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Il fiore. (Canto nuziale)
Epistola a Giuseppe De Blasiis Ad Emma
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IL FIORE
(canto nuziale)




I

Ove presso a l’angusta sorgente
     Volve il Sinni il suo flutto recente,
     E spumando fra povere sponde
     Par che aneli ad un letto maggior,
     Sotto il bacio de l’aure gioconde5
     Venne al sole un vaghissimo fior;
          E vivea ne la valle romita
          Una vita — di luce e d’odor.

II

Il Pudore, a doppiarne l’incanto,
      Lo sfumò del suo casto amaranto:10
     La Modestia, che l’alme consola,
     Che le menti rapisce e nol sa,
     Col color de la mite vïola
     Ne ricrebbe la fresca beltà:
          E Innocenza v’aggiunse il candore15
          Del suo Fiore — che pari non ha.

III

La Fortuna per lungo lavoro
     Lo conchiuse in un circolo d’oro;
     Gli fe’ tenda di porpora e seta,

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     Di rubini l’aiuola gemmò:20
     Ed un Angiol con voce segreta
     Tra le foglie del fiore parlò,
          Che, più puro, del mondo ne’ dumi
          Di profumi — celesti olezzò.

IV

Più d’un cor giovinetto, rapito25
     Dagli effluvi del fiore romito,
     Ne discorse la valle natìa,
     Di promesse l’aiuola n’empiè;
     Di se stesso superbo l’ambia,
     Altamente chiedealo in mercè:30
          Ma severo gli disse l’amore:
          «Questo fiore — non nacque per te!»

V

Pure un solo fra tanti respinti
     Non provò lo sconforto dei vinti!
     Cinse il fiore di sguardi languenti,35
     E in silenzio e tremando l’ambì:
     Avea terre, avea sale fulgenti,
     Nè per lui rammentarle si udì:
          Ch’ei le gemme d’un candido affetto,
          Ch’ei del petto — le gioie gli offrì.40

VI

«Perchè tremi? — gli disse l’amore —
     «Giovinetto idolatra del fiore?...
     «Osa, e il cogli! E dividi con esso

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     «Il seren di lunghissima età!
     «L’abbi in premio al tuo voto sommesso45
     «Che superbe parole non ha:
          «L’abbi in premio a la viva tua fede
          «Che mercede — richieder non sa!»

VII


Nembi e nembi velarono il giorno,
     Mille serpi strisciarono intorno:50
     Ma fidente processe l’eletto,
     Serpi e nembi sereno sprezzò:
     Stese il braccio sul fiore diletto,
     Da lo stelo materno il predò:
          E festante fra musiche ed inni55
          Lungo il Sinni — con esso tornò!


VIII


«Lascia, o fiore — una voce dicea —
     «Lascia, o fior, la materna vallea!
     «Pari al fiume che lieve rasenti
     «Cresce in meglio il tuo lieto destin!60
     «Ei più spande le azzurre correnti
     «Come avanza nel lungo cammin,
          «E tu sorgi più nitido al sole
          «Fra le aiuole — del nuovo giardin!


IX


«Vago fiore! Nel nuovo paese65
     «Ove approdi, la terra è cortese!
     «Se v’ha spine, v’ha fiori dischiusi

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     «Senza tema di nembi o di gel:
     «V’ha dovizia di campi diffusi,
     «V’ha soave sorriso di ciel,70
          «Che se d’ombra si vela sovente,
          «Più ridente — riesce dal vel!» —

X


O gentili, che cerchio mi fate,
     Se qual fosse il mio fiore cercate,
     Se qual fosse quel cuore amoroso75
     Che sì bella ne ottenne mercè,
     Le pupille volgete a lo sposo,
     E quel cuore saprete da me:
          Le pupille a la sposa volgete,
          E saprete — quel fiore qual’è.80