Canto a tutte le donne virtuose dell'universo/Cenno preliminare
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CENNO PRELIMINARE
Nel mattino del dì ventiquattro aprile m’intesi una voglia imponente di scrivere una qualche cosa, che a me stesso erasi ignota; e presa la penna, mi sentii avvolto in un vortice d’elettrica corrente, la quale guidommi la mano, e con la rapidità del lampo mi fè gittar sulla carta in meno di un ora questo canto che publico.
Non saprei esprimere lo stato di quasi estasi in cui venni rapito, durante tale scrittura. Veementissima ma dolce potenza sentiva su di me, che m’ispirava, ma più che mi faceva scrivere rapidamente, cosichè la mano non aveva tempo a metter in essere l’affluenza del dettato: notai però che la mente non era affatto affaticata dall’effetto della meditazione, e che anzi godeva dell’amenità d’una piacevole fiamma, ch’or definisco divina.
Rimasi sorpreso quando terminai di scrivere in leggendo il lavoro partorito che, come una seconda Minerva, era nato dal mio capo.
Ma per chi questo subitaneo prodotto è stato egli concetto? L’ignoro! Parmi soltanto che sia stato un di quei rari fenomeni, che si dicon inesplicabili.
È vero che quell’invisibile Genio benefico, che mi à sempre assistito e dettato tutte le opere ch’ò scritto per il bene dell’umanità, sia stato desso il causatore anche di questo inanormale fenomeno: ma l’influsso che le altre à suggerito è venuto con pausa graduata, cosichè a comporre li ventotto libri della Politica c’impiegai il corso di un decennio, ed a scrivere le altre opere di fisica di morale d’archeologia e di parecchi rami dello scibile m’intrattenni per qualche mese per qualche settimana per qualche giorno; e per l’occupazione non interrotta di trè giorni diedi esistenza all’interessante poemetto L’Inferno il Paradiso el Purgatorio: ma non mai m’è accaduto che in quaranta minuti la mente, avesse concetto un embrion colossale; e si sia improvvisamente sgravata d’un parto, il concepimento di cui è stato impreveduto e momentano. Io ciò considero per uno de’ surnaturali prodigi.
Da tal avvenimento n’arguisco che la Divinità siasi servita del mio umile umano mezzo per imperscrutabile fine, e per ridonare al mondo agitato dai filosofi pervertiti la normale felicità con la istituzione d’una donnil Camera Senatoria composta di donne saggissime, la quale moderato n’avesse le ributtanti e sconce proposizioni degli uomini febbricitanti, che talora anzi sovente al ben della patria eterogene ed avverse si mostrano. In mali estremi rimedî estremi.
Se le promulgate teorie della mia Politica si stanno compruovando salutari con l’esperienza de’ fatti, che ci annunziano tutti gli annali dell’istoria civile: se la novella dottrina sulla natura de’ morbi, e precipuamente delle pesti e del colera, si stà verificando co’ studi approfonditi dalla non illusoria sapienza soccorsa dall’ajuto delle macchine microscopiche, onde l’invisibilità scorgesi; se, denudando del suo manto la Iside di Sais, ho fatto osservare quanto erroneamente e superstiziosamente vi si fosser guardati gli arcani segreti della madre Natura, voglio sperare che anche questa sezza singolare produzione voglia squarciare il nefasto velame, che per il mal generale il teatro delle veritadi nasconde.
L’autore