Canti della guerra latina/La canzone del Quarnaro
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LA CANZONE DEL QUARNARO
[XI FEBBRAIO MCMXVIII]
- Tibi cornua nigrescunt
- Nobis arma dum clarescunt.
LA CANZONE
DEL QUARNARO
Siamo trenta d’una sorte,
e trentuno con la morte.
Eia, l’ultima! Alalà!
5Siamo trenta su tre gusci,
su tre tavole di ponte:
secco fegato, cuor duro,
cuoia dure, dura fronte,
mani macchine armi pronte,
10e la morte a paro a paro.
Eia, carne del Carnaro!
Alalà!
Con un’ostia tricolore
ognun s’è comunicato.
15Come piaga incrudelita
coce il rosso nel costato,
ed il verde disperato
rinforzisce il fiele amaro.
Eia, sale del Quarnaro!
20Alalà!
Tutti tornano, o nessuno.
Se non torna uno dei trenta
torna quella del trentuno,
quella che non ci spaventa,
25con in pugno la sementa
da gittar nel solco avaro.
Eia, fondo del Quarnaro!
Alalà!
Quella torna, con in pugno
30il buon seme della schiatta,
la fedel seminatrice,
dov’è merce la disfatta,
dove un Zanche la baratta
e la dà per un denaro.
35Eia, pianto del Quarnaro!
Alalà!
Il profumo dell’Italia
è tra Unie e Promontore.
Da Lussin, da Val d’Augusto
40vien l’odor di Roma al cuore.
Improvviso nasce un fiore
su dal bronzo e dall’acciaro.
Eia, patria del Quarnaro!
Alalà!
45Ecco l’isole di sasso
che l’ulivo fa d’argento.
Ecco l’irte groppe, gli ossi
delle schiene, sottovento.
Dolce è ogni albero stento,
50ogni sasso arido è caro.
Eia, patria del Quarnaro!
Alalà!
Il lentisco il lauro il mirto
fanno incenso alla Levrera.
55Monta su per i valloni
la fumea di primavera,
copre tutta la costiera,
senza luna e senza faro.
Eia, patria del Quarnaro!
60Alalà!
Dentro i covi degli Uscocchi
sta la bora e ci dà posa.
Abbiam Cherso per mezzana,
abbiam Veglia per isposa,
65e la parentela ossosa
tutta a nozze di corsaro.
Eia, mirto del Quarnaro!
Alalà!
Festa grande. Albona rugge
70ritta in piè su la collina.
Il ruggito della belva
scrolla tutta Farasina.
Contro sfida leonina
ecco ragghio di somaro.
Eia, guardie del Quarnaro!
Alalà!
Fiume fa le luminarie
nuziali. In tutto l’arco
della notte fuochi e stelle.
80Sul suo scoglio erto è San Marco.
E da ostro segna il varco
alla prua che vede chiaro.
Eia, sbarre del Quarnaro!
Alalà!
85Dove son gli impiccatori
degli eroi? Tra le lenzuola?
Dove sono i portuali
che millantano da Pola?
A covar la gloriola
90cinquantenne entro il riparo?
Eia, chiocce del Quarnaro!
Alalà!
Dove sono gli ammiragli
d’arzanà? Su la ciambella?
95Santabarbara è sapone,
è capestro ogni cordella
nella ex voto navicella
dedicata a san Nazaro.
Eia, schiuma del Quamaro!
100Alalà!
Da Lussin alla Merlera,
da Calluda ad Abazia,
per il largo e per il lungo
siam signori in signoria.
105Padre Dante, e con la scia
facciam «tutto il loco varo».
Eia, mastro del Quarnaro!
Alalà!
Siamo trenta su tre gusci,
110su tre tavole di ponte:
secco fegato, cuor duro,
cuoia dure, dura fronte,
mani macchine armi pronte,
e la morte a paro a paro.
Eia, carne dal Carnaro!
Alalà!