchi, 1853.)



XVII


     Vostra gentil melizia,
Signori Fiorentini,
Vi darà vera laude,
Seguendo sanza fraude
5Ciò che ’n questa ballata vi s’indizia.
     Fiorentin saggi, sia vostro disìo,
Con grande istudio e con isperïenza,
Di viver sempre nel tremor d’Iddio;


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