XXXVII

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XXXVI. Scherzo XXXVIII
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FRAMMENTI




XXXVII



ALCETA

     Odi, Melisso: io vo’ contarti un sogno
di questa notte, che mi torna a mente
in riveder la luna. Io me ne stava
alla finestra che risponde al prato,
5guardando in alto: ed ecco all’improvviso
distaccasi la luna; e mi parea
che quanto nel cader s’approssimava,
tanto crescesse al guardo; infin che venne
a dar di colpo in mezzo al prato; ed era
10grande quanto una secchia, e di scintille
vomitava una nebbia, che stridea
sí forte come quando un carbon vivo
nell’acqua immergi e spegni. Anzi a quel modo
la luna, come ho detto, in mezzo al prato
15si spegneva annerando a poco a poco,
e ne fumavan l’erbe intorno intorno.

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Allor mirando in ciel, vidi rimaso
come un barlune, o un’orma, anzi una nicchia
ond’ella fosse svèlta; in cotal guisa,
20ch’io n’agghiacciava; e ancor non m’assicuro.


MELISSO

     E ben hai che temer, ché agevol cosa
fôra cader la luna in sul tuo campo.


ALCETA

     Chi sa? non veggiam noi spesso di state
cader le stelle?


MELISSO

                         Egli ci ha tante stelle,
25che picciol danno è cader l’una o l’altra
di loro, e mille rimaner. Ma sola
ha questa luna in ciel, che da nessuno
cader fu vista mai se non in sogno.